Omelia (25-03-2005) |
don Marco Pratesi |
Passione secondo Giovanni Come gli altri evangelisti, ma in misura più abbondante, Giovanni dà una sua lettura della passione. Senza pretendere di esaurirne la ricchezza, vediamo alcuni aspetti significativi. Gesù è pienamente consapevole di quanto accade (18,4; 19,28). Dona se stesso liberamente, totalmente cosciente della sua identità e del senso di quanto sta facendo. Nessuno gli toglie la vita, la offre per amore. Proprio per questo suo dono sovrano la passione è il luogo dove Gesù manifesta se stesso come Dio. "Io sono!", dice alle guardie che lo arrestano, richiamando la rivelazione che Dio fa del proprio Nome a Mosè (Es 3,14). Non a caso Giovanni insiste molto sul cartello con l'iscrizione (19,19-22): la passione è la manifestazione della vera regalità di Dio: quella dell'amore che si dona sino al culmine, vittorioso su ogni contrarietà. Dal gesto di amore totalmente gratuito del Signore nasce la Chiesa, la comunità dei credenti, nella persona delle madre e del discepolo (19,25-27). Nella Chiesa e nei suoi sacramenti, che nascono dal cuore aperto del crocifisso (19,33-35), opera la forza della croce. Dal gesto di amore totalmente gratuito del Signore scaturisce il dono dello Spirito (19,30), il primo di tutti i doni e che tutti li racchiude. Siamo al cuore della fede cristiana. Tornare al gesto di amore di Gesù ci è continuamente necessario: per riprendere e approfondire la coscienza che da lì ci viene ogni dono; per vivere la Chiesa come mistero di salvezza; per fare dell'amore il fondamento e la meta della nostra esistenza. |