Omelia (06-01-2017)
don Michele Cerutti
Commento su Matteo 2,1-12

Siamo ai rintocchi finali del Natale e già la liturgia ci fa intravvedere un grande appuntamento che è quello della Pasqua. Si annunzia in questa celebrazione la data della celebrazione pasquale, perno e centro dell'anno liturgico.

Per vivere bene questo evento dovremmo chiederci se ci arriviamo preparati. Allora è utile partire da un esame di coscienza e chiediamoci come abbiamo vissuto il Natale?

Presi dalle tante faccende abbiamo forse rischiato di non centrare su Gesù che nasce e viene nella storia il nostro sguardo. Quindi abbiamo assolto ai tanti precetti, ma solo come precetti non come impegno di risposta ad un amore che vuole abbracciarci? Il Natale più che rivolto su Gesù può rischiare di essere autocentrato sul nostro clan familiare, sui nostri oggetti di regalo e su una certa patina un poco glamour.

Poniamoci in una prospettiva che ci aiuta a essere maggiormente stimolati a vivere la fede non come risposta ai precetti, ma come risposta all'amore di Dio. Arriviamo ad un incontro con il Risorto veramente liberante. Ci aiutano in questa celebrazione i magi da un lato e una stella dall'altro.

I magi ci offrono delle riflessioni importanti che si possono riassumere in "non esiste un cammino senza una meta". La nostra esistenza non può consistere in un girare senza un obiettivo. Come è disarmante vedere generazioni oggi senza una meta ben fissata.

Qualche giorno fa seguivo un reportage su come alcuni vivono l'esperienza del Natale. Venivano intervistati dei giovani uno di questi affermava che il mensile dato dai genitori benestanti si aggirava intorno ai 500 euro. Si stanno formando generazioni che non hanno un obiettivo.

C'è bisogno di fissare mete ben precise. Mete che interrogano e che riportano alla responsabilità. Termine che rischia di essere di secondo piano, ma che andrebbe riscoperto.

Non esiste una vita senza interrogarsi. I magi giungono a Gerusalemme e chiedono informazioni. Loro sono i saggi, i colti eppure si interpellano domandano. La vera vecchiaia non è quella anagrafica, ma nasce quando non si pongono più delle domande. Molti giovani rischiono già di essere vecchi e molti vecchi possono essere giovani. Importante non avere risposte confezionate e farci sorprendere sempre dalla novità di Dio. I magi comprendono che Egli nasce non a Gerusalemme, ma a Betlemme, lontano dal potere, ma in un piccolo centro.

Essi si mettono in cammino. Una volta incontrato Gesù occorre percorrere altre strade differenti da quelle di prima. Sì è proprio così: nell'esperienza dei magi avviene proprio questo. C'è l'invito a tornare per una strada differente. Una volta incontrato Gesù occorre mettersi in gioco su altri percorsi. Slanci nuovi.

I magi sono studiosi e si fidano degli angeli. Essi hanno compreso che la scienza deve lasciare spazio alla fede. Una vita solo razionale che non è abitata dalla fede non dà risposte e ci butta sempre in un circolo chiuso. La strada che percorrono richiede nuovi aiuti e gli angeli nel cammino cristiano sono importanti.

L'importanza degli angeli ne parla tutta la liturgia natalizia. Abitano i sogni di Giuseppe, invitano i pastori ad andare ad adorare il Signore nel presepe e in questo brano sono di aiuto ai magi. Riscopriamo l'importanza degli angeli nella fede. Essi sono annunciatori della salvezza e non solo l'annunciano, ma la servono. La nostra vita è circondata dalla loro protezione.

Guardiamo la stella. Questa ci richiama al fatto che come cristiani siamo chiamati a essere astri luminosi nel cammino degli altri.

Come procedere a tal scopo:

- coerenza nelle scelte di vita cristiana;

- fede vissuta con entusiasmo;

- fede vissuta nel servizio.

Quando manca uno di questi elementi la nostra vita non riflette l'amore di Dio, ma è ripiegata e non è causa di attrazione. Pilastri che sono legati e che trovano nella fede vissuta con entusiasmo il perno. Sì perché è l'entusiasmo che ci rende coerenti e ci spinge al servizio. Il servizio ai fratelli è l'emanazione della fede.

Allora in questa Epifania e in tutto questo periodo che ci porterà alla Pasqua chiediamo di aumentare la nostra fede. Da parte nostra aumentiamo l'impegno a viverla con più profondità non accontentandoci di rimanere in superfice. Dobbiamo ritagliarci degli spazi in mezzo al turbine delle ansie che ci abitano per seguire il mondo. Dobbiamo sapere andare quindi un poco controcorrente per riuscire ad assaporare i tanti momenti che ci porteranno all'evento di morte e di risurrezione e a vivere questo evento non come uno tra i tanti, ma come il più importante.