Omelia (06-01-2017)
don Giacomo Falco Brini
Dov'è Colui che è nato?

Nella notte della nuova creazione Luca evangelista non ci ha parlato di tutti quelli che si recarono presso la sacra mangiatoia. Matteo invece ci dice che a Betlemme, al cospetto di Gesù appena nato, giunsero da lontano, dopo breve sosta a Gerusalemme, anche dei misteriosi personaggi che successivamente la Tradizione ha enumerato e nominato: erano tre e si chiamavano Gaspare, Melchiorre e Baldassare. Essi, guidati da un astro apparso in cielo, credettero giustamente di dover cercare nella capitale d'Israele il neonato regale. Naturalmente, si recarono dal re Erode in persona per rivolgergli la debita domanda: se infatti un re è nato, si deve trovare dalle sue parti, cioè nei palazzi dove vivono tutti i re (Mt 2,2). Rimango sempre molto colpito da ciò che suscitò quella domanda nel cuore di Erode e di tutta Gerusalemme. A parte il turbamento tipico di tutti quelli che vivono come se il mondo girasse intorno a loro, persone che non possono assolutamente sopportare che qualcuno rubi loro la scena, mi pare evidente, dalla diffusione generale di tale turbamento, che tutta la città del popolo eletto non si stesse dando molto da fare per scrutare i segni e i tempi della venuta del Messia.

In ogni caso, il turbamento di Erode (così diverso da quello di Maria!) lo porta a riunire il suo stato maggiore religioso per cercare di capire dove doveva nascere il Messia. E costoro gli offrono una indicazione della Sacra Scrittura con precisione chirurgica (Mt 2,5-6). A questo punto Erode, autentico lupo travestito da agnello, chiede notizie ai Magi circa la stella che li stava guidando, dice loro di andare pure a Betlemme, di raccogliere le dovute informazioni e fargli sapere qualcosa sul neonato, perché anch'io venga ad adorarlo (Mt 2,7-8). Le trame di morte hanno sempre una bella maschera di bontà. Tutti i loro artefici assomigliano al loro maestro: satana, artista unico nel camuffare le proprie intenzioni attraverso progetti di bene!

Comunque sappiamo come finì il viaggio-ricerca dei Magi. La stella riapparve (confermando l'indicazione della Bibbia) proprio su Betlemme, sul luogo preciso dove nacque Gesù (Mt 2,9). Quanto avrei desiderato vedere i volti di quegli uomini venuti da lontano quando scoprirono il luogo così povero e comunissimo dove nacque il Re dei re. Quale stupore, quale silenzio, quale sorpresa dovettero invadere i loro cuori alla vista del bambino in braccio a sua madre! Per questo il testo ci dice che essi si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2,11). Questo comportamento si manifesta solo quando si è convinti di essere davanti a qualcuno di meraviglioso che si percepisce in tutta la sua regalità.

Che cosa ha da dire a noi questo racconto della venuta dei Magi a Betlemme? Tantissime cose, ma ne sottolineiamo solo alcune. A parte il fatto che essi rappresentano tutte le genti giunte da lontano per riconoscere nel bimbo che giace nella mangiatoia il Salvatore del mondo, i Magi ci ricordano che non basta sapere dove è nato Dio tra gli uomini. Se lo si vuole davvero incontrare, se lo si vuole riconoscere come tale, se si vuole vedere "dove" si trova Colui che è nato, bisogna accettare la fatica di un cammino fatto di luci e ombre, di ricerca e di riflessione, di gioia e di dolore, di dubbi e domande, di insicurezza e di speranza. Bisogna lasciarsi guidare da una stella. Chi volesse percorrere una scorciatoia, rischierebbe grandi delusioni. O, peggio ancora, rischierebbe di diventare come Erode, egoista fino al punto da voler uccidere un bimbo appena nato che non è venuto sottrargli niente; oppure come i sacerdoti e gli scribi, che mettono il loro minuzioso sapere al servizio del suo progetto di morte, senza avvertire minimamente l'arrivo del tempo del messia tanto atteso e senza dare il minimo credito al segno dei misteriosi uomini venuti da lontano per onorarlo. La fede è un affare da vivere/soffrire in prima persona. Altrimenti rischia di diventare un grande auto-inganno per tutti coloro che pensano di conoscere le cose di Dio.