Omelia (04-10-2015)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Eb 2,9-11

Collocazione del brano

Per sette domeniche, cioè fino alla solennità di Cristo Re esclusa, saremo accompagnati dalla prima parte della lettera agli Ebrei (capitoli 1-10), dedicata all'insegnamento sulla persona di Cristo. In particolare in questi capitoli l'autore ci spiega come la salvezza si sia realizzata in Cristo e come Cristo sia e rimanga sommo sacerdote, intercessore sempre valido per noi presso il Padre. Gli ultimi tre capitoli di Ebrei riguardano invece più da vicino l'atto di fede dei cristiani e li si legge nelle domeniche 19-22 del Tempo Ordinario nell'anno C (cioè l'anno prossimo). Il brano che leggiamo oggi continua il paragone che l'autore fa tra Gesù e gli angeli. Egli ci spiega per quale motivo egli sia superiore agli angeli: in forza della morte che ha sofferto a vantaggio dell'umanità.


Lectio

Fratelli, 9quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.

Gesù in quanto uomo rispetto agli angeli è di poco inferiore. E' quello che si afferma nel salmo 8, che il nostro autore aveva citato nei versetti precedenti (Eb 2,6-8). Gesù in quanto uomo, realizza la vera vocazione dell'uomo, superandone i limiti e il peccato. Proprio perché ha subito la morte, una morte che secondo il giudizio umano non ha niente di trionfale, è coronato di gloria e di onore. Questi due sostantivi definiscono gli attributi di Dio che devono essere riconosciuti e celebrati nel culto (Sal 29,1 e 96,7). Nella lettera agli Ebrei vengono attribuiti anche a Mosè e Aronne.


10Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.

Il motivo per cui la morte di Cristo è stato causa di salvezza per tutto il genere umano, si trova in Dio Padre. Qui il Padre è ricordato come creatore di tutte le cose e come colui che porta i propri figli alla gloria. Ma per giungere a questa gloria è stato necessario un cammino attraverso la sofferenza. Conveniva: questo verbo ci sconvolge un po'. Era proprio necessario, vantaggioso che Dio facesse passare attraverso la sofferenza il proprio Figlio. Questa sofferenza lo ha portato ad essere perfetto. La perfezione che l'uomo non ha potuto raggiungere con le sue forze, la raggiunge Cristo. Non si tratta solo di una perfezione morale, bensì di tutto il suo essere, e proviene da una forte comunione con il Padre. Gesù è stato capace di compiere fino in fondo la sua missione ed è diventato il capo che guida l'umanità alla salvezza.


11Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

Dio conduce molti figli alla gloria. Il primo è Gesù, ma poi seguono tutti gli altri sulla via da Lui tracciata. Tutti provengono da Dio e a Dio ritornano. Ecco perché veniamo chiamati fratelli. Nonostante le nostre infedeltà, le nostre imperfezioni abbiamo un futuro, una meta di santità verso cui guardare.


Meditiamo

- Mi sento mai "di poco inferiore agli angeli"?

- Mi è mai capitato di riconoscere in una sofferenza (di qualsiasi tipo) un motivo di dignità e di onore?

- Cosa significa per me essere considerato fratello di Gesù Cristo?