Omelia (25-12-2016)
don Alberto Brignoli
È Carne, e abita in mezzo a noi

Un Avvento come quello che poche ore fa abbiamo concluso, ci aveva invitati a metterci alla ricerca di Dio. E credo con tutta onestà che ognuno di noi l'abbia fatto, chi più chi meno, ognuno a modo suo. La Liturgia della Parola domenicale ci aveva dato degli spunti: di fronte a un Dio che si manifesta in modo incomprensibile nella vita delle persone (alcuni li prende, altri li lascia...), le domande che ci siamo posti su di lui si sono fatte via via più intense. Qualcuno ci ha offerto qualche risposta, come il Dio giudice e vendicatore di Giovanni il Battista, spesso anche da noi invocato come possibile soluzione al tanto, troppo male presente nel mondo; ma ci ha pensato Gesù a smentirlo quasi immediatamente, annunciandoci un Dio misericordioso, attento agli ultimi e ai poveri, venuto non a distruggere, ma a chiamare a sé i peccatori... Un Dio spesso davvero poco comprensibile, che sconvolge le vite di due giovani, innamorati tra loro e del loro progetto di vita; che invade la loro storia, quasi senza chiedere loro permesso, e che poi chiede a entrambi il silenzio della contemplazione. E quello diviene il cammino, la strada più efficace e diretta per scoprire quel volto di Dio di cui eravamo alla ricerca sin dall'inizio dell'Avvento.
Bene...tutto inutile. Mettersi alla ricerca di Dio, in quest'Avvento, è stato inutile. Perché oggi, dopo quattro settimane esatte da quel 27 novembre, Dio ci dice che è lui che è venuto a cercare noi: "E venne ad abitare in mezzo a noi". Al termine di un cammino intenso alla ricerca di Dio, un cammino che poteva anche rischiare di portarci fuori strada - perché non è poi detto che sempre la azzecchiamo con lui - Dio ci dice che lui era qui, in mezzo a noi, abitando tra le nostre case e - cosa ancor più sconvolgente - "facendosi carne" come noi. E attenzione: non "facendosi uomo", ma "facendosi carne", che non è esattamente la stessa cosa.
Farsi "uomo" è una cosa sublime, perché "uomo" indica la pienezza dell'umanità, la piena maturità, la grandezza dell'opera di Dio, il culmine più alto della Creazione. No, niente di tutto questo: Dio in un bambino si fa "carne", ossia debolezza, fragilità, bisogno assoluto di tutto, necessità totale, dipendenza, fatica di crescere, ma anche passione, sentimenti, rabbie, amori, pianti, gioie, consolazioni, delusioni, afflizioni, speranze, e tutto ciò che quel guazzabuglio del cuore umano porta con sé.
Il Natale viene ogni anno perché ogni anno noi possiamo "contemplare la Gloria di Dio". Ma la Gloria del Dio di Gesù Cristo non è quella del Dio dell'Esodo, del Dio del Sinai, del Dio delle spaventose e mirabili teofanie: è la Gloria vivente di Dio, l'uomo, anzi la sua carne, la sua fragilità con la bellezza delle sue passioni. E, infatti, la vita di questo Bambino che oggi nasce terminerà con la più famosa delle Passioni...
E come se ciò non bastasse, "venne ad abitare in mezzo a noi". Non si è scelto un angolino a parte tutto per sé, nell'universo, dove poter abitare: ha voluto farlo "in mezzo a noi", tra le nostre case, nei nostri appartamenti con l'affitto da pagare ogni mese o con le nostre abitazioni costruite con fatica e con altrettanta fatica oberate di tasse; tra le rate spesso insolute dei nostri mutui; tra le nostre beghe condominiali per un riscaldamento centralizzato che consuma troppo o per i turni di pulizia delle scale puntualmente saltati da qualcuno; tra le bollette che vanno in mora e le manutenzioni che non vengono fatte; ma anche tra le nostre lamentele gratuite, di noi che non apprezziamo abbastanza il fatto di avere sulla testa un tetto e non una scatola di cartone, di dormire su un materasso e non in terra nell'androne di una stazione, di avere la possibilità di mettere le gambe sotto il tavolo tre volte al giorno e non di doverci accontentare di una tazza di brodo frutto della carità di qualcuno...
Sono i drammi quotidiani di tanta umanità, e a Natale spezzano ancor di più il cuore. Ma pure in mezzo a questi drammi, che in fondo sono anche i nostri, il Verbo di Dio è venuto ad abitare. E ha fatto anche qualcosa di più: ha voluto che "dalla sua pienezza noi ricevessimo grazia su grazia", ha trasformato la disgrazia in grazia, il timore in gioia, la disperazione in speranza.
Proviamo, allora, tornando alle nostre case quest'oggi, a vederlo incarnato nella nostra quotidianità e a saper gioire anche di quelle piccole cose che molti altri non hanno neppure oggi, che è Natale?
E se oggi ci dovesse capitare di fare un piccolo gesto di carità, o anche solo un sorriso a una persona che soffre, non lasciamoci sfuggire l'occasione: potrebbe essere Dio, visto che è venuto ad abitare in mezzo a noi.