Omelia (08-12-2017)
dom Luigi Gioia
Un dialogo maturo

Leggere in parallelo il passaggio del libro della Genesi sulla trasgressione di Adamo ed Eva e l'annunciazione dell'angelo a Maria dell'evangelista Luca ci permette di verificare l'assoluta fedeltà del Signore alle sue promesse, anche a distanza di millenni. Non per caso, il verdetto del Signore che simbolicamente condanna il serpente e stabilisce una inimicizia tra di esso e la donna è spesso designato con in termine di ‘protovangelo', cioè di ‘prima buona notizia': Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno (Gn 3,15). Il serpente raffigura la resistenza a Dio, il rifiuto della sua amicizia, il sospetto riguardo alla sua benevolenza, in una parola tutto quello che ha separato l'umanità dal Signore. Vi è armonia nel piano di salvezza di Dio: come la trasgressione è avvenuta attraverso una donna, così avverrà per la salvezza.
Assistiamo dunque alla realizzazione di questa promessa con il passaggio del Vangelo di Luca nel quale Maria è visitata da un angelo, esattamente come Eva fu interpellata da un angelo decaduto, Satana, apparso sotto la forma del serpente. Con Eva, l'angelo decaduto cerca di insinuare il dubbio relativamente alla sincerità delle intenzioni del Signore: Il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,4-5). Con Maria, l'angelo Gabriele ristabilisce la verità: il Signore non è contro di noi, ma è per noi, Il Signore è con te (Lc 1,28). In questo saluto troviamo l'espressione che costituisce il vero e più autentico titolo di gloria di Maria e riassume il senso della solennità odierna: piena di grazia (Lc 1,28), colei che è stata preparata dal Signore per realizzare la promessa della genesi. Come Eva fu all'origine della ‘dis-grazia' dell'umanità, così con Maria è proclamata l'inaugurazione dell'anno di grazia del Signore, cioè del tempo favorevole nel quale il Signore soccorre Israele suo popolo (Lc 1,68).
Maria trova grazia presso il Signore (Lc 1,30) perché pur non dubitando delle parole dell'angelo, interroga, verifica, discerne - tutto il contrario, ancora una volta, della credulità di Eva alle parole del serpente: Maria si domandava che senso avesse un saluto come questo e poi chiede Come avverrà questo (Lc 1,34). E' già testimone della libertà dei figli di Dio, del fatto che Dio non ci chiama più servi ma amici. Con Maria il dialogo che Dio intratteneva familiarmente con Adamo ed Eva nel giardino e che era stato interrotto dal peccato è nuovamente ristabilito - ed è un dialogo non servile, non pervaso di terrore sacro come nel caso di tanti incontri con angeli evocati nell'Antico Testamento, ma spontaneo, maturo, responsabile e sereno. Maria simboleggia l'atteggiamento che ogni cristiano è invitato ad adottare nel dialogo con il Padre nostro che è nei cieli.
Certo, la spiegazione dell'angelo non deve aver avuto molto senso per Maria. Le è parlato di Spirito Santo, della nascita del Figlio di Dio. Entrambe queste realtà diventeranno comprensibili solo progressivamente attraverso la predicazione di Gesù e soprattutto, dopo la sua risurrezione, con il dono dello Spirito che introdurrà anche Maria, con tutti gli altri cristiani, nella verità tutta intera. La fede è come la manna: ne riceviamo giusto tanto quanto ci è necessario per aderire al Signore oggi, lasciando al domani la sua pena; occorre continuare a chiederla ogni giorno insieme al pane quotidiano: dacci oggi la fede quotidiana, dacci oggi la capacità di credere anche senza capire interamente, anche senza vedere.
Maria capisce che le è proposto di entrare in una relazione nuova con Dio, di rinnovare la sua alleanza con lui, di accedere ad una storia comune con il Signore e di avere fiducia in lui - esattamente la fiducia che Adamo ed Eva furono incapaci di mantenere quando il serpente li tentò.
In questo risiede la grandezza della risposta finale di Maria a Gabriele: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38). La parola qui è certo l'annuncio che ha appena udito dall'angelo, ma è anche quella di cui Gesù dirà: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt 4,4). Maria accetta di vivere di questa parola giorno dopo giorno e di lasciare che dia forma alla sua vita, la guidi nelle sue scelte, la introduca progressivamente nella comprensione del disegno di salvezza di Dio, faccia di lei non solo una ‘serva' del Signore, ma una sua figlia e una sua madre, come annuncerà Gesù stesso: Chiunque fa la volontà di Dio, questi è mio fratello, sorella e madre (Mt 12,50).
Ogni volta che siamo tentati di fare di Maria una creatura semi-divina, ritorniamo alla naturalezza e alla semplicità di questa pagina evangelica. In essa ci è rivelato che la grandezza di Maria risiede nella benevolenza di cui è stata oggetto, nella grazia di cui è stata colmata, nella capacità che le è stata donata di dare un consenso per quel giorno e poi di aver saputo continuare a rinnovarlo ogni giorno, contando non su se stessa, ma soltanto nella fedeltà di Dio.


Il testo dell'omelia si trova in Luigi Gioia, "Educati alla fiducia. Omelie sui vangeli domenicali. Anno B" ed. Dehoniane. Clicca Clicca qui