Omelia (21-04-2017)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gv 21,1; 3-6; 9-10; 12-14

«Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade... Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!" [...]. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso ora".... Gesù disse loro: "Venite a mangiare".
E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti».

Gv 21,1; 3-6; 9-10; 12-14


Come vivere questa Parola?

Gli Apostoli, che avevano lasciato le loro reti per seguire il Maestro e diventare pescatori di uomini, dopo i giorni tremendi della passione, morte e risurrezione del Signore, erano rimasti sconvolti da quegli eventi tragici ed erano molto scoraggiati. Non rimaneva altro che tornare al loro lavoro ordinario di pescatori, al loro lago di Tiberiade, nei luoghi dove avevano vissuto con il Maestro. Ma in quella notte «non presero nulla» e le reti, tirate nella barca, vuote, stavano lì a dimostrare il fallimento delle loro speranze. Quando ormai tutto sembrava finito, Gesù in persona viene a cercare con amore immutato le sue ‘pecorelle', nonostante la loro fuga e i loro tradimenti sulla via del Calvario.

Ad un tratto risentono una voce dal timbro inconfondibile: "Gettate le reti!". Sebbene stanchi e sfiduciati, obbediscono e gettano le reti «dalla parte destra della barca». In quella voce riconoscono subito l'eco indimenticata di quella ascoltata in passato su quel lago e che li aveva ammaliati. La pesca è miracolosa, abbondante oltre ogni dire. A questo punto riconoscono il Signore. L'efficacia della Parola di Gesù apre loro gli occhi e soprattutto il cuore. Comprendono ora meglio quello che il Maestro aveva loro già ripetuto: «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5). Solo con Lui l'impossibile diventa possibile!

È sempre il discepolo che Gesù amava ad accorgersi per primo e a riconoscere il Risorto - come quel mattino di Pasqua nel sepolcro vuoto - e lo dice subito a Pietro: "È il Signore!". E su quella riva del lago di Tiberiade i discepoli fanno l'esperienza viva della comunione col Maestro. Gesù ha già preparato con tenerezza per loro «un fuoco di brace» e aspetta il pesce preso nella pesca miracolosa: è il banchetto del Risorto con i suoi!


La voce di un Autore spirituale domenicano

"Questo insieme di ricordi e di sentimenti è magnificamente espresso nel racconto dell'apparizione di Gesù sul lago di Galilea. La barca dei discepoli si avvicina alla sponda: essi rientrano dalla pesca andata a vuoto. Un uomo li chiama dalla riva e li invita a gettare ancora una volta la rete, ed essi lo fanno. Il pesce abbonda e subito Giovanni comprende. Dice a Pietro: "È il Signore"! (Gv 21,7). Queste tre parole bastano perché anche Pietro comprenda e si getti nell'acqua per raggiungere il Maestro. "È il Signore"! Per loro ormai non ce n'è un altro"

Albert-Marie Besnard, Un certain Jésus, in «Foi Vivente» 79 (1968) 91


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it