Omelia (01-11-2017) |
don Alberto Brignoli |
Intra omnes! È un mondo variegato, la Chiesa. Nelle nostre comunità parrocchiali troviamo veramente di tutto. Dalla persona semplice al letterato, dal laico impegnato al sacerdote zelante, dalla persona pia e devota all'anziano impaziente e brontolone, dal prete un po' alternativo al fedele integralista, dal ricco industriale allo straniero senza fissa dimora...siamo rappresentati un po' tutti. E se questo in apparenza può darci l'idea di una grande accozzaglia di gente che non ha nulla in comune, per cui ognuno può vivere la fede proprio come gli pare e piace, in realtà a me pare che sia la manifestazione più bella di ciò che Cristo ha pensato: ossia, che la Chiesa non fosse una casta privilegiata di eletti dalla quale vengano esclusi coloro che non dimostrano una dignità sufficiente per dirsi tali. Nella sua Chiesa, Cristo ha voluto che potessero entrarvi tutti, senza alcuna esclusione. E ha iniziato da subito a mostrarci che caratteristica avrebbe dato al gruppo dei suoi seguaci. Inizia con un gruppetto di quattro pescatori, per poi andare alla ricerca di un "israelita senza falsità" come Natanaele, ma anche di un falso per natura come Matteo il pubblicano. Vi aggiunge zeloti e iscarioti (i terroristi dell'epoca), giudei e greci e - cosa rivoluzionaria, per quell'epoca - pure qualche donna. Dopo essere passato pure attraverso i tradimenti di due di loro, torna al cielo, lasciando che la loro storia vada avanti con lo stesso stile, curando di eliminare solamente ciò che potesse mettere in pericolo l'unità del gruppo. Tutti gli scritti del Nuovo Testamento sono ricchi di figure di discepoli che hanno seguito gli insegnamenti del Maestro all'interno di una comunità, ognuno con le proprie convinzioni e il proprio temperamento, a volte dialogante, a volte meno, fino a giungere in molti casi allo scontro aperto con gli oppositori, e al martirio. E quando più tardi la Chiesa si allea col potere ed entra "nel palazzo" come religione ufficiale, la varietà dei ministeri e dei carismi non si ferma, e lungo i secoli suscita figure di credenti così diverse e così lontane l'una dall'altra da non sembrar neppure vero che sono tutti parte di una sola famiglia. E così, alla profondità del pensiero di un vescovo come Agostino fa eco la vita contemplativa e insieme attiva di un monaco come Benedetto; al temperamento focoso di un predicatore insigne come Domenico corrisponde l'animo serafico e umile di Francesco e Chiara; i due patroni delle missioni (l'instancabile Francesco Saverio e la contemplativa Teresa di Lisieux) non potevano essere uno più diverso dell'altro; e per una Madre Teresa che si aggira tra i poveri di Calcutta come piccola matita tra le mani di Dio c'è pure un padre Pio dal rigore morale e quasi scontroso; e sono papi uno dopo l'altro Giovanni XXIII e Paolo VI, il membro di una famiglia aristocratica bresciana e l'umile contadino di Sotto il Monte. Questa è la varietà della Chiesa. La varietà di uomini e donne testimoni del Vangelo che - ognuno con il proprio carattere, le proprie doti e le proprie debolezze - hanno seguito il Signore non facendo altro che la sua volontà. E non solamente nomi e volti noti a tutti. La schiera è ben più numerosa, e oggi li vogliamo ricordare tutti: quelli con un nome stampato su un calendario ma anche quelli che non si sono mai fatti conoscere da nessuno, e nel silenzioso nascondimento della quotidianità hanno detto di sì a Dio, magari senza neppure saperlo. Penso a tante nostre nonne, amanti della vita e madri coraggiose di un numero così elevato di figli che oggi verrebbero giudicate irresponsabili, per metterne al mondo tanti. Penso a chi ha lottato per degli ideali di libertà, di unità e di sviluppo umano e sociale che oggi, a meno di un secolo di distanza, vengono strumentalizzati per fini politici e considerati, a seconda dello schieramento, eroi oppure terroristi. Penso a tanti nostri nonni e bisnonni costretti a emigrare per cercare lavoro e per dare ai loro discendenti una vita degna di chiamarsi tale nella loro patria, e questa patria oggi fatica a ricordare la loro storia e a essere accogliente verso chi cerca la stessa dignità di vita. Penso a tante figure umili di sacerdoti, parroci per decine di anni in piccole comunità isolate, confinati perché scomodi, volutamente dimenticati dai loro superiori, ma tanto cari a Dio e alla loro gente; a tante religiose che han vissuto una vita di abnegazione a servizio dei bambini, degli anziani, dei malati, ricevendo spesso umiliazioni e critiche per i loro modi che oggi sarebbero bollati come "diseducativi". Penso a chi, in questi anni di crisi, ha perso il posto di lavoro, ma non l'ha dato a vedere ai propri figli, ai quali non ha comunque fatto mancare nulla. Penso ai bambini che hanno come casa la strada, perché in casa loro non c'è mai un adulto; penso alle mamme e ai papà che lottano con tutte le loro forze contro la malattia pensando più alla serenità dei loro figli che alla loro guarigione; penso alle donne maltrattate da maschi che di maschile hanno ben poco, o forse neppure quello. Penso all'eroismo semplice e silenzioso di chi non fa nulla di straordinario se non il proprio dovere quotidiano, ma lo fa con gioia, senza quei musi lunghi che creano solo tensioni e incomprensioni e di certo non hanno Dio nel cuore. Perché Dio vive in quelli che sono "beati", cioè "felici dentro", nonostante tutto. La Chiesa non li considera eroi: li chiama semplicemente "santi", ovvero "sanciti da un patto", un patto con il Dio della vita e dell'amore che non esclude nessuno. Quando inizia un Conclave per l'elezione di un nuovo papa, tutto ha inizio con un "extra omnes" pronunciato sulla soglia della Cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, per invitare a uscire tutti coloro che non sono chiamati all'elezione. Quando invece inizia il mese di novembre, la Chiesa pronuncia un "intra omnes", per ricordarci che nessuno è escluso dalla storia della salvezza. E nessuno deve permettersi di escludere nessuno, sulla scorta delle proprie idee o di presunte regole codificate da leggi canoniche. Sono passati solamente tre giorni da domenica scorsa: non dimentichiamoci troppo in fretta che l'amore è l'unica condizione per far parte della schiera dei santi e dei beati. |