Omelia (06-01-2017) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Matteo 2,1-12 Epifania, lo sappiamo, significa manifestazione: affinché ci possa essere manifestazione, è necessario un oggetto da manifestare e un soggetto destinatario della manifestazione. Sull'oggetto da manifestare ci si può arrivare con il ragionamento...verosimilmente si tratta della Volontà di Dio. Il vero mistero che il Vangelo ha rivelato, e che solo il Vangelo poteva rivelare, visto che non c'è quasi sentore nell'Antico Testamento, è appunto il destinatario dell'Epifania, il quale (destinatario) ci dice molto, molto di più, anche sul contenuto della manifestazione: curiosamente non si tratta del popolo di Israele, o comunque non solo; sono le genti, annuncia san Paolo, sono gli stranieri, i pagani, i lontani...chiamateli come volete; coloro che non avevano finora ricevuto alcuna rivelazione, che non possedevano le Scritture - Legge di Mosè e Profeti -. Con la Pentecoste dello Spirito Santo, l'annuncio della Risurrezione ha varcato i confini della fede ebraica, per abbracciare l'umanità intera, in nome della giustizia di Dio, per il quale non c'è differenza tra circonciso e non circonciso, tra uomo e donna, tra schiavo e libero... (cfr. Gal 3,28). Lo stesso Pietro dichiara che Dio non fa alcuna differenza di persona (At 10,1-15). Questa è la sorprendente verità che oggi celebriamo, contemplando l'Epifania del Signore come ce la racconta Matteo; si tratta di una verità difficile da accogliere, parecchio dura da mandar giù e da digerire... e non solo per i cristiani del primo secolo, provenienti dal giudaismo, ma anche per noi. Ciascuno, infatti, tantovale confessarlo, ha in mente qualche nome scritto sulla propria virtuale agenda nera, o dei cattivi, ai quali, se potesse, chiuderebbe volentieri le porte del Paradiso. Non si tratta solo della questione religiosa; anzi, direi che, alla luce dell'odierna solennità, la questione religiosa non c'entra. I Magi non erano affatto uomini di Dio, oggi li chiameremmo scienziati, studiavano i fenomeni naturali e li interpretavano secondo la sapienza del tempo. Il quesito posto dai Magi agli abitanti di Gerusalemme - "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?" - non ha alcun connotato sacro. E quando lo trovarono, accanto alla madre, adagiato in una mangiatoia, gli resero omaggio offrendogli i loro doni preziosi, come si fa al cospetto di un re, e poi se ne ritornarono da dove erano venuti. Di aderire ad una fede, neanche a parlarne! Del resto, neppure dei numerosi miracolati del Vangelo si racconta che abbiano aderito alla fede cristiana. E forse, anche questo non ci rende del tutto soddisfatti... Al contrario, sto pensando a qualcuno in particolare, il quale, ascoltando queste parole ne andrebbe deluso: è quasi automatico dar per scontato che tutte le guarigioni operate dal Signore abbiano per così dire dato a quei fortunati mortali la patente di cristiano... Ma questo il Vangelo non lo dice. Dunque nessuno è autorizzato a dire che Gesù abbia conquistato qualcuno alla fede; o, per lo meno, non nel senso che intendiamo noi oggi: la fede cosiddetta cristiana, il complesso dei dogmi e delle verità contenute nel catechismo, e la religione che ne traduce i contenuti in una forma di culto organizzato, nascono a cavallo tra il primo e il secondo secolo, parecchi anni dopo l'ascensione del Risorto. E se proprio dobbiamo essere rigorosi, ci tocca riconoscere che, tra coloro che ricevettero dalle mani di Gesù il dono della guarigione, una buona parte proveniva da categorie di persone notoriamente poco praticanti, e che i capi religiosi del popolo consideravano rispettivamente uomini empi e donne di dubbia reputazione. Ma, allora, se le cose stanno così, che senso ha professarci cristiani? Forse che Gesù non voleva una fede sistematizzata? Avrebbe forse evitato di fondare una Chiesa?...e una religione? Il discorso è superdelicato, stradifficile da dire e più difficile ancora da ascoltare! Il nodo cruciale è il concetto di fede, il concetto di religione, soprattutto il concetto di Chiesa, e le realtà che questi concetti identificano. Diciamo così: tra ciò che oggi intendiamo con questi tre termini - fede, religione, Chiesa - e l'evento dell'Incarnazione, ci stanno più di 20 secoli di storia. Siete mai stati a Pian del Re? il Pian del Re è una piccola località in provincia di Cuneo, comune di Crissolo, a 2.020 metri d'altezza: su un cippo collocato in prossimità di una sorgente sta scritto: "si' a nas ‘l Po", qui nasce il Po; ora spostiamoci virtualmente di 652 Km., da Pian del Re, e voliamo in Polesine (provincia di Rovigo), dove si trova la foce del Po, che si estende su una superficie di 18.000 ettari. Guardando la sorgente, credo che nessuno sarebbe in grado di immaginare quali dimensioni, quale fisionomia e quale portata d'acqua assume quello che è il più lungo fiume d'Italia, una volta sceso a valle... Tantomeno nessuno che non sia stato di persona a Pian del Re, guardando lo spaventoso spettacolo dei Murazzi in Piazza Vittorio di qualche giorno fa, si figurerebbe il ruscello omonimo, poco più che un rigagnolo che scaturisce gagliardo dal ghiacciaio... Ecco, analogicamente, osservando dall'esterno - o forse anche dall'interno! - la Chiesa di oggi, con tutte le sue leggi, la questione morale che ne discende, dopo secoli di guerre, con le odierne polemiche economiche, più che teologiche... ebbene, si fa fatica a intuire che tutto ciò scaturisca dal presepe... Eppure la Chiesa era già tutta lì, nel presepe, in quel bambino, sua madre e suo padre, che i tre astronomi, Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, si prostrarono ad adorare: il mondo laico si inchinava già dinanzi all'allora fragile presenza della Chiesa, oggi assai meno fragile... Perdonate se mi sono dilungato in questa disamina... Vorrei riaccendere nei cuori, a cominciare dal mio, l'affetto per quello che è non solo l'inizio dell'Incarnazione, ma anche il nostro inizio, la sorgente della nostra identità cristiana, spesso bistrattata, vilipesa, emarginata, strumentalizzata...e non soltanto dagli oppositori della fede. Il Signore ci faccia la grazia di mantenere lucida la memoria della pietra dalla quale siamo stati tratti, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio (cfr. 1Pt 2). |