Commento su 1 GV 2, 23-24
«Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi».
1 GV 2, 23-24
Come vivere questa Parola?
Essere figli di Dio, in Maria e in Cristo resi partecipi della sorte divina, san Giovanni lo traduce con un unico verbo: rimanere. Rimanere per lui significa conservare la consapevolezza dell'essere Figli, la coscienza delle responsabilità e possibilità che conseguano da questa nuova condizione. Rimanere è anche indice di aver trovato il proprio posto. Rimanere è il contrario di scappare. Sintomo dell'aver raggiunto una stabilità di relazione con un contesto ma soprattutto con le persone in quel contesto. E quelle relazioni si fanno in questo modo impegnative, obbliganti e feconde. I due santi di oggi, così grandi e celeberrimi al punto che avrebbero avuto diritto ad una giornata dedicata a testa, sono festeggiati insieme, proprio perché la loro santità passa e benedice una delle espressioni più belle di questo RIMANERE nell'AMORE: l'amicizia. La loro amicizia diventa il luogo dove esprimere la loro fede, dare senso allo studio, alla conoscenza; dove dare energia e motivazione all'impegno morale. Ma anche dove trovare forza nelle avversità, consolazione e affetto, per apprezzare il non essere ed agire da soli, anche in una vita dedicata totalmente a Dio e che ha scelto di non costruirsi una famiglia propria, degli affetti esclusivi.
Signore, aiutaci a vivere con intensità ogni tipo di relazione che costruiamo con le persone. I vincoli di sangue ci sollecitano immediatamente all'impegno, all'affetto, alla dedizione. I vincoli in Cristo Gesù a volte sono più aridi, ma non chiedono meno amore, meno responsabilità. Che le nostre comunità siano luoghi di ben vivere, di lavoro fecondo, di creatività coraggiosa.
La voce della liturgia
Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano. Molti però già lo stimavano grandemente, avendolo ben conosciuto e ascoltato in precedenza.
Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell'ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. Questo l'inizio della nostra amicizia; di qui l'incentivo al nostro stretto rapporto; così ci sentimmo presi da mutuo affetto.
Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo, ufficio di letture del giorno
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it