Omelia (01-11-2016) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Martiri e testimoni di ogni epoca. Impariamo da loro Il libro dell'Apocalisse, di cui alla Prima Lettura di oggi, adopera un linguaggio allegorico o simbolico che a detta di tutti gli esegeti si riferisce ai fenomeni avvenuti durante i primi anni di cristianesimo, in tempi di persecuzione romana. Si parla nel testo di due visioni: la prima riguarda un numero ben preciso di persone, 144000, "delle varie tribù d'Israele" che vengono "segnate" con il sigillo. Si tratta di Giudei convertiti al cristianesimo che, sotto la persecuzione dei Romani, hanno perseverato nella fedeltà a Dio e nella loro condotta irreprensibile di buona testimonianza. Il numero non è letteralmente attendibile, ma rappresenta nel simbolo una moltitudine indefinita di persone (12 al quadrato = 144000). La seconda visione riguarda invece una grande moltitudine di cristiani di varie provenienza etniche e culturali (di tante nazioni) che sempre in epoca imperiale romana sono passati attraverso il martirio e la sofferenza e sono destinati a vestire di bianco: indosseranno la veste candida, simbolo di purezza e di incontaminatezza e di predilezione da parte dell'altissimo. Gli uni e gli altri riconoscono che la salvezza, fino ad allora attribuibile solo all'imperatore di Roma, appartiene all'Altissimo e a Cristo Figlio di Dio, il cui sangue sparso ci ha redenti e riscattati. Si tratta quindi di martiri e di "santi", cioè puri e integerrimi nella condotta, illibati e privi di ogni macchia, peraltro non contaminati da impudicizia e da sordidezza pagana e immonda (Ap 14, 4 - 5). Gli uomini "candidi" poseranno davanti al Dio Altissimo al quale parleranno della loro costanza nella prova e della loro testimonianza. La tradizione della Chiesa, particolarmente in Sant'Agostino, ha visto in questi personaggi i cosiddetti "santi", per come noi li intendiamo oggi. A dire il vero il termine "santo" era originariamente attribuito a tutti i membri della comunità cristiana: quando Paolo parla di "santi" intende in effetti tutti coloro che hanno preso l'impegno solenne della testimonianza del Signore e che fanno parte di una comunità nella quale conducono la loro perseveranza di vita virtuosa e irreprensibile. E del resto nei primi anni dell'era cristiana vi era maggiore consapevolezza della radicalità della scelta evangelica e che il battesimo comportasse una convinta predisposizione alla testimonianza di fede anche fino all'effusione del sangue. Anche ai nostri giorni si richiede il medesimo spessore di coerenza dei primi secoli, poiché a tutti i credenti in Cristo sarebbe richiesto effettivamente il medesimo eroismo di conformità al Signore, come del resto esorta la Scrittura: "Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono Santo" (Lv 19). Ma senza nulla togliere a codesta vocazione universale alla santità, sulla succitata linea dell'Apocalisse, oggigiorno si è soliti attribuire il concetto di "santi" a tutti coloro che hanno dato particolare prova di eroismo e di provata virtù nella perfetta imitazione del nostro Redentore, che si sono distinti nella radicalità di testimonianza evangelica ciascuno secondo un particolare carisma o monito evangelico, conformandosi totalmente allo stesso Cristo Signore. In sintesi, la santità è prerogativa universale poiché la si chiede indistintamente a tutti i credenti, ma vi sono coloro che di essa hanno dato un saggio ineludibile e questi sono gli eroici uomini virtuosi che noi esaltiamo sugli altari. Conformemente ai martiri e ai membri della "grande moltitudine di cui all'Apocalisse, essi hanno vissuto in pienezza la loro appartenenza a Cristo, ci hanno edificato con la loro vita esemplare e con il loro eroico coraggio, ci sono stati di orientamento nelle virtù e nella perfezione, ci hanno spronati e condotti sulle orme del vangelo, tuttora ci convincono intorno alla bellezza della prospettiva cristiana e adesso vivono la meritata ricompensa di gloria riservata agli eletti. Essi possono a pieno diritto intercedere per noi presso Dio senza che questo nulla ometta alla divina onnipotenza: alla pari di Abramo che intercedeva per Sodoma o di Mosè la cui intercessione salvò il popolo idolatra dallo sterminio, essi possono per noi impetrare dal Signore tutte le grazie delle quali abbiamo bisogno e tutte le preghiere e le devozioni a loro rivolte da parte nostra saranno sempre legittime, a condizione che non ci inducano a sminuire il primato assoluto di Dio. Il novero di questi personaggi illustri è immenso e vario perché differente è stata la vita di ciascuno di essi e diversi gli insegnamenti e i tratti evangelici di cui sono stati testimoni esemplari. Da parte di tutti si riscontra la linearità cristiana di umiltà e di carità, in tutti si evince l'illuminata fede e la massima dedizione al Signore nella preghiera e nella meditazione, ma in modo peculiare in ciascuno si evince la ricchezza di uno specifico evangelico di cui sono stati propugnatori. La Chiesa infatti può disporre dei meriti di un San Tommaso D'Aquino che ha vissuto il particolare dono dello studio e della difesa della dottrina, di un Sant'Antonio Abate che ha sacrificato se stesso nella solitudine e nella penitenza, di un San Giovanni Bosco e Don Puglisi che hanno edificato la Chiesa donandosi alla gioventù abbandonata; di una Madre Teresa di Calcutta che ha mostrato particolare zelo per i poveri e per gli indigenti. In ciascuno di questi personaggi si riscontra uno specifico di testimonianza evangelica e in tutti quanti insieme la costruzione di una Chiesa che ripropone il volto incontaminato di Cristo sotto molteplici aspetti di dono e di carisma. La presenza di tanti uomini e donne che hanno segnato varie epoche di vita cristiana con la loro zelante conformità a Cristo costituisce la certezza che Dio suscita in ogni tempo molteplicità variegate di doni e di ricchezze che proliferano nel mondo in modo da far emergere la ricchezza e la grande attualità del vangelo; al contempo ci offre anche orientamento e incentivo affinché anche noi comprendiamo che la santità è una prospettiva possibile e che la perfetta imitazione del Cristo non è affatto avulsa e utopica, ma in ogni epoca si rende al contrario indispensabile per il progresso della vita e della società. La coerenza e l'esemplarità di vita di tante persone di spiccato eroismo nella virtù ci orienta a cercare solo in Gesù Cristo il criterio di vita più adeguato. La liturgia di oggi ci ragguaglia però del fatto che non possiamo escludere dal numero dei "santi" tutti coloro che sono passati inosservati e dei quali non si è svolto alcun processo di canonizzazione: accanto ai numerosi santi il cui culto ha ormai assunto dimensioni ultrapopolari (Sant'Antonio, Padre Pio, Madre Teresa ecc) vi sono tantissimi altri uomini esemplari di cui l'agiografia fa un cenno minimo nel calendario e altri di cui nulla si conosce se non consultando apposite enciclopedie voluminose. Di tantissimi altri non si fa menzione e sono passati inosservati. Ma indipendentemente dall'importanza che noi possiamo attribuire a ciascuno di essi nelle nostre preghiere e nelle nostre devozioni, la Chiesa non dimentica che essi vivono davanti al Dio Altissimo la medesima dimensione di gloria a pari dignità e senza differenziazioni, poiché Dio li ha saggiati e li ha trovati tutti degni di sé (Sap 3, 5) arricchendoli tutti quanti degli stessi grandi benefici. E di conseguenza, ignoti o conosciuti essi vengono oggi tutti esaltati in ugual misura. |