Omelia (08-12-2017)
padre Gian Franco Scarpitta
Una donna rinnovata in tempo di Avvento

Il tempo di Avvento è prospettiva di attesa e predisposizione e come si diceva la scorsa Domenica comporta interiorizzazione, intimità e personali risorse che si coniugano con l'operatività. L'attesa diventa ozio quando non è caratterizzata dall'inventivave sall'intraprendenza e nessun obiettivo è raggiungibile quando s'incrociano le braccia, soprattutto perché lassismo e velleità non ce lo fanno meritare. Sempre la volta scorsa si diceva che in tal senso l'Avvento è indispensabile: se non vi fossero incentivi al raccoglimento, all'esaltazione dello spirito e se mancassero motivazioni alla carità che è estenazione della fede, quali ci vengono proposte per l'appunto in questo periodo che ci separa dal 25 Dicembre, probabilmente cadremmo nella morsa della subdola propaganda del Natale consumistico che ogni anno alimenta con le mode la sua perversione. Se non fossimo incoraggiati ad esaltare lo spirito saremmo sopraffatti dalla materia e se non trovassimo sprone e orientamento verso l'ideale saremmo confusi dall'imperativo dell'effimero, incantati da ciò che piace ma non esalta. L'itinerario che abbiamo iniziato a percorrere è determinante per dare valore al Natale e per configurarlo come la Festa del Dio che non "squarcia i cieli e discende" ma che viene a portare in terra l'immensità dei cieli. Ma perché questo possa concretizzarsi nelle nostre azioni, servono anche dei supporti d'immagine, dei modelli e dei riferimenti materiali. In pparome povere, perché viviamo intensamente l'Avvento, ci o conclaoccorre un esempio che ci sproni e questo ci viene dato dalla figura di Maria. Raggiunta dall'ineffabile presenza di Dio che le si ragguagliava nell'angelo Gabriele, questa semplicissima donna si dispone all'esercizio della fede, della speranza e della carità che si espletano in lei attraverso la preghiera, l'ascolto, l'interiorizzazone e di conseguenza con l'attività operosa: Maria non omette nessuna di queste prerogative e ne dimostra l'efficacia con la libertà e l'intraprendenza del suo consenso alla proposta dell'angelo. Non esita ad esclamare "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" e proprio in questi termini si riscontra tutta la determinazione di donna di Avvento, cioe' di attesa operosa e fattiva. In Maria c'è anche la vigilanza, perché aspettare vuol dire, in un certo qual modo, perseverare e lottare contro se stessi: Maria attende il compiersi della speranza del bambino che reca nel suo grembo, crede fermamente che quel nascituro è il figlio di Dio e questa certezza radicale la consolida, la motiva, la fa sperare e finalmente la sprona all'azione come quando prende l'iniziativa del viaggio per il villaggio di Elisabetta. Il prezioso volume "Trattato sulla vera devozione a Maria di Grignon de Monfort accenna al fattl che la Vergine è stata accontentata da Dio nel restare nascosta e dimessa, nel non voler essere al centro dell'attenzione e nel suo desiderio di essere sconosciua ai più (addirittura ai suoi genitori) ma questa affermata umiltà non le ha impedito di essere a tutti di esempio e di sprone alle succitate qualità di interiorità e di intraprendenza. Anzi, proprio l'umiltà ha consentito alla Vergine di qualificarsi nel pieno delle sue risorse umane e spirituali e di essere esaltata da Dio come colei che (appunto) ci guida nella perseveranza contro il male e nella vigilanza quale Vergine Immacolata. Sempre l'episodio dell'incontro con l'angelo ci mette al corrente infatti che Maria viene definitavda Dio con il termine greco kekaritomene, ossia colei che è stata resa oggetto di tutte le grazie e di tutti i benefici, compreso quello di essere preservata dalla colpa comune del peccato di Adamo. Immacolata, quindi. Si tratta di una verità di fede già espressa nel 1439 dal Concilio di Basilea e definita come Dogma da Pio IX nel 1854, che evidenzia lo straordinario dono fatto a Maria di venire concepita priva di macchia e di peccato per poter essere all'altezza di ospitare nel suo grembo il Figlio di Dio. Non poteva infatti la Perfezione divina trovare ambito in uno spazio du imperfezione umana; la Santità dell'Altissimo ineffabile Dio non avrebbe potuto conciliarsi con la peccaminosità umana, insomma Dio non poteva incarnarsi in un luogo spropositato, ma doveva predisporre per se un grembo puro e incontaminato e di conseguenza libero da qualsiasi mondezza, anche minima. Ecco che allora ha posto in essere una donna resa esente da qualsiasi colpa, preservata da peccato originale, attuale e veniale. Ireneo di Lione afferma che, come Paolo definisce Gesù Nuovo Adamo, così Maria può essere definita Nuova Eva poiché riabilitando l'umanità alla nuova condizione di salvezza recupera anche la vera identità della donna. Scrive infatti Evdokimov: "Un mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcuna funzione è sempre più un mondo senza Dio, perché, senza madre, Dio non può nascervi." Ma la funzione della donna in cui Dio vuole nascere è quello della trasparenza e della purezza, dell'immacolatezza e di conseguenza la funzione di condurci nel cammino dell'Avvento.