Omelia (25-12-2016)
don Giovanni Berti
Natale pasquale

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Quando al termine delle feste natalizie lo scorso anno ho dato una occhiata al calendario di quest'anno, e ho notato che Natale cadeva proprio di domenica, ho sorriso contento.

Ammetto che il primo pensiero è stato: "meno messe solenni e meno prediche da preparare e fare!!!", dato che cadendo proprio di domenica, il Natale (e anche il primo giorno dell'anno, altra festa!) non veniva in mezzo alla settimana con una domenica immediatamente successiva da celebrare e predicare...

Ma ora che ci ripenso bene, il fatto che quest'anno la solennità della nascita del Signore venga di domenica, mi porta ad andare oltre il risparmio di energie liturgiche, e a cogliere il messaggio di fede dentro questa coincidenza del calendario.

La domenica per i cristiani è stata e rimane la festa principale. Celebrare la domenica come giorno nel Signore è venuto prima di ogni altra ricorrenza del calendario, e in questo giorno (domenica, dies-domini) la comunità dei cristiani si riconosce e ha la sua prima e immodificabile tradizione.

Chissà quale giorno della settimana era quel 25 dicembre della nascita di Gesù (sempre che sia stato proprio quella data, con tutta la difficoltà nello stabilire l'esatta collocazione storica della nascita di Gesù). Ma mi piace pensare che fosse di domenica (che è il giorno nel quale io sono nato quasi 50 anni fa) non tanto come elemento da calendario ma come significato.

E' un giorno di luce per il mondo, proprio come quel "giorno dopo il sabato" nel quale Gesù rompe le catene della morte e si mostra vivo per sempre.

Le icone, immagini antiche venerate soprattutto in oriente, nel modo di rappresentare la scena, hanno sempre legato nascita e morte del Signore. Con una croce vicina, una culla dipinta come un sepolcro, le fasce del bambino che sembrano quelle di un sudario, l'arte religiosa ha voluto dire quel che emerge dal Vangelo, cioè che quella nascita normale è insieme prodigiosa, e in quel bambino piccolo posto dai genitori in una mangiatoia è presente il Salvatore del mondo.

Quella notte non c'erano le luci decorative che vediamo un po' ovunque nelle nostre città e paesi, e nemmeno gli alberi natalizi più o meno giganteschi e artistici. Non c'erano i mercatini di Natale o Babbi Natale a distribuire caramelle con sottofondo di canti tradizionali.

Quella notte non c'era nulla di straordinario se non una nascita come tante altre e pastori ignari di tutto che sono chiamati improvvisamente a vederci dentro il Salvatore del mondo. Quei pastori sono come i primi testimoni della resurrezione di Gesù, che non sono stati nemmeno gli apostoli ma delle donne. Anche in quella notte di Betlemme non sono i responsabili religiosi ad accorgersi e verificare la nascita del Messia tanto atteso, ma proprio degli uomini e donne qualunque, che però sono più pronti e disponibili a venire e poi andare ad annunciare.

Anche in questo Natale domenicale 2016, siamo chiamati a riscoprire la Pasqua dentro gli eventi di Betlemme.

Gesù è Dio che entra nel mondo attraverso la porta di un bambino, che crescendo e diventando uomo, mostra che la Vita è entrata nella nostra vita e fin da adesso la fa risorgere nonostante tutto.

E' un vero Natale pasquale quello che viviamo non solo quest'anno ma tutti gli anni e tutti i giorni, anche quando le luci si sono spente, gli alberi smontati, i mercatini chiusi, la musica cambiata e i babbi natale sbarbati fino al prossimo anno.

Buon Natale pasquale!

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