Omelia (25-12-2017) |
diac. Vito Calella |
Celebriamo due natali Celebriamo due natali Parlare di Natale è parlare di nascita, di generazione. In questa notte il Vangelo di Luca ci ha fatto ricordare la nascita di Gesù a Betlemme.Nel giorno della festa del Natale la Parola ascoltata del Vangelo ci sazia con la profondità del linguaggio dell'evangelista Giovanni, che è come un banchetto tipicamente natalizio fatto di cibi prelibati. Abbiamo ascoltato il prologo del Vangelo e nei suoi versetti centrali ci parla di due natali: Il nostro natale nella fede: «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» Noi siamo stati generati da Dio, e questo nostro natale non è una nascita naturale, non è una nascita che viene da volere di carne, né da volere di uomo, ma viene dalla scelta personalissima che ciascuno di noi ha voluto fare (e deve rinnovare ogni giorno della sua vita), la scelta cioè di aver accolto la Parola e credere nel nome del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.. Il mistero dell'incarnazione della Parola eterna di luce, fattasi carne: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». L'evangelista Giovanni, in una sola frase, ci fa contemplare il mistero dell'incarnazione della Parola eterna di luce fattasi carne. Nelle parole «Il Verbo si fece carne» contempliamo il natale di Gesù, nel grembo di Maria e nella grotta di Betlemme. Nelle parole «venne ad abitare in mezzo a noi» contempliamo tutta la vita storica di Gesù. Nelle parole «abbiamo contemplato la sua gloria» siamo al culmine della contemplazione del mistero dell'incarnazione, che è avvenuto con la morte di croce, perché la rivelazione della gloria è la rivelazione della gratuità della salvezza offerta a tutta l'umanità per mezzo della morte di Gesù. Nelle parole «gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» contempliamo la pienezza della gloria che è la vittoria dell'amore gratuito sulla morte nell'evento della risurrezione. Il mistero dell'incarnazione abbraccia tutta la storia di Gesù, dal suo concepimento alla sua morte, sepoltura e risurrezione. La Parola fatta carne è tutta la storia di Gesù: dal suo concepimento nel ventre di Maria alla sua risurrezione. La Parola di Gesù si fa carne oggi nel cuore di ogni credente, che, come Chiesa, "genera" Gesù al mondo intero Celebriamo due natali perché il mistero dell'incarnazione continua con la nostra partecipazione. La Parola di Gesù si fa carne oggi nel cuore di ogni uomo che ha accolto la rivelazione della Parola eterna fattasi incarnazione nella storia dell'umanità. Tutti «coloro che credono nel suo nome» sono insieme la Gerusalemme nuova cantata dal profeta Isaia nella prima lettura. Gerusalemme è come una Madre, Maria, chiamata a far nascere la Parola di Gesù nel mondo, perché in tutte le nazioni si realizzi il Regno di Dio, simbolizzato con la parola «pace», e tutti i popoli possano vedere la salvezza offerta dal Dio Trinità, il Dio di Gesù Cristo, come il profeta ci ha promesso e noi abbiamo cantato con il salmo. Il mistero dell'incarnazione (Il Verbo si è fatto carne) continua ancor oggi con la Parola che si fa carne nella vita di ogni credente e mostra tutta la sua potenza di trasformazione. Oggi la Parola eterna del Figlio, diventata Parola di Gesù generata nella Chiesa, è offerta al mondo, così come ci ricorda l'autore della lettera agli Ebrei: «Ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente». «Tutto sostiene oggi, con la sua parola potente!» La parola di Gesù si fa carne nella nostra vita, la trasforma dal di dentro perché noi diventiamo riflesso, irradiazione della Luce del Verbo eterno del Padre, con la forza dello Spirito Santo che abita in noi, in modo che le tenebre del mondo siano sconfitte dalla luce del Cristo risorto. Accogliere o non accogliere la Parola di vita che è luce per gli uomini La festa del Natale diventa allora occasione per farci riflettere con questa e altre domande: «Con quale intensità la Parola di vita di Gesù (generata dalla comunità apostolica, ispirata dallo Spirito Santo), è diventata davvero carne della mia carne?» «In che modo la Parola di Gesù diventa memoria, ricordo vivo nella mia mente e nel mio cuore, quando prego da solo e nella mia comunità riunita in azione liturgica?» «In che modo la Parola di Gesù mi ha convertito?» «In che modo diventa luce per il cammino della mia vita quotidiana e per la vita della gente con cui sono in relazione?» Sia chiaro che la nostra libertà è profondamente rispettata. Ogni giorno siamo chiamati a fare la scelta di questa Parola di vita, accogliendola in noi come Parola che si deve far incarnazione nella nostra esistenza; oppure fare la scelta di escluderla, rinnegandola, così come molti non accolsero, al tempo di Gesù, la luce della Parola eterna del Padre venuta nel mondo. Avendola accolta, la Parola di vita ci fa testimoni della luce di Cristo risorto nel mondo Fatta la scelta di accogliere in noi la Parola, giorno dopo giorno, facciamo onore alla festa del Natale, perché la Parola eterna del Padre, Gesù Cristo morto, sepolto e risuscitato con la forza dello Spirito, continua a farsi carne nella nostra esistenza. E così prendiamo il testimone di Giovanni Battista e lo facciamo nostro, diventando noi stessi irradiazione della luce dell'amore gratuito di Dio nelle relazioni con gli altri. Offriamo al mondo Gesù come lo sposo che venuto a sposare un'umanità "vedova", persa nel lutto di relazioni separative, a causa delle tenebre del mondo, cioè del nostro modo egoistico di gestire la vita, che ancora condizionano negativamente il nostro vivere insieme. Essere testimoni, irradianti la luce del Cristo risorto, non vuol dire "fare gli osservanti scrupolosi della legge dei comandamenti di Dio, consegnatici per mezzo di Mosè", confidando nelle nostre forze umane. Ma vuol dire essere forti e gioiosi nella nostra missione, avendo la certezza che abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo, dalla pienezza della risurrezione di Gesù: «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia» Testimoni di grazia e verità Chiediamo al Signore di essere testimoni di «grazia e di verità». Possiamo essere testimoni dello Spirito Santo che abita in noi, testimoni di grazia, testimoni dell'amore gratuito di Dio effuso nei nostri cuori. Possiamo essere testimoni della verità, della verità che è Cristo risorto, luce e vita degli uomini, la Parola eterna del Padre, fattasi carne nella storia dell'umanità, fattasi centro del nostro vivere e di tutte le cose create, che esistono nel mondo. |