Omelia (01-01-2017) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura delle Clarisse di Via Vitellia "Salve, Madre santa": così inizia la Chiesa questo nuovo anno civile, salutando la Madre, vedendo dunque in Maria la porta - davvero santa, santissima - attraverso la quale passare per muovere con sicurezza i primi passi in questa terra vergine che è l'anno che inizia. È bella l'immagine: ci addentriamo nel nuovo anno con il cuore carico di aspettative, forse un po' appesantito dalla coscienza di ciò che nell'anno passato è stato disatteso, ma proprio per questo ancora più sbilanciato verso la promessa di un futuro più luminoso. Sentiamo di poterci rigiocare la partita della vita. E la Chiesa prudentemente ci consiglia: "Fatti prendere per mano dalla Madre". Direbbe S. Bernardo: "Se lei ti sorregge non cadi, se lei ti protegge non cedi alla paura, se lei ti è propizia raggiungi la mèta". Ed è attraverso le mani pure di Maria che ci pare di accogliere la benedizione di Dio. Anche questo è bellissimo, che la prima parola che Dio pronuncia sul suo popolo riunito a salutare l'anno nuovo sia di benedizione. Quasi a sentirsi dire: "Qualsiasi cosa sia accaduta, qualsiasi sia il fardello che ti porti sulle spalle - sofferenze, peccato, umiliazioni... - io ti benedico". Dio benedice facendo brillare il suo volto, come è avvenuto sul Tabor nel momento della trasfigurazione, come è avvenuto nell'alba di risurrezione: e la luce del suo volto illumina le nostre tenebre e le cambia a loro volta in luce (cf. Is 42,16). Chissà, forse proprio questa luce misteriosa e divina - misteriosa proprio perché divina e non umana - è brillata sul volto di quel bimbo che i pastori hanno visto nella mangiatoia di Betlemme, riempiendoli di stupore. Davanti a loro stava un semplice neonato, tra le braccia di sua madre e vegliato da suo padre: nulla di eccezionale. Eppure qualcosa di eccezionale c'era, brillava su quel viso di bimbo una luce percepibile dagli occhi dell'anima, di anime semplici come quelle dei pastori, eletti da Dio per essere i primi a contemplare suo Figlio in una carne di uomo. E quel bimbo, semplice come tutti i bimbi, eppure straordinario, perché divino, è "nato da donna". Innegabilmente uomo, perché nato da donna; innegabilmente Dio, perché nato senza concorso di uomo, ma per opera dello Spirito di Dio. È nel corpo della donna che si è compiuto il miracolo, e da quel momento il corpo della donna è divenuto grembo fecondo di grazia per l'eternità. Ecco perché lì dobbiamo cercare rifugio, conforto, speranza, ed ecco perché in questo inizio d'anno, gravido di promesse, la Chiesa ce la addita come porta di salvezza. È la madre di Dio, in Lui madre di ciascuno di noi: chi non si fiderebbe della propria madre? E se anche ci fosse una madre inaffidabile, di Maria ci potremo fidare sempre (cf. Is 49,15), perché è l'immacolata, libera dal contagio di colpa, pura parola d'amore per la vita di ogni uomo. Oggi dunque contempliamo Maria come Madre, che è come dire che contempliamo Gesù come Figlio, di Dio, ma anche di donna; oggi contempliamo Madre e Figlio inscindibilmente uniti. In quello stringersi di Gesù al seno di sua madre - perché ancora bisognoso di tutto - contempliamo il nostro stesso bisogno di cura, di attenzione, di tenerezza, quello che ciascuno di noi si porta dentro. E ci sentiamo rassicurati, incoraggiati, rafforzati, perché brilla il volto del bimbo in braccio alla madre, brilla di una luce che è benedizione per ciascuno di noi. È avvolti in questo abbraccio benedicente che la Chiesa ci chiede di iniziare ad addentrarci lungo le vie del nuovo anno: facciamolo con la curiosità semplice e forse un po' ingenua dei pastori, nella fede certa che risplende sul nostro cammino una luce di grazia, che renderà possibile miracoli inauditi, come quello che si è presentato agli occhi stupiti dei pastori... Certo, ci vorranno occhi semplici per vederli, occhi di chi sta a contatto con l'asprezza della natura e ne conosce i segreti, di chi assapora quotidianamente la fatica della povertà. Occhi lontani dai nostri, abbagliati dalle mille luci sfolgoranti che costellano le nostre vie in questi giorni, rese per questo incapaci di cogliere la luce soffusa che dalla grotta di Betlemme, silenziosamente ma tenacemente, si spande per il mondo intero e in ogni cuore. |