Omelia (14-04-2017) |
don Alberto Brignoli |
Ho sete Lo scorso anno, a Pasqua, avevamo quasi freddo. Era molto prima, non eravamo ancora usciti dall'inverno. Forse non era un inverno rigido, d'accordo: ma di certo non provavamo quel caldo che ci ha piacevolmente investito durante la Pasqua di quest'anno. Non facciamo certo fatica a provare sete, nelle ore più calde del giorno: e non siamo gli unici ad avere sete. Basta guardare i nostri giardini, i fiori delle nostre aiuole, i primi germogli dei nostri campi, i nostri corsi d'acqua...la pioggia di primavera, così preziosa, sta diventando un miraggio, merce sempre più rara... Qualche settimana fa, una donna di Samaria - l'abbiamo ascoltato nel Vangelo - era venuta a cercare acqua al pozzo della sua città, e si era imbattuta in un uomo che aveva sete e le chiedeva da bere, perché non aveva un secchio per attingere acqua dal pozzo. Ne era nato un bel siparietto, forse anche una bella amicizia: di certo, ne era nato un rapporto spirituale profondo, che aveva spinto quella donna a fare una rivoluzione nella sua vita, grazie alla profondità di quell'uomo e alla sua sete, a mezzogiorno, nell'ora più calda del giorno, in mezzo al deserto. Qualche anno più tardi, quell'uomo tornò ad avere sete: ed era la stessa ora, verso mezzogiorno, in un deserto un po' particolare, questa volta, quello della solitudine di fronte alla morte. A chi si trovava sotto la sua croce, Gesù, il Nazareno, il Re dei Giudei, non chiese praticamente nulla: l'unica richiesta fu quella di poter soddisfare la propria sete. È la sete del moribondo, del condannato a un patibolo tanto infame quanto crudele, perché ne prosciugava il corpo facendolo morire per asfissia. E viene accontentato con una spugna intrisa d'aceto, che forse si trovava lì pronta per disinfettare il corpo nel momento in cui lo si sarebbe deposto dalla croce. Non è certo quello che un assetato vorrebbe bere per soddisfare la sua sete: eppure, non ne lascia cadere neppure una goccia, nonostante fosse aceto. O forse proprio per quello: l'aceto dell'odio non gli fa paura, lo assume, lo assimila tutto perché sa che è l'unico modo per entrare in comunione con l'umanità; perché sa che bisogna "inghiottire amaro per sputare dolce", come dicevano i nostri vecchi. Ha voglia di portare a compimento la sua opera, ha voglia di bere odio per donarci amore: ha sete di salvarci. E ce lo grida. Non so se quella discepola di Samaria l'abbia poi seguito fino in fondo, fin sotto la croce. Mi pare suggestivo pensare di sì: e me la immagino felice di prendersi la rivincita di fronte a quel maestro che l'ha conquistata nel più intimo del suo cuore, ma che non capiva come avrebbe potuto saziare in eterno la sua sete senza tornare più a sentire il bisogno. Sentirlo dire "Ho sete" era una specie di rivincita...ma avrebbe voluto sentirselo dire in un altro contesto, magari più sereno, magari comodamente seduti a parlarsi di cose di Dio. Invece, lo sente pronunciare dalla croce: e pensa che forse la sete di cui parla non sia più quella di qualche anno prima in Samaria. È sete di salvare l'umanità, subito, qui e ora. Non c'è tempo da perdere, perché di tempo perso di fronte agli assetati ce n'è già troppo. E oggi, il Giudeo che si fermava presso il pozzo di Giacobbe in Samaria, continua, come allora, ad avere sete. Oggi Cristo ha sete di acqua con tutti i cinquanta milioni di uomini e donne dell'Africa che vivono nella carestia per mancanza di pioggia; ha sete di giustizia con i ventimila detenuti nelle carceri italiane in attesa di giudizio; ha sete di lavoro con i 3 milioni e mezzo di disoccupati del nostro paese; ha sete di maternità il milione e mezzo di coppie italiane che non riesce ad avere figli; hanno sete di amore e di rispetto i sette milioni di donne italiane che hanno subito qualche forma di violenza dal loro partner; hanno sete di tolleranza i 215 milioni di cristiani perseguitati in ogni parte del mondo; hanno sete di dignità gli 800 milioni persone che vivono in ogni parte del mondo con meno di un euro al giorno. Cristo non smetterà mai di avere sete insieme a tutti gli assetati di questa terra; e siccome condivide la nostra sete quotidiana, siamo certi che anche ci disseterà, presto, alla fonte della vita. |