Omelia (09-08-2015)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Gv 6,41-51

Collocazione del brano

Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù ha mandato i suoi discepoli all'altra riva, a Cafarnao e li ha raggiunti lungo la notte. Qui anche la folla li raggiunge e Gesù pronuncia il discorso sul pane della vita. Sarà un discorso duro, in seguito alcuni lo abbandoneranno. In questo brano vediamo che i Giudei cominciano a mormorare poiché non sanno accogliere Gesù come disceso dal cielo.


Lectio

41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".

Anche il racconto di Esodo 16, il dono delle quaglie e della manna, cominciava con una mormorazione da parte del popolo. Qui i Giudei mettono insieme due affermazioni di Gesù: "Io sono il pane della vita" (v. 35) e "sono disceso dal cielo" (v. 38). Ciò che fa più problema è questo essere disceso dal cielo. Non reagiscono a viso aperto, ma mormorano tra di loro.


42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?".

C'è un mistero che supera i Giudei e che essi non sanno ammettere. Gesù ha dei genitori ben noti. In Luca e Matteo troviamo lo stesso paradosso, che il lettore si spiega grazie ai vangeli dell'infanzia di Gesù. Giovanni però non riporta nulla della concezione verginale. Certo però i suoi lettori dovevano conoscere, come noi, il racconto degli altri evangelisti.


43Gesù rispose loro: "Non mormorate tra voi.

Il verbo mormorare è quello utilizzato in Esodo 16, il racconto della manna, che costituisce l'orizzonte di questo capitolo. Come i loro antenati nel deserto, anche i Giudei contemporanei di Gesù mormorano. Rifiutarsi di credere in Gesù significa rifiutare di aderire al disegno di Dio stesso.


44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

Gesù riafferma la sua natura divina, il suo essere presso il Padre sin dal principio. Il Figlio è venuto per manifestare agli uomini il Padre. Però qui c'è qualcosa di più. Non è il Figlio che fa conoscere il Padre, ma è il Padre che, attirando gli uomini, li orienta verso il Figlio. Dicendo di non poter essere conosciuto senza l'azione preveniente di Dio, Gesù ha già suggerito la sua condizione divina. Il Padre attira poiché tutti gli uomini sono invitati alla fede. Questa attrazione è espressione dell'amore di Dio. Se non ti attira Dio, non puoi entrare nella fede. La fede a sua volta apre a una pienezza di vita, la risurrezione nell'ultimo giorno.


45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.

La fede nasce dall'ascolto. C'è una ripresa di Geremia 31,31-34, il Signore scriverà nei cuori la sua Legge, saranno istruiti da Lui. Gesù è un mediatore che unisce in sé la divinità e l'umanità; l0insegnamento del Padre si realizza nella sua missione.


46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Il solo modo che abbiamo di entrare in contatto con il Padre è il Figlio, che ha visto il Padre e viene da Dio Padre. Giovanni ribadisce il concetto. Solo chi aderisce a Dio attraverso la fede può entrare nella pienezza della vita, nella vita eterna.


48Io sono il pane della vita.

Gesù si rivela come il pane. Non è più un elemento inanimato, ma è Gesù stesso che si fa mangiare e dona la vita in pienezza. Si riprende il tema del pane. Il prendere cibo è una metafora che esprime molto bene la comunione tra diversi soggetti. Il pane della vita bisogna mangiarlo. Mangiandolo si entra in comunione con Lui. Mangiarlo insieme ad altri fa entrare in comunione con queste altre persone, si diventa fratelli.


49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Gesù riprende il tema della manna di cui si è parlato poco sopra, nel vangelo di domenica scorsa (Gv 6,31-32). Il segno dato da Mosè è stato la manna, il Padre è colui che ha dato la manna e ora dona al suo popolo il vero pane. Chi aveva mangiato la manna è morto. Questo nutrimento, la Legge si è dimostrato inefficace per comunicare la vita. Ora il pane del cielo che è Gesù abolisce per sempre la morte per colui che ne mangia.


51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.

Ora il discorso si approfondisce. Gesù non è più il pane della vita, ma si definisce un pane vivente. E' un pane che va mangiato e ha come risultato una vita che non ha fine. E' un pane che verrà dato da Gesù. E' la sua carne. Cosa significa? Carne è Gesù stesso nella sua condizione mortale., è il dono della sua presenza (il Logos si fece carne Gv 1,14), la sua incarnazione. Questa carne sarà data a favore del popolo, delle nazioni, dei suoi discepoli. Il verbo è al futuro perché rimanda alla passione e alla morte di Gesù, il momento del suo dono totale.


Meditiamo

- Cosa significa per me l'atto del mangiare? Quali significati gli attribuisco?

- Come vivo il mio mangiare il pane eucaristico?

- Quali realtà mi danno veramente nutrimento, vita piena?


Preghiamo

Guida, o Padre, la tua Chiesa pellegrina nel mondo, sostienila con la forza del cibo che non perisce, perché perseverando nella fede di Cristo giunga a contemplare la luce del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo...