Omelia (01-11-2017)
padre Gian Franco Scarpitta
Uomini di tutti i tempi

Chi sono questi uomini illustri che noi veneriamo sugli altari sotto forma di imponenti simulacri decorati e suggestivi, dei quali tessiamo le lodi nelle manifestazioni popolari quali le Novene e le processioni, ai quali spesso dedichiamo la maggior parte delle nostre preghiere e dei nostri rosari, tante volte orientando addirittura (erroneamente!) la nostra orazione più a loro che al Signore onnipotente? Chi sono questi personaggi sui quali, con inaudita insolenza, tante volte si creano speculazioni e industrie sulla loro immagine, speculando con insolenza inaudita nei luoghi in cui hanno vissuto? Qual è il valore che noi attribuiamo alle processioni e alle venerazioni delle statue della Madonna e dei Santi e qual è la differenza fra queste usanze e quelle dell'epoca pagana? Anche presso gli antichi Romani infatti si era soliti chiamare "Salvatori" gli imperatori e gli uomini illustri, incensando le loro effigi e recando in processione le loro icone e i loro simulacri. Morto ucciso nel 42, Cesare dopo qualche anno venne elevato a divinità.
I personaggi che noi veneriamo meritano molto più della mera esteriorità dei culti pagani e la ragione della nostra venerazione è ben differente e proviene nient'altro che dalla Scrittura e dalla Rivelazione. Il culto alle icone e alle immagini che riproducono i nostri Santi ha il suo significato perché diventa, nel suo esercizio, espressione del nostro trasporto verso Dio. Nel suo saggio "Teologia della bellezza" intorno al culto delle immagini, Pavel Evdokimov delinea che nelle rappresentazioni esteriori della Vergine e dei Santi possiamo riscontrare il fascino delle presenza di Dio che indirettamente ci viene proposta dall'icona; e attraverso questi segni che diventano simboli siamo elevati alla preghiera, alla riscoperta dell'Assoluto attraverso il relativo, del tutto per mezzo del piccolo simulacro. La statua che rappresenta un Santo ci parla di Colui che dal santo è stato glorificato, nella fantasmagoria pittorica dei suoi colori e delle sue riproduzioni ci sprona nei confronti del Dio la cui gloria risplende nei Santi. Insomma l'icona ci aiuta a pregare speditamente Dio, a esaltare il Signore Gesù Cristo nella persona di quel personaggio raffigurato che ne ha reso testimonianza, a immedesimarci nel fascino della divina onnipotenza che si rivela anche nello specifico di un'icona e intanto a considerare le virtù divine di cui quel Santo è stato apportatore. Certamente, qualora la venerazione delle icone sia finalizzata a se stessa, qualora si attribuisca esclusiva importanza al solo legno o ai marmi di cui l'immagine è composta, escludendo la legittima adorazione al solo Dio unico Signore il nostro culto non è differente da quello delle effigi degli imperatori pagani. Ma quando la venerazione incentiva la fede e sprona alla vera adorazione, essa non soltanto è ben accetta, ma anche raccomandata dallo stesso Signore, che tante volte nella Bibbia si fa trovare attraverso simboli e immagini metalliche, come nel caso del serpente di rame, dei cherubini e dell'arca dell'alleanza o le pareti decorate del tempio di Gerusalemme.
Coloro che noi veneriamo nello splendore delle statue e delle raffigurazioni del resto sono personaggi la cui vita è stata latrice di divini messaggi, la cui condotta ci ispira la vita stessa del Signore Gesù Cristo. I Santi non sono infatti persone naturalmente differenti da noi, nulla hanno avuto di straordinario nella loro persona e non si è mai trattato di superuomini o di eroi eccezionali. Sono persone come tante altre che, ciascuno nella sua epoca, hanno semplicemente vissuto la perfezione evangelica, la perfetta imitazione del Cristo umile, povero, penitente, missionario, orante o qualsiasi altra qualità Questi abbia vissuto. Si tratta insomma di testimoni della perfezione e dell'irreprensibilità di vita. Il libro dell'Apocalisse di cui alla Prima Lettura di oggi ne fa riferimento indiretto quando nomina i 144000 "segnati" da tutte le tribù d'Israele e l'altra moltitudine di cristiani che ha perseverato nella purezza e nella vita di perfezione e di irreprensibilità, che ora indossa la "veste candida" simbolo per l'appunto di immacolatezza e di perfezione, e si prepara ad ottenere il giusto premio di tanta perseveranza. Intanto riconosce nel solo Dio e nell'Agnello (Cristo) l'unico Salvatore e Signore. In questa immagine allusiva riscontriamo i nostri uomini illustri per spiccato eroismo che meritano adesso speciale ammirazione e particolare culto in forza dei privilegi che hanno meritato a motivo della loro conformazione a Cristo Signore. Essi ci sono di guida e di orientamento affinché anche noi possiamo raggiungere il traguardo della perfezione e anche noi conformarci esclusivamente a Cristo Signore che ci ha scelti per essere (appunto) santi e immacolati al suo cospetto per la carità (Ef 1, 5). La santità è infatti vocazione comune dell'uomo, il primo anelito della nostra fede nonché l'obiettivo essenziale del nostro battesimo. Essa consiste nella perfezione secondo l'esempio assoluto di Cristo, nella coerenza di vita secondo la scelta del vangelo in tutte le circostanze e contemporaneamente nell'esercizio continuo della virtù concomitante alla lotta contro il peccato e la fuga dalla perfezione. Santo è quindi qualsiasi cristiano che voglia impuntarsi nella sequela radicale di Cristo per essere perfetto come perfetto è il Padre che è nei cieli (Lc 5, 48). "Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono Santo, esorta Dio al suo popolo (Lv 19, 2) e tale monito non può essere disatteso in un sistema di vita contemporanea che ha estrema urgenza di testimoni, non soltanto in ambito di attendibilità ecclesiale, ma anche in riferimento allo smarrimento globale in cui versa la società contemporanea: abbiamo bisogno di modelli e non di idoli appariscenti. Di esempi viventi di coerenza e di radicalità in qualsiasi scelta di vita che si sia intrapresa, perché in ogni ambito di scelta manca l'esemplarità e la coerenza. I Santi, zelanti imitatori del Dio fatto uomo, garantiscono tale orientamento di coerenza e di radicalità e ciascuno nel suo particolare carisma ci sono di sprone e di incoraggiamento affinché il mondo in qualche modo si rinnovi.
E' significativo che la Chiesa oggi li celebri tutti in una sola liturgia festosa solenne. Essa invita infatti a considerarli tutti senza esclusioni né distinzioni, a ricordarci che, prescindendo dai nostri calendari e dalle nostre usanze particolari con cui ne esaltiamo alcuni e ne trascuriamo altri, Dio invece li esalta tutti in ugual misura, poiché tutti vivono lo stesso spessore di gloria avendo vissuto la medesima pienezza di vita evangelica piena.
Noti o meno noti, moderni o di epoca remota, missionari o contemplativi, i Santi hanno sempre un messaggio unico e irripetibile da lasciare in ogni tempo, il cui riverbero si protrae nella storia e interessa la vita di ciascun uomo di qualsiasi tempo e condizione. Poiché fa eco all'appello del Dio fatto uomo.