Omelia (25-03-2005)
Monastero Janua Coeli
Ho sete

Giorni di grande preghiera e di incontri ravvicinati in Colui che va immergendosi nel silenzio dell'Amore consumato fino alla fine. Di fronte alla persona amata che muore, cosa si può dire? tacere e stare lì, accanto, a raccogliere tutto ciò che è ancora è quanto si può fare. Come Maria. Come le donne. Come Giovanni. Come i discepoli lontani che trepidano in momenti difficili la loro non comprensione del Mistero di un Dio "fallito". Come i soldati che lacerano le vesti e tirano a sorte. Come i crocifissi accanto. Come il Padre che sostiene il suo prediletto nella consegna totale all'Amore. Come i sacerdoti dell'antica alleanza che tentano il Figlio di Dio: Scenda dalla croce e gli crederemo! A cosa servirebbe quel "credere"? Quando lo sguardo non è trasparente, la fede non può germogliare. Il cuore è chiuso.
Possiamo oggi noi, vasi di aceto, offrire un po' di sollievo alla sete di un Dio esausto di amore...


Ho sete

MEDITAZIONE

Domande
Stavano presso la croce... L'amore consente di stare nelle situazioni più scabrose evitando la fuga. Di fronte al dolore l'uomo fugge, e per evitare il dolore organizza tutta una vita, privandosi anche della parte migliore, della sua capacità di addormentarsi serenamente nel buio in attesa dell'alba. Se nel dolore riuscissimo a lasciar andare tutto di noi nel riposo, quante splendide albe spazierebbero ai nostri sguardi!

Chiave di lettura
La tunica di Gesù, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo: l'eredità di Gesù ai soldati. Una veste impregnata del suo profumo. Quel soldato cui è toccata in sorte ne sarà rimasto contagiato? Quante tuniche Gesù ci ha lasciato in sorte? Ogni volta che noi lo mettiamo in croce, noi facciamo in quattro le sue vesti, laceriamo la sua umanità in noi, ma allo stesso tempo ci è dato un pegno di salvezza: lui ci lascia la sua tunica, il memoriale dei suoi giorni... per vestire il suo amore, quello che noi non riusciamo ad essere.
Le parole di Gesù: il testamento ai suoi. Tutto quello che Gesù aveva avuto nella sua vita terrena è lì con lui. Maria, sua madre. Giovanni, il discepolo. Il simbolo entrambi dell'amore pienamente corrisposto. Due discepoli che accolgono l'eredità di Gesù. Il suo cuore palpita in Maria che lo ha portato in grembo ogni giorno e continuerà a offrirlo nella tenda della sua silenziosa presenza. Il suo cuore palpita in Giovanni che ha carpito tutto l'amore del Maestro come respiro della sua esistenza al punto da non poter fare a meno di lui... L'appartenenza alla volontà del Padre fa di questo amore un legame talmente profondo da diventare generativo. L'affidamento reciproco non è una semplice adozione. Piuttosto è un perpetuare la vita divina attraverso i vincoli dello spirito, più efficaci dei vincoli della carne. Maria è la madre di Giovanni. E Giovanni è il figlio di Maria, non al posto di Gesù, ma come Gesù... Dei discepoli c'è solo lui che ha vissuto interamente l'amore e ha attinto dal cuore di Cristo il coraggio di esistere fino in fondo. E del gruppo apostolico ci sono le donne, capaci di amare, restando nell'ombra del Signore...
La sete di Gesù: eredità in perdita. Dio non si presenta all'uomo come uno che dà, ma come uno che chiede. Non scende dall'alto per dimostrare la sua potenza, ma, inchiodato dall'amore, si china di fronte a noi elemosinando la nostra attenzione. L'aceto che riusciamo ad accostare alla sua bocca lenisce il dolore del suo amore esausto e compie il progetto di Dio: Tutto è compiuto. Quando l'uomo risponde alla sete di Dio si compie l'opera della salvezza e l'umanità diventa il luogo dell'effusione dello Spirito.

PREGHIERA

Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre. Hanno messo nel mio cibo veleno e quando avevo sete mi hanno dato aceto
(salmo 68).

CONTEMPLAZIONE

Una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna, niente più di questo vorrei essere, Signore. Una spugna che altri appoggiano alle tue labbra per un po' di sollievo. Di fronte al tuo dono di amore ciò che posso io darti è appena un sorso di aceto. Mi piace esserlo perché tu vuoi aver bisogno anche di questo... e ne hai bisogno non per vivere, ma per morire. L'ultimo gesto di amore è di una spugna imbevuta di aceto. Non ho mai apprezzato quanto oggi le asprezze del mio amore, un amore esposto troppo all'aria per essere bevuto in un banchetto, un amore aciducolo riservato per un momento tanto più importante: per placare la sete di Cristo.

Per i piccoli
Oggi Gesù muore. Non ha fatto nulla di male per essere condannato a morte ma il suo amore era talmente grande che quando lo hanno mandato a morire in croce lui non si è ribellato. Perché? Perché dovevamo sapere che il suo amore è serio. Lui ci ama fino alla. Anche se lo offendiamo, lo rinneghiamo, lo tradiamo, lo incolpiamo fino a eliminarlo Lui continua ad amarci. Per questo non scende dalla croce. Quei due pezzi di legno incrociati diventano per noi un libro di amore con cui si può imparare a leggere e scrivere la lingua di Dio. E la croce in fondo è ognuno di noi. Se ti metti in piedi con le braccia aperte, somigli a una croce. Se tu lo rifiuti, lui che era venuto per incontrarti è costretto a stare su di te rivolto verso l'esterno, crocifisso dai chiodi del tuo non amore. Se tu lo accogli, lui sta su di te rivolto verso l'interno, abbracciato alla tua persona, e non muore, ma tu e lui vivete nell'amore ricevuto e donato. Quando tu non ami, ma ti lasci prendere da rancori, ira, rifiuti diventi un pezzo di legno. Quando invece ami, diventi abbraccio di Dio e chiunque ti vede sa che in te può dissetarsi, perché tu sei diventato sorgente di acqua viva. Come Maria oggi resta accanto a Gesù che muore. Muore oggi Gesù? Sì, muore anche oggi lì dove l'amore non è accolto, ma ucciso. Perché se Gesù è l'amore, l'amore è Gesù. Si intende l'amore quello vero, quello che non compra e non vende, quello che non cerca per sé, l'amore gratis.