Il Vangelo di oggi descrive un fatto di ordinaria vita quotidiana: due donne incinte si incontrano; una molto giovane, l'altra avanti negli anni. Curiosamente la seconda chiede alla ragazza: "Maria, qual buon vento ti porta da queste parti, su queste montagne?". A quel tempo non avevano ancora inventato i telefoni, e le poste non erano così efficienti come oggi... pertanto Maria non aveva avuto modo di avvertire l'anziana cugina del suo arrivo.
Se il fatto dell'incontro, in sé, non ha nulla di eccezionale, la reazione della fanciulla alla domanda di Elisabetta, è eccezionale eccome! non si tratta di reazione umana-solo-umana; c'è dell'altro... Maria non risponde alla cugina, ma eleva un canto di ringraziamento a Dio.
In verità non c'era bisogno di rispondere...
Elisabetta era mossa dallo Spirito Santo; del resto, non si capirebbe come facesse la moglie di Zaccaria a sapere, primo, che Maria era incinta; e, secondo, che portava in grembo il Messia...
Infine, o forse, prima di tutto, il sussulto di Giovanni nel grembo di sua madre, proprio al momento dell'arrivo di Maria, non può essere una mera coincidenza... O, se di coincidenza vogliamo parlare, dobbiamo dedurre che il buon Dio agisca nella nostra vita propiziando le coincidenze.
Un esempio famoso di ‘felice coincidenza' è contenuto nei primi capitoli del Libro dell'Esodo: si tratta del passaggio del Mar Rosso da parte degli israeliti, guidati da Mosè: con buona pace dello scrittore ispirato che delinea la scena con toni a dir poco fantascientifici - anni dopo, i registi cinematografici si sarebbero sbizzarriti con gli effetti speciali... - si trattò in realtà di un semplice fenomeno di bassa marea, che rese possibile la traversata in quel preciso tratto di mare - poco più che un acquitrino - noto come mare delle canne... Il fatto miracoloso non consiste dunque nello spostamento di enormi masse d'acqua, ma nella coincidenza che il popolo arrivasse proprio nel momento in cui la bassa marea raggiungeva il suo culmine...
Senza cadere nelle trappole del fideismo - non si muove foglia che Dio non voglia! - proviamo a fare un veloce esame della nostro passato, e chiediamoci: ma, quella volta in cui accadde quel fatto apparentemente casuale, ma che, riletto a posteriori, cambiò la mia vita, si trattò di una banale coincidenza... oppure, in quella coincidenza si era manifestata la volontà di Dio?
La storia di molte vocazioni inizia con una coincidenza fortuita.
Lo splendido testo del Magnificat - non è facile credere che quelle parole le abbia davvero pronunciate la Madonna - è un affresco di sapore escatologico, che presenta come già realizzate le profezie sulla salvezza: la pace, la giustizia, la liberazione dell'umanità da ogni prepotenza, da ogni umiliante discriminazione, da ogni ingiusta oppressione...
I versi di questo antico inno che san Luca pone strategicamente sulle labbra di Maria, si possono leggere in sinossi, in parallelo con le Beatitudini, dello stesso autore, coniugate, anche queste, al presente - beati voi poveri; beati voi che avete fame; beati voi che ora piangete... -.
Leggendo pagine come queste, saremmo tentati di liquidarle come altrettante espressioni di un pio desiderio, o, addirittura come utopia, eufemismo benevolo che, sottende il sospetto, e più che un sospetto, di una clamorosa presa in giro.
Ci vuole un bel coraggio per affermare che i superbi sono già stati dispersi; che i troni dei potenti sono già stati rovesciati; che i ricchi son già tornati a mani vuote...
...A meno che, il Magnificat non sia da interpretare come un solenne, immenso atto di fede.
La chiave di lettura è nascosta, o meglio, è rivelata nella dichiarazione di Elisabetta che conclude il saluto alla Vergine: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto.".
Credere alle promesse significa vivere come se queste non fossero solo promesse, ma verità già in parte realizzate. E in questo vivere come se..., ne affrettiamo la realizzazione completa, nel senso che poniamo le condizioni perché le promesse si avverino.
In altre parole, le promesse di Dio non sono qualcosa di esterno, di altro, rispetto a noi; noi siamo dentro le promesse della Salvezza; e l'avverarsi di queste promesse dipende anche da noi.
Credere alle promesse di Dio non significa aspettare che si realizzino; ma lavorare affinché si realizzino. L'attesa cristiana non è inerte, come se fossimo tutti seduti in una gigantesca sala d'attesa, a sfogliare una rivista, o a pistolare col l'IPhone,...in attesa, appunto, che arrivi il medico e ci risolva i problemi... L'attesa cristiana è vigile, operosa, efficace.
Maria può dichiarare che l'Onnipotente ha spiegato la potenza del suo braccio, perché lei ha accolto senza condizioni la volontà di Lui; Maria può affermare che Dio ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, perché ha conformato le sue scelte alla scelta di Lui...
Noi, come Maria, possiamo credere che i progetti di Dio si realizzeranno per tutti, se e soltanto se avremo lasciato che si realizzassero in noi.
Questo significa entrare dentro la logica delle Beatitudini e del Magnificat.
Difficile, sì, ma non impossibile!
E se è stato possibile in noi, lo sarà anche negli altri.
Si tratta di ribaltare l'ordine delle priorità: invece di pretendere che cambino prima le situazioni per convertirci noi di conseguenza, è necessario partire da noi, dalla nostra conversione.
Noi non abbiamo il potere di cambiare gli altri; il potere lo abbiamo soltanto su di noi...
In tanto le situazioni potranno cambiare, in quanto saremo cambiati noi.
E se nonostante la fatica di convertirci, tutto intorno rimanesse come prima?
Non è possibile! La conversione personale è già un cambiamento della situazione.
Perdonate un'ultima provocazione:...e se il cambiamento in meglio della situazione fosse costituito dal nostro cambiamento? Forse siamo proprio noi l'anello debole, il nodo cruciale, l'ostacolo...
Comunque sia, non possiamo sapere in anticipo quale effetto avrà la nostra conversione a Cristo sulle situazioni che ci vedono coinvolti. Lo scopriremo dopo.
Non siamo curiosi?....
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