Omelia (06-01-2017) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12 In questo tempo natalizio, la domanda incessante che torna sulle nostre labbra e alla nostra coscienza è: "Quale Dio?". Qual è il Dio che dobbiamo adorare, a cui dobbiamo riferirci, che si manifesta alla nuova umanità? Forse potremmo dire che a Natale ci è stato manifestato il Dio fragile, impotente, che si associa alla nostra fragilità; a Capodanno ci è manifestato il Dio Figlio, figlio di Maria che lo ha generato, il Dio scoperto e onorato dai poveri di ogni tempo; ma oggi il nome di Dio - il centesimo nome, direbbero i nostri fratelli islamici, il nome che viene rivelato da Dio stesso a noi direttamente - è il Dio del cammino, il Dio dell'orizzonte, delle dune sconfinate del deserto. Il Dio dei Magi, i grandi camminatori della storia. La liturgia di oggi ci indica questo cammino. Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, ci dice il profeta Isaia. Per mettersi in cammino occorre alzarsi, svegliarsi dal sonno e dal torpore che ci danno le mille comodità alle quali non riusciamo più a rinunciare, a entrare nel deserto infido, dove pullulano vipere velenose e scorpioni. Occorre liberarci dalla razionalità che ci obbliga ad aver paura addirittura della nostra ombra e correre coraggiosamente dietro alle visioni e ai sogni. Quando non saremo più capaci di sognare potremo adagiarci comodamente in poltrona e attendere la morte. Non necessariamente quella fisica, ma certamente quella della mente e della fantasia. Alza gli occhi e guarda... ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; /ma su di te risplende il Signore, / la sua gloria appare su di te. Guardiamo avanti, nonostante la nebbia. Seguiamo le intuizioni del nostro cuore innamorato di verità e di bellezza. Come Ulisse, il viaggiatore, tappiamoci le orecchie per non udire il canto suadente delle Sirene. Un messaggio di speranza - che pervade tutta la liturgia odierna - è affidato al Salmo 71. Nei giorni inaugurati dalla nascita del Cristo... "fiorisca il giusto e abbondi la pace, / finché non si spenga la luna. / E domini da mare a mare, / dal fiume sino ai confini della terra. / (...) Perché egli libererà il misero che invoca / e il povero che non trova aiuto. /Abbia pietà del debole e del misero / e salvi la vita dei miseri". Il giusto è colui che non compra le armi della guerra, che ha il coraggio di resistere alle seduzioni della violenza, che accetta di camminare in pace con tutti. Un messaggio di impegno da parte di Paolo, che allinea sempre tutti noi su posizioni impegnative: Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo. In fondo, quando si è "chiamati" si risponde cercando di ottemperare alla richiesta. Dunque si cerca. Il nostro compito è cercare. Il nostro è un evangelo che ci invita alla ricerca. Una ricerca che mette i brividi: cercare di condividere l'eredità del Cristo, di formare con lui un solo corpo, di partecipare alla sua promessa, cioè condividerla. Ne saremo capaci? Occorre cercare, cercare, cercare ancora, cercare sempre... Non stancarsi mai di cercare. Uscire da schemi precostituiti, rischiare, camminare là dove la strada non c'è, essere noi stessi costruttori di strade. Un occhio in terra, per non scivolare; un occhio all'orizzonte lontano per non perdere la stella. Ai Magi, protagonisti dell'evangelo di Matteo, vorrei rivolgere sommessamente, a mio nome, ma anche a nome di tante famiglie che fanno fatica, di associarmi alla vostra ricerca. L'orizzonte è lo stesso. Anche gli errori sono gli stessi. Anch'io, spesso, scelgo la via più facile, preferisco la città sacra di Gerusalemme, e non vedo la piccola e povera città di Betlemme; anch'io ho talvolta un occhio di riguardo per i potenti, uccisori dei bambini e dei poveri, e non faccio la strada in compagnia dei pastori; anch'io faccio fatica a credere che un Dio possa essere fragile, un essere che noi dobbiamo ad ogni costo salvare se vogliamo continuare a poter credere in lui; anch'io faccio fatica a ricominciare sempre daccapo e non sempre - come invece avete fatto voi - riesco a interpretare la voce dell'angelo, o della coscienza, che mi suggerisce di cambiare strada per il ritorno. Associatemi, vi prego, alla vostra meraviglia nel trovare in una grotta Maria, Giuseppe e il Bambino per il quale avete camminato nel deserto e nei luoghi infidi frequentati dai briganti. E aiutatemi, con la vostra saggezza, a dire a tutti, con forza e umiltà, e con tenerezza: "Anch'io ho cercato, e ho trovato il Bambino".
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