Omelia (16-11-2003) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento Marco 13,24-32 Dalla Parola del giorno Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli Angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Come vivere questa Parola? Come assiso su un seggio regale, Gesù è seduto sul monte degli Ulivi (13,3). Qui, "di fronte al tempio", come precisa l'evangelista Marco, quasi in alternativa agli ordinamenti di una religiosità devitalizzata, pronuncia il suo discorso sulle realtà ultime e definitive. E non è certo un caso che sia questo l'ambiente scelto dal Signore per porre l'uomo di fronte alla verità piena su se stesso e sulla storia. Una verità che a primo acchito sembra disorientarci, ma che a ben riflettere si rivela pregna di speranza. Il monte degli Ulivi è infatti, secondo il profeta Zaccaria, il luogo in cui il Signore giudicherà Gerusalemme. Qui "si poseranno i piedi di JHWH" e "in quel giorno non vi sarà né freddo né gelo"; addirittura "verso sera risplenderà la luce". E finalmente Gerusalemme, e in essa ogni uomo che anela a Dio, "se ne starà tranquilla e sicura". Ecco dunque a cosa allude il Signore Gesù, pur non escludendo il peso momentaneo della tribolazione e dell'angoscia: verrà sì il giorno in cui la nostra vita sarà passata al vaglio, ma sarà aurora di luce e di vita eterna per quanti di noi hanno ricusato le tenebre del male e scelto senza ritorni le vie del bene. Costoro, ossia "i saggi" – dice il profeta Daniele - "splenderanno come le stelle per sempre". Ma perché Gesù ci pone dinanzi "a quel giorno e a quell'ora"? Perché il nostro sguardo sul futuro che ci attende renda il presente che viviamo carico d'attesa vigile e fiduciosa: "Il Signore verrà"! E con Lui il nostro definitivo risveglio alla vita in Dio, pienezza d'amore in perenne movimento: noi in Lui e Lui in noi. Nella mia pausa contemplativa, oggi mi renderò presente a Colui che verrà "con grande potenza e gloria", esponendomi a Lui con amore grato e confidente. La voce di profeta del nostro tempo La morte è come una vecchia amica che ho imparato a conoscere nel corso degli anni. Di fronte alla morte ci sentiamo un po' come quel piccolo essere che abbandona il ventre protettivo della madre per entrare in un mondo sconosciuto. E' un misto di angoscia e di curiosità. Abbé Pierre |