Omelia (25-12-2016) |
mons. Roberto Brunelli |
E' Natale: riconosciamo la dignità di ogni uomo Tra gli aspetti che distinguono la fede cristiana dalle altre, fondamentale è il fatto che Dio non se ne sta lontano nel suo cielo, totalmente "altro" rispetto alla povera, miseranda umanità. Egli ha a cuore ogni singolo essere umano, tanto da legarlo a sé diventando uno di noi. Pur restando Dio, si è fatto uomo nella persona di Gesù: ed è quanto dice la celebrazione di oggi, nel suo significato profondo che le luminarie, i regali e in genere il clima stucchevolmente festaiolo non può nascondere, non deve far dimenticare. I due versanti, l'umano e il divino, della nascita di Gesù sono richiamati dai vangeli delle tre distinte Messe previste oggi dalla liturgia. La Messa della notte espone (Luca 2,1-14) il fatto di Betlemme: "Mente si trovavano in quel luogo, si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio". Nella Messa dell'aurora continua la lettura dello stesso brano (2,15-20), con il Bambino omaggiato da semplici pastori. Dopo questi umili esordi, il vangelo della terza Messa (Giovanni 1,1-18) spiega il fatto, guardandolo dalla vertiginosa altezza di Dio: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio (...) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Lo stesso brano espone anche le conseguenze di quel fatto unico: "A quanti l'hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, i quali non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati". Gli uomini, figli di Dio! Quale abisso di degnazione, da parte dell'Onnipotente; quant'è profondo, il mistero che ci avvolge! Quale importanza riveste dunque, agli occhi di Dio, la miseranda umanità! In proposito, il santo pontefice e dottore della Chiesa Leone Magno ha scritto un commento illuminante. "Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita. O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia con cui ci ha amati ha avuto pietà di noi e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo, perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani. Deponiamo dunque l'uomo vecchio con la condotta di prima e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio". Riconosci la tua dignità, invitava già quel lontano papa: la dignità che prescinde dalle condizioni economiche e dalla posizione sociale, quella da onorare con comportamenti di cui non vergognarsi, quella acquisita col nascere nella specie umana e dunque da riconoscere anche in ogni altro appartenente alla stessa specie, non importa se ancora infante o già decrepito, se ricco o povero, se europeo o africano o asiatico. Riconosciamo la comune dignità: ogni anno il Natale torna anche per questo. |