Omelia (23-11-2017)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Lc 19, 41-44

«Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Pe te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Lc 19, 41-44


Come vivere questa Parola?

Luca nel Vangelo odierno ci presenta Gesù in cammino verso Gerusalemme, ove presto si compirà il suo mistero di passione, morte e risurrezione. Contemplando dall'alto il panorama della città (vedi il famoso Dominus flevit dei luoghi santi di Palestina), Gesù si commuove e scoppia in un pianto dirotto. Questo pianto del Signore sulla sua città è sconvolgente e ci lascia pensosi e turbati! Perché queste lacrime dell'Uomo-Dio? Esse rappresentano l'estremo appello profetico di Gesù alla conversione. Quella di Gesù è l'ultima "visita" del Signore al suo popolo, una venuta che potrebbe portare la pace e la salvezza definitiva, secondo le Scritture e i Profeti. Ma di fronte alla cecità e al rifiuto ostinato di Gerusalemme, a causa dei suoi rappresentanti, non resta che l'annuncio della rovina.

La redazione definitiva del testo lucano può essere stata influenzata anche dagli avvenimenti storici del 70 d, C., culminati con l'assedio e la caduta della città di Gerusalemme e del tempio ad opera degli imperatori Vespasiano e Tito. La città è stata cieca e non ha compreso e afferrato l'occasione propizia: «quello che porta alla pace è stato nascosto ai tuoi occhi». La forma passiva usata (passivo teologico) non attribuisce però a Dio la colpa della propria cecità. Significa invece che essa è colpevole e inevitabile, e di fronte ad essa Gesù non può fare nulla, perché è impotente di fronte al libero rifiuto dell'uomo. Non gli rimane che piangere!...

Rifiutare Gesù è rifiutare la «visita» di Dio, l'estrema occasione propizia che non bisogna lasciar passare invano. Questa occasione è indicata come «quello che porta alla pace», tutto il contrario di quello che poi accadrà realmente. Rifiutare Gesù è rifiutare la pace! Questo termine (shalom) nella Bibbia assume sempre un significato globale e onnicomprensivo, e comprende tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno per una vita buona e bella.

Concludo con un invito accorato: chiediamo al Signore, con una preghiera intensa e prolungata, che cessino le guerre attualmente in corso in questo terzo millennio in tante parti del mondo e che i responsabili delle nazioni siano uomini coraggiosi e aperti ad accogliere la «visita» di Gesù Re della Pace, prima che sia troppo tardi. Almeno le lacrime dell'Emanuele ci convincano più del timore dei suoi castighi!


La voce della Bibbia

«Chiedete pace per Gerusalemme:

vivano sicuri quelli che ti amano;

sia pace nelle tue mura,

sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i mei amici

Io dirò: "Su di te sia pace!"

Per la casa del Signore nostro Dio,

chiederò per te il bene».

Sal 121.


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it