Omelia (08-12-2016)
don Luca Garbinetto
In Maria il tempo si compie

Il tempo è superiore alla spazio', ci ha insegnato papa Francesco nella sua Evangelii Gaudium. E in Maria, Vergine Immacolata fin dal suo concepimento, questa verità si è già compiuta in pienezza.
La ‘piena di grazia' è preservata da sempre dalla tragica ferita del peccato. Così la grazia ‘pre-veniente' realizza in lei ciò verso il quale tutti noi siamo orientati e in cammino: la pienezza dell'essere, il compimento dell'opera di divinizzazione in noi. ‘Noi fin d'ora siamo figli di Dio, e lo siamo realmente! Ma ciò che saremo non è ancora stato rivelato' (1Gv 3,2): però in Maria si è compiuto.
Lei, figlia e sposa, diviene madre e sorella dell'umanità redenta. Il suo corpo verginale manifesta la castità del cuore e l'appassionata avventura dell'amore umano che racchiude in sé il germe del divino. Come l'albero della vita che ritrova un giardino nel quale sbocciare, così il seme della salvezza è deposto dal Padre in lei fin dall'inizio della sua esistenza. In tutta la sua fragile umanità, Maria, fanciulla di Israele che porta in sè i segni di una esistenza di donna che matura, diviene riposo per il Dio che ha creato l'universo e che cerca nella sua più bella creatura qualcuno con cui intrattenersi per amare semplicemente.
Maria è il ‘tu a tu' del Signore, espressione piena dell'intreccio trinitario che trabocca in una libertà incarnata. In lei, figlia, sposa e madre, le generazioni si compenetrano, e il tempo trova compimento nell'istante stesso in cui comincia ad esistere. Istante che si rinnova nella casa di Nazareth, con Gabriele testimone privilegiato; nella grotta di Betlemme, sotto la custodia di Giuseppe; nell'abbandono del tempio, lacerata da una separazione tutta da imparare; nel culmine del dolore, sotto la croce, sul Calvario, definitiva Presenza.
In questo istante il futuro attraversa il ponte del presente e si incontra con un passato redento. Nell'oggi, nell'ora di Gesù, si condensa una storia: ieri e domani esistono in una intensità nuova, penetrando la profondità del momento che adesso porta con sé la grazia. Non c'è più attesa disperata o rimpianto e rammarico. L'Avvento è ricamo di attimi spesi senza tregua ad accogliere Dio e a lasciarne trasudare la bellezza dagli occhi e dalle mani operose. Maria sa bene che ogni gesto diviene epifania, e che i piccoli visitatori del Dio grande fatto bambino riconosceranno semplicemente ciò che già è: una Presenza velata nell'assenza di fasti e di sfoggio.
In Maria Immacolata l'annuncio della pace che non passa è più assordante che nel canto angelico della notte del Natale. Soltanto che lei ama il silenzio e in lei Dio preferisce la cura e la tenerezza della donna gravida, piuttosto che i cori universali. Chissà come sarà arrossita, la Vergine fanciulla, davanti alla dichiarazione d'amore del suo Dio!
Eppure la dolcezza di Maria non è fuga né titubanza. Rafforzate le ginocchia tremolanti, assieme a quelle di tutto un popolo in cammino di esodo, il suo viaggio verso Elisabetta diviene già icona del suo andare incontro a ciascuno di noi. E se non siamo ancora del tutto coinvolti in questa incontenibile storia d'amore, si tratta di mettere da parte ragionamenti e valutazioni, per permettere al mistero di tirarci dentro. Che vuol dire andare a fondo di noi stessi.
In Maria l'incontro con il Salvatore diviene inevitabile. Lei, infatti, fa sempre scorrere oltre se stessa la nostra ricerca, e come Porta Santa mai chiusa, indica e accoglie il nostro passo incerto perché possiamo tornare a passeggiare nel Giardino con il Padre.
Anche noi siamo figli, anche noi invitati a vivere una maternità nuziale con il Dio della vita. Anche noi, fratelli e sorelle del Signore, abbiamo in Maria la traccia certa che la promessa non è di ieri né per il domani: ‘oggi è entrata in questa casa la salvezza' (Lc 19,9).