Commento su At 11, 20-21
Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore.
At 11, 20-21
Come vivere questa Parola?
Ieri (secondo la liturgia della Parola!) Pietro giustificava il suo essersi rivolto ai pagani, a Gerusalemme. Oggi la questione è vista nelle chiese della diaspora. Il racconto degli Atti registra la vita delle comunità cristiane a Gerusalemme e dintorni, ma anche di quelle più lontane, nate dopo le prime persecuzioni. Il primo tentativo di dialogo è sempre e ovunque, con la comunità giudaica presente. Ma alcuni iniziano a rivolgersi anche agli stranieri, i Greci. Questa scelta, lì per lì contrastata, si rivela profetica: il vangelo inizia ad inculturarsi e dimostra la sua capacità di incontrare storie e sensibilità diverse. Il coraggio di dire Gesù in altri modi, rende il messaggio stesso più forte, più chiaro. Lo Spirito, qui citato come la mano di Dio, crea luoghi nuovi di incontro, di confronto e genera nuovi credenti.
Signore, oggi anche noi vorremmo rivolgerci solo a chi ci dà sicurezza: di ascolto, di comprensione, di adesione. Aiutaci a non temere il confronto con altre culture, altre fedi e dacci il coraggio di attraversare e abitare le nuove piazze che raccolgono l'umanità di oggi.
La voce di Papa Francesco
Ogni discepolo missionario sente nel cuore questa voce divina che lo invita a "passare" in mezzo alla gente, come Gesù, "sanando e beneficando" tutti (cfr At 10,38).
Dal discorso per la 54° giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it