Omelia (19-04-2015)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su 1Gv 2,1-5a

Collocazione del brano

La nostra lettura della prima Giovanni ritorna indietro al capitolo 2. Nel primo capitolo l'autore ha dichiarato che tutto quello che ha visto e udito, cioè il Verbo della vita, lo avrebbe annunciato anche a noi perché questo ci facesse entrare nella comunione con loro, inteso forse la comunità cristiana. E questa comunione si estende anche al Padre e al Figlio.

La lettera poi continua con l'affermazione che Dio è luce e in lui non vi sono tenebre. Quindi chi segue il Signore deve camminare nella luce, non può più vivere nella menzogna e nel peccato. Ecco dunque il brano di oggi e quello che ci dice sul peccato e sugli aiuti che possiamo ricevere se abbiamo peccato.


Lectio

1 Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.

Se Dio è luce il cristiano ha un motivo in più per non vivere nelle tenebre, ma nella gioia di questa comunione piena di luce. Se però ci ritroviamo ancora mancanti, perché limitati nella nostra condizione umana, non dobbiamo avere paura. Abbiamo un Paraclito. Questo personaggio misterioso viene più volte citato nel Vangelo di Giovanni. Nel linguaggio giuridico del tempo era l'avvocato, colui che veniva chiamato accanto a quanti erano in carcere in attesa di giudizio e portava le ragioni della loro innocenza. Per il vangelo di Giovanni è soprattutto il consolatore, lo Spirito Santo, che insegna e fa comprendere la Parola di Dio. Qui è Gesù, visto come avvocato che ci difende davanti a possibili accuse. Solitamente l'accusatore non è Dio, ma il diavolo, che fa venire scrupoli, dubbi, inutili sensi di colpa. Gesù è il solo giusto davanti a Dio e Lui solo ci difende e ci permette di essere liberi dal nostro peccato.


2È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

Gesù può fare questo perché è stato la vittima di espiazione per i nostri peccati. E' lui l'Agnello che è stato immolato una volta per tutte per salvare non solo il suo popolo, ma tutto il mondo, prigioniero del male e della morte.

3Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti.

Noi lo abbiamo conosciuto, ci è stata annunciata la sua morte, abbiamo conosciuto il suo amore e la forza liberatrice del suo sacrificio. Si tratta di una conoscenza profonda, una vera esperienza, non una conoscenza superficiale, solo di testa, ma anche di cuore. Quindi si manifesta in una forte comunione, si vede perché osserviamo i suoi comandamenti. Torna qui l'argomento dei comandamenti, di cui abbiamo parlato anche nel brano di domenica scorsa.


4Chi dice: "Lo conosco", e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità.

C'è un fare che segue necessariamente il conoscere. Altrimenti si cade nella menzogna, nell'ipocrisia.


5Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.

L'ascolto e della sua Parola e il compiere la sua volontà invece ci permette di essere davvero nella luce e nella verità. Permette all'amore di Dio di abitare in modo pieno e perfetto in noi, ci permette di dare una testimonianza autentica, senza finzioni.


Meditiamo

- Mi riconosco peccatore? So accogliere il perdono di Dio?

- Cerco di ascoltare la Parola del Signore e di compiere ciò che Lui mi chiede?

- Ho potuto sentire in me l'amore che Dio ha nei miei confronti?