Commento su Gv. 13,21-26
"In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse profondamente e dichiarò: " in verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?". Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". Rispose allora Gesù: "E' colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota".
Gv. 13,21-26
Come vivere questa Parola?
E' il momento intimo e solenne dell'ultima cena. Il Maestro confiderà ai suoi il suo sogno di unità e il segreto della sua missione. L'atmosfera di questo ritrovo nel cenacolo, che avrebbe dovuto essere carico della memoria sacra di Israele, viene tinta da un'ombra scura di tradimento. E' uno dei discepoli che rinnegherà Gesù. Tocca a Giovanni, il prediletto, comunicarne il nome. La drammatica risposta è data da "colui che gode della fiducia del Maestro, che osa porre le domande che nessuno farebbe". E' il discepolo amato, della cui tenerezza sembra aver ancora bisogno Gesù in questo momento di profonda solitudine e amarezza.
E' chiesto anche a noi, in questi giorni santi, di stare vicino a chi è andato incontro alla morte per noi. E' chiesto, come a Giovanni, di amarlo per chi non lo ama. E' chiesto di pregarlo per chi non lo prega. In cambio ci sentiremo amati in modo gratuito e insperato.
La voce del Card. Martini
L'invito è quello di esaminarvi su questa domanda: come coltivo lo stare con Gesù nella preghiera personale e silenziosa, nell'adorazione eucaristica, nella liturgia, nella Messa, nell'affidamento di tutto me stesso, che non è soltanto un fatto oggettivo, ma anche di grande ricchezza soggettiva ed emotiva?
Sr Graziella Curti - direttice@fmamelzo.com
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