Commento su Lc 19, 41-42a
«Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace!»
Lc 19, 41-42a
Come vivere questa Parola?
Non ho nulla di eccepire nei confronti delle altre religioni. Anzi, in ognuna, come dice un Padre della Chiesa, palpita un "seme del Verbo": qualcosa cioè di Vivo e di grande. Però nel cristianesimo Gesù è con noi e per noi: la seconda Persona della Trinità fatta carne, partecipe in tutto della nostra umanità tranne che del peccato.
Qui, alla vigilia della sua Passione, lo vediamo in pianto. Più che considerazioni pietistiche ci appare la fede in tutti i suoi risvolti.
Si, Gesù, essendo vero Dio e vero uomo poté rivestire pienamente e perfettamente la nostra umanità. Anche circa l'esperienza del dolore e della morte da cui "nullo omo può scappare" come dice un famoso testo francescano medievale.
Eppure tra il pianto di Gesù e il nostro c'è una differenza ed è questa: Gesù pianse su Gerusalemme, la città tanto amata, noi piangiamo quasi sempre su noi stessi, sui nostri guai.
Signore grazie anche per questo tuo pianto che ancora una volta è per noi un invito a decentrarci da noi, a vivere la nostra umanità, redenta in pienezza, come Te, cioè con amore e misericordioso sguardo al mondo intero.
La voce di Santa Teresa di Calcuta
Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza. Dietro ogni successo c'è un'altra delusione. Fino a quando sei viva, sentiti viva. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite... insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c'è in te. Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Sr Maria Pia Giudici FMA - info@sanbiagio.org