Commento su Nm 24, 2-5; 17
«In quei giorni, Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. Egli pronunciò il suo poema e disse: "Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio, di chi vede la visione dell'Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. [...]. Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! [...]. Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino; una stella spunta da Giacobbe e uno scettro da Israele».
Nm 24, 2-5; 17
Come vivere questa Parola?
La prima lettura odierna, tratta dal libro dei Numeri, ci presenta l'oracolo di Balaam, un indovino pagano invitato dal re di Moab, Balak, a maledire Israele. Il mago, invece di maledire, viene ispirato da Dio a benedire, nella contemplazione estatica dell'accampamento israelitico. Esso descrive in versi poetici la bellezza e la prodigiosa fecondità di Israele, e anche la sua gloria come vincitore dei nemici, attraverso la figura-tipo di un re discendente da una stirpe regale. La stella evocata nell'ultimo verso diviene il simbolo di questo misterioso personaggio, interpretato poi come discendente dalla casa di Davide.
L'oracolo di Balaam rimane il testo biblico più antico, che ha orientato l'attesa messianica del popolo eletto. Per questo motivo è stato scelto opportunamente dalla liturgia per questo Tempo di Avvento. Questo splendido oracolo «dell'uomo dall'occhio penetrante» ci offre un duplice insegnamento.
Anzitutto, ci dice che tutta la storia precedente a Cristo è ordinata e tende a Lui come una sua "preparazione evangelica" (Ireneo). Oggi, nella riscoperta delle tradizioni religiose dei vari popoli dell'antichità, anche precedenti a Israele, questa profezia di Balaam getta luce su un metodo di ricerca già ampiamente inaugurato da alcuni Padri della Chiesa antica (cfr. il testo di Giustino riportato più sotto): esso consiste nell'indagare la presenza del Cristo nei ‘germi di verità' (semina Verbi) seminati dal Verbo in tutte le culture e destinati poi a svilupparsi e a maturare pienamente con la venuta di Cristo.
In secondo luogo, Balaam, chiamato a maledire da Balak per ben due riprese consecutive, si trova, per ispirazione di Dio, nell'impossibilità di proferire parole di maledizione, e dalla sua bocca escono solo parole di benedizione.
In questo tempo di preparazione al S. Natale, illuminati dalla luce della ‘stella' che spunta ad oriente, impariamo a benedire sempre, mai a maledire, a "dire bene" sempre, mai a "dire male" del nostro prossimo.
La voce del "filosofo e Martire" San Giustino
«Tutti gli scrittori (vissuti prima di Cristo) per mezzo dell'innato seme del Logos, insito in essi, poterono oscuramente intravedere la realtà. Ma una cosa è un seme e un'imitazione concessa secondo le capacità, altra è l'oggetto stesso (il Logos), del quale si ha una partecipazione e una imitazione, mediante la grazia che da Lui proviene».
Dalla II Apologia 13, 6-7
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it
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