Omelia (25-12-2016)
don Luca Garbinetto
Quella notte c'erano anche le pecore

Quando gli angeli del cielo si unirono in coro e liberarono tutta la loro gioia davanti alla platea assiepata di pastori stupiti e assonnati, c'erano, lì attorno, anche diverse pecore. Erano in fondo il motivo per cui quegli uomini spendevano la vita tra monti e prati, cercando i pasti migliori che dessero alimento agli animali e speranza di vita alle loro povere famiglie. Tra pastori e pecore si crea sempre un rapporto particolare. Il bimbo che era appena nato nella grotta di Betlemme ne rimarrà incantato, come gli stessi profeti, che avevano scelto proprio i greggi quali metafore del cammino del popolo.
Gli angeli, quella notte, cantavano. E tra le pecore, una si destò sorpresa, così da volgere la sua attenzione a quello strano concerto celeste. Anche la creazione, di fatto, era rimasta meravigliata della bellezza della giovane vergine di Nazareth e del mistero della vita divina racchiusa in un figlio d'uomo. La pecorella curiosa, dunque, partecipava, ancora incerta, a questa festa. Era una delle più piccole, che si fece spazio tra le altre, strette fra loro per scaldarsi.
In realtà i pastori si distrassero presto dalle loro pecore. Doveva davvero essere qualcosa di straordinario, quell'evento, per mettere a rischio i greggi da custodire, mentre quegli uomini allenati alle fatiche correvano alla grotta di Betlemme. La pecorella forse rimase stupita anche di questa diaspora dei custodi, e si sentì per un momento trascurata.
Era una pecorella inquieta. Decise di partecipare a quella corsa, preludio di altre corse verso una grotta rimasta vuota, perché la potenza della Vita avrà l'ultima parola. Ma quella notte la grotta era proprio abitata. Il Figlio di Dio aveva davvero deciso di stare dentro le viscere della terra dopo aver abitato il grembo fecondo di una vergine. Voleva così dimorare per sempre nelle viscere dell'umanità. I pastori non sapevano tutto questo. Solo correvano, novelli Pietro e Giovanni.
La pecorella si mise sulla scia. Ma rimase un po' indietro, affannata. In altri momenti, meno trepidanti, avrebbe percorso sentieri solitari e si sarebbe arrampicata per le rocce del deserto, desiderando libertà e sperimentando la lontananza dal gregge e dal pastore. Quella notte probabilmente la spinse lo stesso bisogno di non essere dimenticata, la stessa brama che qualcuno si prendesse cura di lei.
E invece, tutti sembravano preoccupati di prendersi cura di quel bambino. Quando lo vide, la piccola pecorella, rimase incantata. Ma da subito un poco gelosa. Era avvolto in fasce, perché la vergine madre sapeva come accudire la debolezza. Ne aveva fatto esperienza incontrando il grembo senile della cugina Elisabetta. La pecorella, avvolta invece nella sua calda lana, sentì un brivido che non era di freddo. Ebbe l'impressione che i suoi pastori, ora inginocchiati con gli occhi lucidi come mai li aveva visti, avessero davvero incontrato qualcuno di più importante di lei.
Il brivido che sentì era di timore: sarà che questo bimbo ci ruberà i nostri custodi? Sarà che ci porterà a perderci in solitudine nel nostro recinto? A volte pensare a Dio può suscitare questo stesso tremore, quando all'uomo sfiora in testa l'idea che Egli voglia competere con noi e catturare per sé tutta l'attenzione.
Non accadde nulla di tutto ciò. I pastori si alzarono dopo lunghi momenti di silenzio e di sorrisi bagnati di lacrime. Lo sguardo tenero della madre e il volto mite del padre di quel bimbo rasserenarono anche il cuore della pecorella, che batteva a mille. Lei vide quegli adoratori notturni alzarsi quasi trasfigurati, e dopo aver carezzato la gota del piccolo, uscire quasi saltellanti di gioia. Partirono da lì cantando, più esuberanti degli angeli che li avevano convocati!
La gioia: ecco quello che cercava! Anche lei, pecorella smarrita nelle proprie paure, nell'ansia di essere abbandonata, si accorse che il vero brivido che l'attraversava tutta sgorgava dal desiderio di esistere e di essere importante per qualcuno. Si accorse anche, in un attimo, che i suoi pastori amati non erano per lei perduti, ma ritrovati, più belli di prima.
Si accorse soprattutto che al suo recinto ora non aveva più tanta voglia di tornare, lei che invece rivendicava sempre un posticino caldo e sicuro da abitare. Voleva restare lì, a fare compagnia al piccolo. Che la guardò, anche lui incuriosito. Gesù ebbe subito simpatia per la pecorella. Chissà, pareva che da lei avrebbe avuto molto da imparare.
Ma intanto, da quella notte, nel suo intimo, lei lo aveva scelto come proprio Pastore. E da allora sentì nel cuore che ogni smarrimento trovava in lui il miglior cercatore.