Commento su Ef 4,30-5,2
Collocazione del brano
Paolo illustra agli Efesini cosa significhi abbandonare la vecchia esistenza e rivestire l'uomo nuovo. Di fatto questo significa evitare un certo comportamento e assumerne uno nuovo. Nel brano 4,25-32 elenca dunque questi comportamenti da seguire o da evitare. Nella lettura di questa domenica troviamo solo la parte finale, che dà le coordinate teologiche di quanto è stato affermato prima. Il cap. 5 inizia invece un dialogo esortativo. Paolo consiglia gli Efesini di fare riferimento a Dio e di essere suoi imitatori nella carità.
Lectio
Fratelli, 30non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Dopo la quarta esortazione che riguarda una certa attenzione a ciò che si dice e a come si parla (v. 29) vi è una specie di interruzione. Cosa significa non rattristare lo Spirito Santo? Si tratta di una reminiscienza di Is 63,11, in cui si parla dell'infedeltà del popolo di Israele. Dio aveva liberato il suo popolo dall'Egitto e aveva posto nel suo intimo il suo santo spirito. Ancora nel vangelo si parla di peccato contro lo Spirito Santo che non può essere perdonato. Così si può leggere questa esortazione a non rattristare lo Spirito come un avvertimento contro il rischio dell'infedeltà all'azione di Dio che ha liberato il suo popolo, l'ha contrassegnato con il dono dello Spirito che è garanzia della piena e definitiva liberazione.
31Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità.
Continuano le indicazioni che delineano il cristiano. Ci sono cinque vizi riguardanti i rapporti interpersonali minacciati da un agire o un parlare dettato dall'ira. Il sesto vizio, la malignità, viene indicata come la radice di tutti gli altri vizi, un'attitudine che definisce il clima di tutta la lista.
32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
I vizi del versetto precedente vanno lasciati da parte per abbracciare e assumere come proprio stile di vita questo nuovo elenco, che culmina nel perdono reciproco. La frase finale è una specie di professione di fede che ricorda il Padre Nostro, dove si chiede a Dio il perdono dei peccati come frutto o fonte del perdono fraterno.
5,1 Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, 2e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Il comportamento che Paolo suggerisce ha solo una fonte, Dio. Ciò che il cristiano è chiamato a fare dunque è quello di imitare Dio. Tale imitazione si realizza di fatto con il vivere nell'amore. Quelli che imitano Dio sono i figli carissimi. Come Cristo ha compiuto un atto di culto, ha offerto la propria vita, anche i cristiani offrono con la loro vita, il loro nuovo modo di fare, un sacrificio a Dio gradito.
Meditiamo
- Cosa significa nella mia vita "rattristare lo Spirito Santo"?
- Mi capita di avere atteggiamenti di asprezza, sdegno, ira, grida, maldicenze malignità? Come reagisco?
- In cosa si realizza nella mia vita il sacrificio di soave odore? Non è necessariamente una rinuncia.