Omelia (08-12-2002)
Paolo Curtaz
Vigilare: l'esempio di Maria di Nazareth

Quest'anno la Solennità di Maria Immacolata e la seconda domenica di Avvento coincidono: che bello!

E' una buona occasione per riflettere sull'esempio di Maria, prima tra i credenti. Ci sono dei personaggi chiave all'interno del nostro cammino di fede e - tra questi - Maria è il modello di ogni cristiano. Ma mi rendo conto che Maria può diventare quasi un'ostacolo per chi si sta avvicinando alla fede; la devozione popolare ha talmente arricchito l'immagine della Madre, da renderla distante, eccessiva: cos'ha a che vedere con le mie fragilità, i miei problemi questa donna fuori dall'ordinario? Bisogna, allora, trovare il coraggio di tornare al Vangelo, di ripercorrere l'esperienza di Maria così come ci viene proposta dai Vangeli, andare all'origine e alla causa dell'amore nei confronti di questa acerba adolescente di Nazareth.

Maria emerge dai racconti di Luca e degli altri evangelisti come una ragazza di grande equilibrio, con un'esperienza di vita che assomiglia alla nostra. Dicevamo, domenica scorsa, della necessità di svegliarci, del grosso rischio che corriamo di vivere un po' "addormentati", fuori dalla vera vita; tutti indaffarati a trovare degli spazi per riposarci, dimenticando l'essenziale. Anche Maria, giovane credente, si ritrova nel tran-tran famigliare: lavoro (che per l'epoca era casalingo), amicizie, tempo libero... Ed è in questo contesto che avviene l'inaudito: a Maria viene chiesto di diventare la porta d'ingresso di Dio nel mondo.

Facile, no? E se fosse successo a noi, se Dio ci avesse detto: "Senti, ho bisogno di una mano per salvare il mondo", cosa avremmo risposto?. Maria tentenna, fatica: come è possibile tutto questo? Ma l'angelo le ricorda che non bisogna mettere ostacoli a Dio: lui sa quello che fa! E Maria crede. Si resta attoniti, increduli, stupiti dalla semplicità di questa risposta: "eccomi". Quante conseguenze avrà questa disponibilità! Che razza di radicale cambiamento porterà questo "sì " a Maria!

Problemi con la sua situazione famigliare, con un fidanzato che si vede Dio come concorrente in amore... Problemi con questo bambino che dovrà essere continuamente guardato come un Mistero... Problemi con questo Rabbì tutto preso nell'annuncio che si dimenticherà della propria famiglia per aprirsi ad una famiglia più ampia... Sofferenza nel vedere un figlio innocente condannato a morte... Maria si fida, crede nel Dio dell'impossibile. Sua cugina Elisabetta, da lì a qualche settimana, le dirà: "Ma come hai fatto, Maria, a credere a una cosa del genere?" Sì: se leggiamo il Vangelo senza pregiudizi, con cuore puro, restiamo allibiti: come hai fatto, Maria, a credere?

Sì, capiamo perché la Chiesa ha sempre additato la madre come la prima tra i credenti, la prima cristiana, la discepola per definizione, capiamo perché questa piccola adolescente, di cui sappiamo poco, è diventata il gigante della fede: per la sua audacia, la sua savia incoscienza, Maria ha dato al mondo il Salvatore. Ecco un modo concreto di svegliarsi: fidarsi di Dio, mettersi a sua disposizione, accogliere il suo progetto (anche se folle)...Siamo disposti a fidarci di Dio? Oppure, ancora una volta, detteremo a Dio le nostre condizioni, gli spiegheremo cosa deve fare per esistere? Siamo seri! Siamo realisti! Maria è la donna concreta, che sa quanto Dio può abitare una vita. Mi viene da ripetere una delle citazioni più belle di Albert Camus: "Siate realisti. Chiedete l'impossibile.".

La dimensione del profondo dentro di noi è l'unica che può colmare il nostro cuore; dare spazio a Dio, è l'unica cosa che veramente ci può far acquistare uno sguardo di realismo sulle cose. Due, quindi, sono gli atteggiamenti che la festa di oggi ci suggerisce: il primo è quello di acquistare consapevolezza del fatto che il Signore si manifesta nella quotidianità, non nella occasioni strepitose, particolari, eccezionali. Dio si manifesta nel vivere settimanale, nelle vicende piccole e grandi di tutti i giorni.

E il secondo aspetto è quello della fede, della risposta che possiamo dare a questa chiamata. Pensateci un po': e se Maria avesse detto "Ho preso troppo sole, vedo gli angeli..." o se si fosse confrontata con un amico che gli avesse suggerito una buona visita neurologica? O se, più semplicemente avesse detto: "Forse, Signore, ti sei sbagliato: non ho tempo, non sono capace, non me la sento"? Non sono queste le nostre reazioni? I muri che innalziamo davanti alla proposta di grazia del Signore? E' lui che prende l'iniziativa, lui che vuole salvarci, lui che ci viene incontro, lui che fa grazia. Non chiudiamo il nostro cuore! Che Maria, prima tra i discepoli, ci insegni ancora una volta a fidarci del Dio dell'impossibile...