Omelia (06-11-2016)

don Simone Salvadore

Ci� che facciamo in vita riecheggia nell'eternit�

"Ci� che facciamo in vita, riecheggia nell'eternit�".

� una frase a grande effetto del film "Il Gladiatore", pronunciata dal protagonista, il Generale Massimo Decimo Meridio nell'imminenza di un attacco di cavalleria.

Eppure sono convinto, che non rimarranno su questa terra e nel mondo che ha da venire, solo le nostre gesta, le nostre scelte, il nostro amore, come un qualcosa di esclusivamente trascendente e "fumoso".

Come afferma la nostra fede, nella realt� della risurrezione, sar� trasfigurata e salvata oltre alla nostra anima anche la condizione di esistenza attraverso la quale il nostro spirito si � potuto esprimere.

Mi viene difficile pensare ad una separazione netta, quasi strumentale tra la realt� materiale fisico, chimica e psichica che conosciamo, rispetto alla realt� pi� trascendente della nostra anima. Qualche correlazione biunivoca e di reciproca influenza mi sembrano addirittura necessari, quasi costituzionali. Se un arto materiale soffre infatti soffro anche nello spirito.

Ci deve essere per forza un determinato rapporto tra la materialit� della nostra esistenza terrena che si dissolver� con la morte, e la nostra anima.

La nostra anima o in altri termini, il nostro spirito personale deve avere in se stesso una condizione di esistenza, una identit� corporea, qualificabile come una sua impronta costituzionale che si manifesta oggi in forma ridotta nella materia terrena e domani nella pienezza della forma trasfigurata nella corporeit� materiale della risurrezione. In altri termini: la nostra anima deve custodire in s� la stessa identit� corporea personale che oggi esprime nella materia che conosciamo e che domani esprimer� totalmente ed adeguatamente con il nuovo corpo della risurrezione.

La fisica moderna ci pu� venire in aiuto nella comprensione.

Secondo la teoria della relativit� di Albert Einstein la materia fisico-chimica che conosciamo con la sua massa se viene moltiplicata per la velocit� della luce al quadrato diventa semplice energia, secondo la formula E = mc2 che si pu� esplicitare in altro modo con energia = massa per velocit� luce al quadrato.

Ora se gi� con le nostre conoscenze fisiche sappiamo che la nostra materialit� pu� trasformarsi in semplice energia a certe condizioni, non � per nulla incredibile che con la potenza di Dio la massa della nostra corporeit� nel decomporsi non possa diventare altro, in concreto corporeit� diversa, corporeit� personale.

Perci� mi sembra che si possa dire che l'anima, con la sua corporeit� personale non venga dissolta, ma con la risurrezione ad opera della potenza di Dio e di Cristo risorto avr� un diverso rapporto con la materialit� della realt� futura. Quindi l'anima con la sua identit� corporea, acquister� una nuova corporeit� materiale diversa da quella attuale, precisamente quella del mondo della risurrezione, quella che Ges� Risorto gi� possiede e in certa misura dette a conoscere ai discepoli nella trasfigurazione sul monte Tabor e nelle apparizioni pasquali.

� per questo che non serviranno pi� mediazioni e tutto quello che siamo oggi, sar� pienamente manifesto ed espresso nella vita della risurrezione. Non ci sar� bisogno di sacramenti e di matrimonio, neanche per perpetuare la specie. Vivremo relazioni nuove illuminate e dilatate pienamente dalla chiara presenza di Dio che sar� tutto in tutti e che il Vangelo paragona alla condizione degli angeli creati e che non fanno esperienza della morte ("infatti non possono pi� morire perch� sono uguali agli angeli" Lc 20,36).

E tutto ci� che abbiamo "creato" nella vita terrestre, includendo la relazione con il mondo e quindi con il corpo ci otterr� nella risurrezione un corpo che si esprimer� totalmente ed adeguatamente senza limitazioni spazio-temporali e senza le alienazioni della storia del peccato.

� per questo che davvero "Dio non � dei morti, ma dei viventi; perch� tutti vivono per lui": Per sempre.