Commento su 2 Cor 8, 9
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
2 Cor 8, 9
Come vivere questa Parola?
Questa espressione di san Paolo per me è la migliore per dare senso e significato della dimensione della povertà. Non è da invocare la mancanza fine a se stessa: perché è miseria e nella miseria, spesso subita e maledetta, trova spazio solo chi e cosa può attentare alla dignità delle persone.
Ci sono scelte da operare che permettono di prendere le distanze dalla cose e liberarsene. Meglio, ci sono scelte che ci permettono di liberarci da un desiderio di possesso radicato nell'egoismo, nella sterilità del non volere condividere.
L'esempio di Gesù è lampante: era Dio, godeva di ogni privilegio che essere Dio poteva comportare. Accetta di rinunciare a ciò per immergersi nella limitatezza dell'umanità. Questo movimento lo libera ed esalta ulteriormente la sua divinità. E non solo: allarga a noi la possibilità di condividere questo vuoto che si fa spazio alla divinità.
Signore, aiutaci ad essere liberi di fronte alle cose, che siano denaro, opportunità, privilegi. Rendici ricchi della povertà di Cristo, rendi la nostra umanità capace di condividere, di fare comunione, di superare la sterilità dell'egoismo in forme sempre nuove di generazione del bene.
La voce di Papa Francesco
La povertà «non è un'ideologia». La povertà «è al centro del Vangelo». Nella «teologia della povertà» troviamo «il mistero di Cristo che si è abbassato, si è umiliato, si è impoverito per arricchirci». Così si capisce «perché la prima delle beatitudini sia: "Beati i poveri di spirito"». Ed «essere povero di spirito, è andare su questa strada del Signore», il quale «si abbassa tanto» da farsi «pane per noi» nel sacrificio eucaristico.
Omelia del 16 giugno 2015
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it