Omelia (06-01-2017) |
don Alberto Brignoli |
Sotto una buona stella C'è chi nasce, o crede di essere nato, sotto una buona stella. Famiglia agiata, ottima educazione, scuole particolari, formazione culturale eccellente, esperienze di studio e lavorative ineguagliabili, disponibilità finanziarie che gli hanno dato la possibilità di costruirsi un'ottima posizione lavorativa, buone basi per la realizzazione di un futuro tranquillo per sé e per i propri figli, fino a giungere al compimento di una vita coronata di successi, di buona sorte, spesso dovute anche a un'abilità personale messa pienamente a frutto. C'è chi, invece, non crede di essere nato sotto una buona stella, e crede, al contrario, di aver solo sperimentato prove, fatiche, sofferenze e - in definitiva - situazioni di sfortuna. Non ha mai visto brillare per sé una buona stella, anzi, non ha mai visto nemmeno brillare una stella. Ha sempre e solo visto un cielo pieno di nuvole, sopra di sé, e una serie di obbligazioni, di doveri, di compiti da svolgere dentro la sua esistenza quotidiana. Sempre mille cose da fare, sempre mille pensieri e preoccupazioni: e quando si cerca di guardare in alto per vedere il cielo stellato, solo nuvole o quell'inquinamento luminoso che impedisce di vedere brillare la volta celeste nelle notti oscure e senza alcun punto di riferimento. Come sono lontani, spesso, quel "cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me" di kantiana memoria, che fanno credere alla forza delle nostre capacità intellettive, razionali e morali sulla scorta di uno sguardo verso quell'infinito celeste che ci chiama a sognare e a metterci in cammino ogni giorno, nonostante tutto e tutti. Eppure, ognuno di noi ha la sua buona stella, anche se spesso non ha la percezione di essere nato all'ombra della sua luce; una luce che il più delle volte è immensa e luminosa, molto più di quella del sole, ma la distanza che sentiamo o che veramente ci separa da lei ce la fa sentire fioca, impercettibile, quasi inutile. Tutti noi abbiamo una stella che ci guida nelle oscure notti della nostra vita: sarà una speranza che abbiamo nel cuore; sarà una persona a cui doniamo e da cui riceviamo amore senza quasi sapere il perché; sarà un amico o un'amica capace di prenderci per mano quando non vediamo più nulla per guidarci fuori dal tunnel della depressione o della solitudine; sarà un sogno rimasto nel cassetto e pronto a emergere quando nemmeno ce lo aspettiamo; sarà una forza che ci sentiamo dentro e che ci fa dire che non è mai finita. Sarà, come per i Magi d'Oriente, il segno della presenza di Dio nella storia, quella dell'umanità che a Betlemme viene visitata dal Sole che sorge dall'alto, ma anche la nostra storia personale, di ognuno di noi e della nostra piccola Betlemme, che non è solo un paesino sperduto, un po' di paglia umida e una stalla di asini e buoi. La nostra Betlemme, come quella di allora, è semplicità, ma è anche occasione di gloria e di grandezza, più della Gerusalemme del potere, che dai Magi e dalla stella rimane solamente turbata per paura di perdere tutto. A Betlemme, nella nostra Betlemme, non ci sono solo maghi, befane, streghe o fattucchiere che ci propinano una soluzione facile a tutti i nostri problemi puntando al lotto o comprando un "Gratta e Vinci"; ci sono anche Magi sapienti, saggi studiosi, che ci invitano a studiare come loro, a usare la testa, a non conformarci con quelle due o tre nozioncine di cultura da rivista di enigmistica, ma ad alzare la testa e a cercare in cielo la nostra buona stella. A Betlemme, nella nostra Betlemme di ogni giorno, non ci sono solo stalle, grotte e paglia umida: c'è anche l'oro della nostra figliolanza divina che ci viene regalata senza alcun merito; c'è l'incenso della nostra originaria santità, di cui possiamo ancora essere capaci, perché nel mondo non esiste solo la cattiveria; c'è la mirra profumata della sposa del Cantico dei Cantici, che unge d'unguento il suo amato come noi ungiamo e ci lasciamo ungere d'amore da chiunque ci vuole bene. Poi, da Betlemme è bene venire via, una volta aperti i nostri scrigni: è bene continuare a sognare, rimetterci in cammino e tornare al nostro paese, alla nostra vita di ogni giorno. Uguali a prima? Forse. Ma con qualcosa di più nel cuore: la luce della nostra buona stella. |