Commento su Gv 6,24-35
Collocazione del brano
Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù ha mandato i suoi discepoli all'altra riva, a Cafarnao e li ha raggiunti lungo la notte. La folla dopo aver mangiato i pani moltiplicati cerca Gesù per farlo re. A Cafarnao Gesù incomincia il discorso sul vero pane che dà la vera vita.
Lectio
24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.
La nostra lettura del capitolo 6 salta il brano in cui Gesù raggiunge i discepoli durante la notte camminando sulle acque. Il mattino dopo la folla rimane stupita del fatto che Gesù pur non essendo salito in barca con i discepoli fosse scomparso. Quindi, approfittando di alcune barche che venivano da Tiberiade, andarono anche loro a Cafarnao per cercare Gesù. Cafarnao era il quartier generale di Gesù.
25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
Di là dal mare ha un significato forte, il mare è comunque difficile da attraversare, si cerca qualcosa di importante e pur di trovarla si va al di là del mare. Gesù non si lascia intrappolare tanto facilmente, la folla lo ha cercato e stupita gli chiede come ha fatto a giungere all'altra riva.
26Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
L'uditorio è pronto per ascoltare il discorso di Gesù sul vero pane. Egli non si degna di giustificare la sua presenza al di là dal mare ma va subito al dunque. Smaschera il motivo del loro interesse: essi vogliono il pane che Gesù ha procurato loro il giorno prima a buon mercato. La moltiplicazione dei pani invece è un segno, il segno centrale dei sette riportati nel vangelo di Giovanni (questi sette segni sono il vino mutato in acqua, la guarigione del figlio di un funzionario, la guarigione del paralitico a Betzatà, la moltiplicazione dei pani, la guarigione del cieco nato, la risurrezione di Lazzaro, la risurrezione di Gesù stesso).
27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".
Gesù pone subito il discorso su un piano più elevato. Il vero pane è la Parola di Dio, la Legge che proviene dal cielo. Dalla Legge di Mosè si passa alla legge che darà il Figlio dell'uomo, Gesù. Questi è segnato dal sigillo, cioè è consacrato al Signore. Dio pone la sua firma alle parole e agli atti di Gesù.
28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?".
Mentre noi pensiamo che questa domanda sia uno sviare il discorso (si passa dal pane vero alle opere!), i galilei capiscono subito che si tratta della Legge e della sua osservanza e quindi fanno l'unica domanda sensata: cosa devono fare per osservare la Legge, per compiere le opere gradite a Dio?
29Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato".
Alle molteplici opere che si possono fare, e in cui i Giudei erano maestri, Gesù contrappone l'unica opera, quella che si deve realizzare per piacergli, o meglio quella che Dio stesso opera nel credente: credere. E' opera dell'uomo che si apre all'Inviato. E' opera di Dio che apre il cuore del credente alla fede. Comunque accettare la testimonianza di Gesù è l'opera che compie la Legge.
30Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?
I Giudei vogliono accogliere Gesù, l'inviato, ma gli chiedono un segno di autenticità. Chiedono un'opera, un miracolo. Ma non l'avevano già visto il giorno prima? Di fatto il contesto è cambiato. Il giorno prima Gesù ha dato un segno senza dire niente sulla sua persona e la folla lo ha interpretato a proprio modo. Ora si presenta come uno che vuole dare approfondimento alla Legge. Quindi il segno che gli chiedono serve ad autenticare questa sua affermazione. I Galilei si rivolgono a Gesù con un Tu sprezzante, sottolineando la distanza tra l'uomo che parla e la sua pretesa. Gli chiedono: quale opera fai, che lavoro ci mostri?
31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo ".
I Galilei contrappongono a Gesù Mosè, come la Samaritana aveva contrapposto Giacobbe e i Giudei in seguito contrapporranno Abramo. La citazione biblica non è letterale, si può trovare in Esodo 16,15 e 16,4. Essi hanno già ricevuto un pane dal cielo, la manna e la Legge. Ormai non c'è più un pane diverso che Dio possa donare.
32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.
Come al solito Gesù non si piega a rispondere alle provocazioni, ma passa all'azione di Dio stesso. Egli si introduce in modo solenne con Amen amen, il verbo della fede, e con un procedimento rabbinico: «Non.... ma...», afferma che il vero donatore del pane dal cielo è Dio e coloro che lo ricevono sono gli interlocutori di Gesù, non i loro antenati.
33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".
Questa definizione del pane disceso dal cielo è in linea con la tradizione spirituale di Israele. La manna è simbolo della Legge, che è discesa dal cielo e che deve dare la vita a tutto il mondo. Vi è una prospettiva universale nella fede di Israele che non può chiudersi a un singolo popolo. La Legge viene riconosciuta come fonte di vita.
34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".
I Galilei accolgono di buon grado la Legge divina, questo pane che dà senso e vita a tutto il mondo. Con entusiasmo chiamano Signore colui che poco prima avevano guardato dall'alto in basso, rivolgendogli un "tu" sprezzante. Ora gli chiedono di dare loro questo pane, perché possano vivere in pienezza.
35Gesù rispose loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!
Gesù risponde dicendo di essere lui il pane della vita. Un pane che non farà mai passare il suo effetto. Non darà più fame e non darà più sete. Gesù è il compimento del simbolo della manna. Con Gesù le promesse si compiono.
Meditiamo
- Per che cosa mi sto dando da fare? Per un cibo che dura o per un cibo che perisce subito?
- Credo in Colui che Dio ha mandato?
- In quali aspetti il pane/la Parola di Dio mi sta saziando?
Preghiamo
(colletta della 18a domenica del tempo ordinario)
O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo le immense risorse del creato, fa' che non manchi mai il pane sulla mensa di ciascuno dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore. Per il nostro Signore...