Omelia (15-08-2017) |
don Alberto Brignoli |
Aria di cielo Alcune feste cristiane, lo sappiamo bene, sono state collocate in date che erano preesistenti alla vicenda di Gesù: la Chiesa, lungo i secoli, non ha fatto altro che "cristianizzare" feste e culti di origine pagana affidandoli all'intercessione e alla venerazione dell'unico vero Dio. Così, è noto come il Natale non sia altro che la cristianizzazione della festa romana del Sol Invictus, ossia del Sole Vincente che - secondo gli studi astronomici di allora - riprendeva la sua marcia verso la primavera e l'estate con il solstizio d'inverno, fissato allora - con poco margine di errore, per la verità - il 25 dicembre. Lo stesso avviene per la festa della Cattedra di San Pietro, che si celebra il 22 febbraio, giorno in cui gli antichi Romani terminavano i Parentalia, cioè quei giorni corrispondenti un po' ai nostri primi giorni del mese di novembre, in cui si ricordavano i parenti defunti dell'anno portando presso i cimiteri delle sedie sulle quali ci si sedeva banchettando, e una di queste sedie o "cathedra" era lasciata per il defunto che si commemorava. Nel caso del 15 agosto, invece, non c'è nessuna relazione tra la festa romana di Ferragosto e la Solennità dell'Assunzione. Il dogma dell'Assunzione, per di più, è stato l'ultimo a essere proclamato il 1° novembre del 1950, ed è l'unico dogma proclamato da un Papa negli ultimi due secoli. È talmente recente, quindi, che non ci può essere relazione con il mondo delle festività romane, e il mese della proclamazione del dogma non era certo un mese estivo. Il motivo della celebrazione collocata il 15 di agosto si deve probabilmente al fatto che in questa data fu consacrata a Gerusalemme una delle prime chiese dedicate alla "Dormitio Mariae", ovvero al giorno della nascita al cielo di Maria, del suo "addormentarsi" tra le braccia di colui che era, insieme, suo Padre e suo Figlio ("Figlia del tuo Figlio", la chiama Dante nella Divina Commedia). Come, infatti, celebriamo i santi nel giorno della loro nascita al cielo, ovvero della loro morte, così con questa solennità celebriamo quella che a ragione può essere considerata la più importante delle tre solennità dedicate a Maria, quella del ritorno alla casa del Padre. Pur non essendoci un legame stretto fra la festa religiosa che oggi celebriamo e il Ferragosto Romano, ho voluto provare a lasciarmi suggestionare da ciò che gli antichi abitanti di Roma celebravano in questa data, per trovare un nesso con questa grande solennità mariana di mezza estate, tanto cara alla nostra devozione popolare quanto "fastidiosa" per chi vive la fede solo come una serie di precetti da compiere (diciamo la verità...mettere una festa di precetto anche a Ferragosto suona proprio come qualcosa di masochistico per chi va a messa solo perché obbligato). Che cosa avveniva al tempo dei Romani in questo giorno collocato a metà del mese di agosto? La Feria Augusti, cioè "pausa di agosto", era un giorno di riposo assoluto decretato dall'imperatore Augusto, talmente affezionato a questo mese da dargli il proprio nome; e vi era affezionato perché era ricco di feste, di giochi, di celebrazioni legate al raccolto, che vedeva in questo mese il momento più importante. Era un mese di sagre popolari, favorito ovviamente anche dal caldo e dalle belle giornate: e per questo motivo, l'imperatore decise di istituire a metà mese una giornata in cui ci si riposasse sia dal faticoso lavoro dei campi, sia dalla fatica dei festeggiamenti stessi (l'avevano capito anche i Romani che non era il caso andare avanti a sagre...), per poi ripartire con rinnovate forze per il mese dei Baccanali, il mese della vendemmia. Da qui, il Ferragosto come giorno di riposo di mezza estate. Ecco, è proprio in questo "riposo", in questo "tirare il fiato", in questo "respirare un'aria diversa", che mi piace trovare il nesso tra la festa ferragostana e l'Assunzione di Maria in cielo. La solennità che oggi celebriamo ci ricorda il destino di gloria al quale siamo destinati, per il quale Dio ci ha predestinati fin dal giorno della nostra apparizione in questo mondo (ce lo ricorda bene Paolo nella seconda lettura, quando ci parla di un corpo vestito di immortalità destinato alla resurrezione): abbiamo dentro di noi, in definitiva, un soffio d'eternità, un respiro di infinito, un'aria celeste, che ci fa ricordare come non è la miseria di ciò che viviamo qui quotidianamente sulla terra ad avere l'ultima parola su di noi, ma il destino di gloria a cui Dio ci chiama e nel quale Maria già ci precede. E questo, non a prescindere dalle gioie e dalle sofferenze della vita di ogni giorno, quasi a dire "sopportiamo, dai, che poi in Paradiso riposeremo", bensì proprio a partire da ciò che viviamo nella vita di ogni giorno, che ha dentro di sé un destino di gloria, un seme di immortalità, un pezzettino di cielo, del quale riusciamo ad accorgerci solamente se abbiamo il coraggio di fermarci, di tirare il fiato, di riposare pensando anche solo per un istante che non siamo fatti solo di polvere, di fango, di sofferenza e di morte, ma anche di carne, di passioni, di gioie, di sentimenti, di vita e di eternità. È bello allora, almeno un giorno all'anno, aiutati da Colei ch'è di speranza fontana vivace, fermarci da tutte le nostre attività e i nostri traffici e metterci a contemplare la bellezza del respiro di Paradiso che Dio ci ha messo nel cuore; è bello fermarsi a respirare un'aria di vita che sia fresca come quella mattutina e serale di questi giorni, ben diversa dall'afa di un'estate torrida che altro non è se non il risultato della nostra incuranza del creato; è bello fermarsi a godere di giorni di riposo in cui divertirsi significhi davvero trovare vita, e non creare morte, magari per colpa di un banale litigio in una discoteca del mare o per gli eccessi di bevande che non rifrescano, ma offuscano la mente e il cuore; è bello per un giorno non pensare a nulla, e respirare aria di pace e di serenità, invece della solita aria appestata dei nostri luoghi di lavoro, dove spesso le relazioni umane e il rispetto della persona vengono puntualmente calpestati, taciuti dal silenzio di chi non può certo permettersi di perdere un impiego. Maria, madre nostra, ti preghiamo: almeno a Ferragosto, obbligaci a fermarci, a tirare il fiato, e a farci respirare aria di cielo! |