Omelia (08-12-2002) |
don Elio Dotto |
Uscire dai nascondigli Appare davvero sempre curioso il racconto della Genesi che leggiamo nella festa dell'Immacolata (Gn 3,9-15.20): soprattutto appare singolare quella scena in cui Adamo si nasconde tra gli alberi del giardino per non incontrare Dio. Sembra qui di vedere i nostri bambini, che quando l'hanno combinata grossa si nascondono ben bene, nella speranza di non essere scoperti dalla mamma o dalla maestra; e se per caso vengono smascherati, cercano subito di minimizzare l'accaduto, magari facendo ricadere la colpa sul fratellino o sull'amichetto. Proprio così fa Adamo nel giardino delle origini: prima si nasconde; poi, quando viene scoperto, cerca di difendersi, accusando la donna che gli era stata posta accanto. In questo modo egli vorrebbe fuggire dalla sua responsabilità, evitando le conseguenze delle sue azioni: appunto come fanno i bambini, quando si accorgono di aver sbagliato, e non sanno come riparare. Ai bambini, però, si perdona con facilità un simile atteggiamento: tanto più che le loro bugie durano davvero poco, perché, in genere, molto presto sentono il bisogno di confidarsi con la mamma o con la maestra, per quindi dimenticare in fretta l'accaduto. Stupisce di più, invece, il comportamento di un adulto come Adamo, che certo non dovrebbe essere così infantile. In realtà il comportamento di Adamo stupisce solo fino a un certo punto: perché noi tutti, alla fine, ci riconosciamo in lui. Noi tutti, infatti, abbiamo l'infantile abitudine di nasconderci, fuggendo dalla nostra responsabilità. Una tale abitudine assume certo figure diverse: in particolare, si esprime nelle molteplici paure che costellano le nostre giornate. Magari abbiamo paura di noi stessi, dei nostri limiti, delle nostre debolezze: e vorremmo sempre mascherarci, per evitare brutte figure. Oppure abbiamo paura degli altri, delle loro domande che ci appaiono spesso invadenti e importune, espressione di un'attesa impossibile, da noi subito rimossa e dimenticata. In fondo, noi vorremmo sempre evitare quei pensieri troppo seri e impegnativi che inquietano la nostra spensieratezza: in particolare, vorremmo sempre nascondere il pensiero della responsabilità, che ci sembra troppo alto ed esigente. Cos" dunque facciamo tutti noi, figli di Adamo. Ma non così fece Maria, anch'essa figlia di Adamo, eppure tanto lontana da un simile atteggiamento (cfr il Vangelo di domenica: Lc 1,26-38). Maria non si nascose davanti alla sua responsabilità, ma accettò con fermezza la missione che le veniva affidata. Certo, anche lei aveva le sue paure, ma ebbe il coraggio di dare voce a quelle paure, senza fuggire davanti ad esse. Soprattutto, Maria ebbe il coraggio di fidarsi più della promessa di Dio che delle sue buone intenzioni. Appunto questo coraggio vogliamo domandare per noi, in questa seconda domenica di Avvento, mentre contempliamo la bellezza di Maria. Abbiamo già sperimentato troppe volte quanto sia inutile ed avvilente nasconderci davanti alla nostra responsabilità. La Vergine Immacolata ci aiuti allora ad uscire dai nostri nascondigli, a vincere le nostre paure, imparando la paziente fiducia di chi sa attendere il compiersi della promessa di Dio: di quella promessa che sembra lontana e nascosta, ma che in realtà è più vicina e manifesta di quanto sappiamo immaginare. |