Omelia (08-12-2016) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Luca 1,26-38 La liturgia dell'Immacolata presenta ogni anno queste letture: è paradossale...o forse no, riflettere sul dogma di Maria concepita senza peccato originale, affrontando la materia scottante e imbarazzante del peccato originale. Imbarazzante davvero, sto peccato originale, non tanto quanto ad Adamo ed Eva, che erano adulti e vaccinati e sapevano ciò che facevano; ma quanto a noi, che veniamo al mondo gravati di un peccato non nostro. ...Come inizio (della vita) non c'è male! Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che la responsabilità del peccato è personale, richiede cioè la piena avvertenza e il deliberato consenso; tali requisiti si possiedono da una certa età in poi; mi chiedo come sia possibile che un neonato sia colpevole di un peccato: primo, non suo ma di altri; secondo, perché non è consapevole di sé... Non può esserci peccato, ogni peccato, a priori, cioè senza colpa. E, aggiungo io, senza fede! È soltanto alla luce della fede che imparo a distinguere il bene dal male; la fede è relazione con Dio, e dunque (la fede) riconosce ogni parola, ogni pensiero, ogni atto conformi a questa relazione e li distingue dalle parole, dai pensieri e dagli atti non conformi alla relazione con Dio. È vero che nessuno può ritenersi immune dalla tentazione dell'orgoglio... Ma questo è un altro discorso: qui si sta discutendo la presenza della macchia di origine in un neonato. Forse è per questo problema, di difficile soluzione, che l'odierna pastorale battesimale non si focalizza più così tanto sulla cancellazione del peccato, quanto piuttosto sulla rinascita a vita nuova, la vita cristiana - diventare figlio di Dio nella passione e risurrezione di Cristo - e sull'accoglienza della nuova vita da parte della famiglia e della comunità cristiana locale. Non potendo comunque discutere il dogma del peccato originale, pur con tutti i problemi che solleva di ordine antropologico, filosofico, psicologico e teologico, la colpa di Adamo ed Eva ce la dobbiamo tenere. Francamente non so se crei poi così tanti problemi... ci siamo ormai abituati all'accostamento "peccato dell'uomo - rimedio di Dio", tanto che nessuno pensa al mistero dell'Incarnazione, come...che so, la manifestazione suprema dell'Amore infinito e gratuito di Dio, senza il necessario riferimento al peccato. Ma se, per ipotesi, Adamo ed Eva non avessero mangiato quella maledetta mela -...e poi dicono che "una mela al giorno leva il medico di torno!" -, Dio si sarebbe incarnato lo stesso, oppure no? Senza l'Incarnazione, non ci sarebbe stato il Vangelo... saremmo ancora fermi all'Antico Testamento, al Dio degli eserciti, che brandisce la spada e stermina i nemici, "che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione." (cfr. Dt 34). Beh, allora aveva ragione sant'Agostino, a dichiarare: "Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte di Cristo. Felice colpa che meritò un così grande redentore!": espressione chiaramente paradossale, provocatoria, potremmo chiamarla una battuta ad effetto, che è stata inserita nel Preconio pasquale "Exultet", cantato nella Veglia di Pasqua. Ma era proprio necessario il peccato dell'uomo? Se sì, allora era necessario anche il tradimento di Giuda! Meglio non aprire quella porta, la quale, per la verità, hanno già aperto in molti... Vexata quæstio della predestinazione di Giuda a tradire il Maestro, per dar corso agli eventi della passione. Il problema resta...e che problema! il problema dei problemi: il peccato dell'uomo ha reso necessaria l'Incarnazione di Dio. È proprio questa condizione di necessità ad urtare contro il principio della sovrana libertà di Dio. Dov'è finita la Sua onnipotenza, se poi basta un solo atto d'orgoglio del primo uomo a mandare all'aria i piani del Creatore, costringendolo a correre ai ripari, per ristabilire la relazione andata in pezzi? E che sarà mai un frutto rubato? Ecco cosa succede, quando si parte dal peccato dell'uomo per presentare il Mistero dell'Incarnazione di Dio... e da questa empasse non se ne esce! Ma, chi l'ha detto che, per parlare dell'Incarnazione di Dio si debba partire dagli errori dell'uomo? Si può partire da Dio... dal Suo amore infinito. Il motivo dell'Incarnazione è manifestare agli uomini di ogni tempo l'incontenibile amore infinito di Dio. Solo così possiamo spezzare il legame (necessario) tra i nostri peccati e il Natale del Signore, quella tanto problematica relazione causa-effetto peccato-Incarnazione. Prima ancora, e a prescindere dalla risposta di fede di Adamo e nostra, Dio aveva messo in conto che, ad un certo momento della storia della salvezza, o, come la chiama san Paolo, nella pienezza dei tempi (cfr. Gal 4,4), (Dio) sarebbe venuto a "visitarci dall'alto, come sole che sorge, per rischiarare coloro che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace." (cfr. Lc 1,78-79). Le modalità di questa manifestazione misericordiosa di Dio sono descritte nel famoso brano di Luca che abbiamo appena ascoltato. Vi prego, almeno quest'anno, proviamo a desacralizzare il racconto dell'annunciazione, liberandolo dal sentimentalismo con il quale l'esordio del Vangelo è stato fasciato da venti secoli di arte e di devozione popolare, non sempre opportuna ed equilibrata. Lasciamo il fatto, il fatto nudo e crudo. E il fatto è questo: una ragazzina, più o meno quindicenne, che non sapeva né leggere, né scrivere, e neppure conosceva le profezie sul Messia, si accorge improvvisamente di essere incinta. Ora pensate alle nostre adolescenti, alle vostre figlie quindicenni... Immaginate che una mattina venga da voi mamme, da voi papà, vostra figlia, la vostra adorata bambina, in preda al panico, e con le lacrime agli occhi, e vi dica: "Mamma, papà, aspetto un bambino!" Come reagireste? È verosimile che la vostra reazione immediata, sia la stessa reazione dei genitori di Maria... |