Commento su At 9, 3-6
«E avvenne che, mentre era in viaggio (Saulo) e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Rispose: "Chi sei, o Signore?". Ed egli: "Io sono Gesù che tu perseguiti! Ma tu alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
At 9, 3-6
Come vivere questa Parola?
La festa della "conversione di S. Paolo" conclude la "Settimana ecumenica di preghiere per l'unità dei cristiani" e pertanto mi soffermerò brevemente a riflettere su alcuni aspetti del brano degli Atti degli Apostoli di questa festa concernenti il grande tema dell'unità dei cristiani, come abbiamo già fatto nella lectio di lunedì scorso, alla quale rimandiamo.
«Chi sei, o Signore?". Ed egli: "Io sono Gesù che tu perseguiti!».
Nelle tre narrazioni della "conversione" di Paolo che appaiono nel Nuovo Testamento, molti dettagli differiscono: alcuni sono aggiunti, altri vengono meno, ma queste parole sono sempre presenti. Ciò significa che esse sono veramente importanti. Paolo, nel suo zelo di fariseo osservante, usava tutti i mezzi a sua disposizione, non esclusi quelli della violenza, nel perseguitare i cristiani, per mantenere l'unità del popolo nella scrupolosa osservanza dell'Antica Legge dei Padri. Il Signore rivela ora a Paolo l'unità profonda esistente fra Lui e i suoi discepoli: "Io sono Gesù che tu perseguiti!". Proprio adesso egli ha la prima rivelazione inaspettata dell'unità del "corpo di Cristo" di cui parlerà sovente nelle sue lettere: tutti siamo membra vive di Cristo per la fede in Lui e in questo consiste la nostra vera unità.
Cos'è accaduto a Paolo? Non si è trattato, come in genere si pensa, di una semplice "conversione", ma di un evento ben più grande e profondo che lo ha cambiato radicalmente: Paolo è diventato una nuova creatura! Per questo cade a terra e perde tutte le certezze ben radicate nel suo io e nel suo orgoglio. Paolo è caduto dal proprio io, dall'idolo che troneggiava nel suo cuore per lasciarsi "afferrare" totalmente da Gesù e dal suo Vangelo.
La voce della Liturgia
"Il sacramento che abbiamo ricevuto, Signore Dio nostro, comunichi anche a noi l'ardore di carità dell'apostolo Paolo, che portava nel suo cuore la sollecitudine per tutte le Chiese".
Dall'orazione dopo la Comunione della festa liturgica odierna
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it
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