Omelia (25-12-2017)
fr. Massimo Rossi
Commento su Giovanni 1,1-18

Che cosa vi ha portato quest'anno Gesù Bambino?
Il profeta Isaia invita Gerusalemme a cantare di gioia... Sì, ma, ai tempi di Isaia, Gerusalemme non esiste più!...sono solo rovine.
Questo lungo libro profetico, scritto a più mani nell'arco di quasi tre secoli, risente, come ogni profezia, del contesto storico, nel quale Israele patisce le peggiori vessazioni dai popoli confinanti, financo la deportazione (a Babilonia). Ebbene, l'uomo di Dio esorta addirittura le rovine della città santa a esultare per l'arrivo del Messia, il quale ricondurrà il popolo schiavo nella sua terra. Le mura della città saranno ricostruite, il Tempio, antico orgoglio di Israele, sarà riedificato più bello e più superbo di prima.
Peccato che Gesù non riedificò proprio nulla! E quando parlava di tempio distrutto e riedificato, parlava del tempio del suo corpo (cfr. Gv 2,19). La sua forza, il suo potere erano altri.
Il Messia non è venuto per occuparsi dei nostri ruderi di pietra, artistici sì, ma sempre ruderi... ma per curare cuori feriti, spiriti inquieti, anime assetate e affamate.
Siamo stanchi di illusioni! Siamo stanchi di Salvatori che promettono mari e monti, ma poi fanno esattamente come i loro predecessori - salvatori anche quelli, naturalmente -...e ci lasciano più poveri, più soli...e più arrabbiati di prima!
"Quando venne la pienezza dei tempi", dichiara san Paolo ai cristiani della Galazia (4,4), "Dio mandò suo figlio, nato di donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che stavano sotto la Legge."; in altre parole, Gesù. qualcuno potrebbe rilevare con una punta di sarcasmo che, questa volta, l'Onnipotente è stato un po'...ruffiano: ha voluto far leva sulla (nostra) tenerezza; a Natale trionfano i buoni sentimenti, si è tutti più buoni, etc. etc...
Posso andare avanti a dire banalità del genere per i prossimi dieci minuti...
Ma c'è da commentare il Vangelo del Natale, il Prologo di Giovanni, ogni anno più difficile; Giovanni non è per nulla tenero: niente presepe, niente cori angelici, pastori e Magi,...
Il quarto evangelista esordisce con una delle pagine più dense e difficili di tutti e quattro i Vangeli; il primo capoverso identifica il Messia con il Verbo che era presso Dio e che, sceso in terra, splende come luce nelle tenebre.
A quali tenebre si riferisce l'autore ispirato? a questa domanda dovremmo rispondere noi.
Potremmo aggirare l'ostacolo, salvandoci da ogni imbarazzo: le tenebre sono quelle che avvolgono la società, l'economia, gli equilibri mondiali,...
Oppure potremmo farci coraggio e confessare le tenebre che portiamo dentro e che il Messia è venuto a mettere in fuga, cioè ad illuminare,...sempre che lo vogliamo.
La vecchia versione del testo precisava che le tenebre non hanno accolto la luce; la presente redazione ha scelto invece una traduzione, fino a ieri ritenuta minoritaria, secondo la quale le tenebre non hanno spento questa luce. Beh, era ora!
Dobbiamo riconoscere, non è facile dichiarare che la luce di Cristo ha messo in fuga le tenebre...
In fondo al cammino di Gesù c'è la croce; ma la croce non è l'ultimo atto della sua vicenda terrena e non terrena: così come le lacrime non sono sempre lacrime di dolore.
Esistono anche le lacrime di gioia.
Ultimamente, in Comunità non ci sono molti motivi per versare lacrime di gioia, con la perdita del p.Giovannino, che son certo, tutti conoscevate, ma che da un paio di mesi non vediamo più calcare la scena di questo elegante presbiterio.
La prematura scomparsa del viceparroco ha indubbiamente chiuso un capitolo importante della nostra storia parrocchiale, durato quarant'anni. Forse è questa l'oscurità che, a Natale, il Signore è venuto ad illuminare con la sua luce radiosa.
In modo tutt'altro che poetico, mi chiedo e invito tutti a chiedersi: quale nuovo scenario si spalanca a Madonna delle Rose, ora che è venuto meno uno dei suoi pilastri portanti?
In un certo senso, anche noi ci troviamo nella condizione di Gerusalemme, al tempo della profezia di Isaia: far finta che vada tutto bene - o come dicono gli Americani, "It's all fine!" -, sarebbe ipocrita; tantovale riconoscerlo: siamo in crisi; alcune certezze sono crollate, bisogna riorganizzare la pastorale della parrocchia, inventare nuove formule di annuncio...
Ma, come dice il nostro confratello domenicano fr.Timothy Radcliffe, ogni crisi è al tempo stesso l'occasione perché Dio ci faccia un regalo nuovo, inatteso, gratuito, provvidenziale, risolutivo.
Non c'è spazio per l'immaginazione, né per l'intuito! I doni celesti non si possono immaginare, tantomeno intuire; non c'è spazio neanche per gli esami di coscienza...se ci meritiamo un regalo da Dio oppure no: i doni celesti non si possono meritare, dunque non si possono pretendere.
Ma solo invocare!
Il Signore ci dia occhi per riconoscere i suoi doni e il coraggio per metterli a frutto.

A nome della comunità dei frati Domenicani di Torino, auguro un sereno Natale a tutti.