Omelia (06-01-2017)
padre Antonio Rungi
Noi figli adottivi della vera Stella del cielo

La prima manifestazione pubblica, a livello globale, diremmo oggi, da parte di Gesù si rifà al giorno della prima Epifania che noi cristiani celebriamo, ricordando la venuta dei Re Magi a Betlemme per adorare il Salvatore. Oggi, a distanza di 2016 anni riviviamo la stessa esperienza dei tre sapienti, andando anche noi dietro alla nostra vera stella che è Gesù. La nostra preghiera assembleare, inizia, in questo giorno con un'orazione, la colletta, che è la sintesi del significato di quello che oggi, come credenti ed oranti, intendiamo fare "O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria.

In questa preghiera, chiediamo al Signore di prenderci per mani e condurci alla sua capanna, dove incontriamo il volto misericordioso e luminoso di un Dio fatto uomo, in Gesù Cristo, Figlio di Dio e figlio di Maria. Per fare cosa e per attendere quale risposta? A questi due interrogativi risponde la parola di Dio di questa solennità, conclusiva del periodo natalizio e molto avvertita dai bambini essendo la festa dei doni, che tu i bambini del mondo attendono con impazienza, in segno di attenzione e di amore verso ognuno di loro. Per molti l'attesa riguarda cose ed oggetti di grande valore, per altri l'attesa è solo di un pezzo di pane e di un strumento di gioco quanto più semplice ed elaborato. A Gesù i Re Magi portano oro, incenso e mirra, per indicare la triplice funzione regale di Cristo, a noi l'Epifania 2017 porti tanta gioia e speranza nel cuore di ciascuno di noi, tanto bisognoso di conforto e tenerezza. Ecco perché ci è di incoraggiamento la prima lettura di oggi, tratta dal Profeta Isaia, che abbiamo incontrato sistematicamente nel tempo di Avvento ed ora in quello di Natale, che si conclude oggi. "Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te". Primo invito ad alzarsi, cioè ad uscire fuori da una condizione di abbattimento e solitudine interiore e spirituale per riprendere il cammino di vita cristiana. Poi "alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te". Secondo invito ad alzare gli occhi a guardare intorno e soprattutto a guardare il cielo. Come è straordinariamente bello, lasciando a se stesse le cose che non hanno peso e consistenza per l'eterno. Fatta questa duplice operazione di alzarsi e guardare, al quel punto "sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l'abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti".

Chi si rialza dalla condizione miserevole e comincia a guardare la vita con occhi diversi e da prospettive altrettanto diverse acquista in bellezza interiore e di bontà del cuore, in quanto Dio ha potere di far sorgere dalle pietre un cuore di carne, un cuore che sa veramente amare. Infatti, ci ricorda la salmo 71 è detto che il Signor "libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto" ed avrà "pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri".

Chi si rialza dalla condizione di peccato, come San Paolo, può fare le cose che l'Apostolo delle Genti scrive nella sua lettera agli Efesini: "penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo. Queste genti sono tutte le genti, tutti i popoli, tutte le nazioni, tutte le culture e tutte le altre religioni che non conoscono i vero Signore e che hanno bisogno di scoprire questo grande arcano della fede e della storia dell'umanità. E tra le genti di culture diverse che si confrontano con Gesù, sono propri i tre Magi, che rappresentano la scienza in cerca di risposte certe, che non avrà mai. Il Vangelo di Matteo, sull'arrivo dei Magi, ci aiuta a capire il significato di questa prima emblematica manifestazione di Dio.

Alcune azioni liturgiche compiute dai Re Magi ci fanno assaporare la gioia di questa solennità, che è la festa della fede. I Magi videro spuntare la stella di Gesù e vennero a Betlemme dall'oriente. Arrivati si prostrano, lo adorano per quello che è il vero Re e gli offrono in dono i segni dell'autorità spirituale e morale che il Bambino Gesù rappresenta anche per loro, scienziati e sapienti provenienti da altri ambienti e da altre culture. Fatto il pieno di gioia nel vedere Gesù, Giuseppe Maria ritorna per una strada diversa da dove erano venuti. Possiamo facilmente capire che la nuova strada che intraprendono è quella della fede, senza abbandonare quella della scienza con la quale avevano intrapreso il viaggio della conoscenza e della verità. Fede e ragione si incontrano nell'esperienza di conoscenza del Dio fatto uomo fatta dai magi e come ben sappiamo che fede e ragione sono due ali o vie che conducono alla verità, che è Cristo, che è Via, Verità e Vita. Come i Magi, pur confidando nella scienza e nella tecnologia, non dimentichiamoci mai che la via certa per giungere alla verità solo una, è questa si chiama Gesù.