Omelia (16-02-2017)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mc 8, 31

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente.

Mc 8, 31


Come vivere questa Parola?

Dopo la domanda fondamentale, cuore del vangelo, sembra che Gesù presupponga nei suoi apostoli la capacità di sopportare rivelazioni più intense e fa il primo annuncio della passione. Questa rappresentazione nuova del messia è però di scandalo. Pietro reagisce a nome di tutti. Come pochi istanti prima aveva dato la risposta migliore alla domanda "Voi chi dite che io sia", così ora si sente autorizzato a rimproverare Gesù, dicendo che quelle non erano cose da dire. Riconoscere Gesù come il Cristo, implica associarlo al servo sofferente preannunciato da Isaia. Ma questo passaggio non è scontato. I profeti lo avevano intuito, ma il messia liberatore doveva essere nell'immaginario del popolo, un vincente. Gesù segno di contraddizione, educa a abitare altre prospettive. Un discorso duro che egli non disdegna di fare apertamente, in modo altrettanto duro.


Signore, anche noi ci spaventiamo della debolezza, della fragilità. La sconfitta la vogliamo sempre evitare, ci lasciamo per questo dominare dalla paura e pur di non perdere posizioni, previlegi, pensieri consolidati ci arrocchiamo nella sicurezza del "si è sempre fatto così", del "chi fa da sé fa per tre", o del "mogli e buoi dei paesi tuoi". Aiutaci a cambiare, ad evolvere, a non aver paura della fatica che si fa confrontandosi con gli altri, accettando la sfida della nostra fragilità che si apre alla novità, al diverso, all'altro e genera solo così vita nuova.


La voce di un sociologo

Penso che la cosa più eccitante, creativa e fiduciosa nell'azione umana sia precisamente il disaccordo, lo scontro tra diverse opinioni, tra diverse visioni del giusto, dell'ingiusto, e così via. Nell'idea dell'armonia e del consenso universale, c'è un odore davvero spiacevole di tendenze totalitarie, rendere tutti uniformi, rendere tutti uguali. Alla fine questa è un'idea mortale, perché se davvero ci fosse armonia e consenso, che bisogno ci sarebbe di tante persone sulla terra? Ne basterebbe una: lui o lei avrebbe tutta la saggezza, tutto ciò che è necessario, il bello, il buono, il saggio, la verità. Penso che si debba essere sia realisti che morali. Probabilmente dobbiamo riconsiderare come incurabile la diversità del modo di essere umani


Sr Silvia Biglietti FMA- silviabiglietti@libero.it