Omelia (28-12-2017)
Monaci Benedettini Silvestrini
Se in noi c'è la luce si vede!

Gli "Innocenti"... Nel vangelo di oggi appare questa preoccupazione di Matteo. Lui consola le comunità perseguitate mostrando che anche Gesù fu perseguitato. Rivela che Gesù è il Messia, infatti per ben due volte insiste nel dire che le profezie si compieranno in lui; e suggerisce inoltre che Gesù è il nuovo Messia, poiché, come Mosè, anche lui è perseguitato e deve fuggire. Indica un nuovo cammino, suggerendo che devono fare come i magi che seppero evitare la vigilanza di Erode e ritornarono alla loro dimora, prendendo un altro cammino. Nella prima lettura Giovanni aveva espresso il desiderio che i suoi lettori avessero piena comunione con Dio, una comunione che doveva essere con il Padre e con il Figlio. Essere in comunione con Dio significa avere una relazione con lui, divenendo partecipi della sua vita, ovvero della sua natura e delle sue caratteristiche. Ne consegue che per Giovanni non aveva alcun senso dichiarare di essere in comunione con Dio se poi il proprio comportamento non rispecchiava tale relazione con Dio. Dio è luce, in lui non ci sono tenebre. Luce e tenebre si escludono a vicenda. Le tenebre infatti caratterizzano l'assenza di luce. Chi ha una relazione con Dio diventa partecipe di quella luce, e diventa egli stesso portatore di luce verso il mondo riflettendo la luce di Dio. Come potrebbe allora vivere nelle tenebre? Giovanni non aveva dubbi: chiunque dicesse di avere una relazione con Dio, continuando a manifestare tenebre nella propria vita, stava mentendo. Il Salmo 123 rammenta ai figli d'Israele che se non ci fosse stato l'aiuto del Signore, i nemici se li sarebbero inghiottiti vivi, travolti e sommersi come dall'impeto di un torrente... La comunione con Dio non può essere solo un concetto teorico ma ha delle implicazioni concrete e visibili nella vita del credente. Quindi, il comportamento non poteva essere scisso dalla propria confessione di fede, ma deve rispecchiare la nuova vita di Cristo nel credente. Se la luce è presente in noi, in qualche modo deve emergere, anzi, emerge.