Omelia (06-01-2018) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Matteo 2,1-12 Ho pensato di avviare la riflessione partendo dalla profezia di Isaia: "(...)Ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore...": quando la nostra vita è illuminata dalla fede, non per questo le tenebre si dileguano immediatamente e la nebbia si dissipa... La vita non è mai facile, neanche per chi crede! Quando una persona si converte, corre il rischio di pretendere che anche gli altri cambino il loro rapporto con lui, con lei... E invece, la conversione è una scelta mia; gli altri non son tenuti a tenerne conto - perdonate il bisticcio -; anzi, non solo non ne tengono conto, ma se, poco poco, intuiscono qualcosa, non lo accolgono di buon grado: "Ma che cosa gli è successo? Lui, così disinvolto, così disinibito, così diretto, al limite della maleducazione... Ora, invece, è così... così... controllato, moderato, attento, diplomatico... Sorride! incredibile, sorride!! addirittura si interessa degli altri: ‘prima lei', ‘dopo di lei'... ‘mi scusi'... ‘per favore'... ‘grazie'... Dice ‘GRAZIE'!!!...Si dedica! Hai capito? si dedica!!...E tutto questo a fondo perduto!!". La tenebra ricopre ancora la terra, nebbia fitta avvolge ancora i popoli! A proposito: diffidate delle conversioni improvvise! spesso sono anche improvvisate... Lo so, qualcuno potrebbe obbiettarmi: "Come ti permetti? proprio tu che sei un prete!". Per essere una vera conversione, deve essere integrale - ho detto integrale, non integralista! -: la fede deve modellare non soltanto il nostro intimo, ma anche il nostro comportamento esterno, il nostro carattere... e durare nel tempo. Mi permetto di rimarcare il fattore-durata. Proprio perché, nonostante mi sia convertito, la realtà che mi circonda sembra non accorgersene; e quando se ne accorge, non mi riconosce, prende istintivamente le distanze, financo a tagliare i ponti; può succedere che dopo un po', comincio a sentire la fatica della conversione; valuto i pro e i contro... e trovo questi più pesanti di quelli... Parlando di conversione cristiana, la parola d'ordine è fedeltà: ebbene, sentite cosa scrive Thomas Mann a proposito della fedeltà: "Fedeltà, voglio essere fedele e amarti, finché vivo!" Era pieno di buone intenzioni... e il brutto, il triste fu che il tempo passasse e venissero i giorni in cui non fu più, come una volta, pronto a morire, perché sentiva in sé voglia e forza di compiere, alla sua maniera, una quantità di cose notevoli di questo mondo. E vigilò cautamente all'altare del sacrificio sul quale ardeva viva e casta la fiamma del suo amore, vi si inginocchiò davanti, e l'attizzò e l'alimentò in ogni modo, perché voleva essere fedele. Ma dopo un po', inavvertitamente e senza rumore, quella fiamma tuttavia si spense. Rimase ancora qualche tempo davanti all'altare raffreddato, pieno di stupore e di illusione nel vedere come la fedeltà fosse impossibile sulla terra. Poi scrollò le spalle e andò per la sua strada. La tenebra ricopre ancora la terra, nebbia fitta avvolge ancora i popoli! Ma dalla nebbia del mondo, che nulla sembra avere a che fare con Dio e con la fede, può arrivare qualcuno che si mette a far domande strane, del tipo: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?"... e tutti ne rimaniamo turbati. E sì, perché noi conosciamo le S.Scritture, noi frequentiamo la Chiesa... noi ci siamo nati dentro! Come mai noi non ci siamo accorti di niente? Come mai deve arrivare uno da fuori a inquietarci con una domanda di fede?... Eravamo talmente abituati a praticare la religione tutte le domeniche, e poi le novene a santa Brigida, il Rosario, la coroncina della Divina Misericordia, padre Pio, santa Rita..... che certe domande abbiamo smesso di farcele. Ecco che cosa ci frega, nella nostra vita di fede! abbiamo smesso di farci domande! Eppure le risposte erano tutte li, dentro le Scritture... Ma chi le legge più le Scritture! Finiti gli anni del catechismo, finiti gli anni del dopo-cresima per i più volenterosi, chi lo legge più il Vangelo; della Bibbia, poi, non ne parliamo proprio! Molti cristiani non sanno che il Vangelo, anzi, i Vangeli sono dentro la Bibbia... è passato troppo tempo. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, Erode si informò da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea". Senonché, la verità contenuta nelle antiche Scritture viene appresa non come una primizia di liberazione, un pegno di salvezza, un dono celeste che farà contenti tutti... Il Cristo nato viene visto come un potenziale aggressore, un pericolo da arginare, possibilmente da annientare; del resto, non c'è da stupirsi: il programma di Erode lo conosciamo bene, è il programma di tutti i monarchi assoluti che salirono, salgono e saliranno al trono... Tutto ciò che non fa parte di questo programma, tutto ciò che non può essere sottomesso ai poteri forti di questo mondo, costituisce ben più che un'eccezione che conferma la regola, ben più che una nota stonata, ben più che una voce fuori dal coro, molto, molto di più che una perturbativa non organica al sistema... E dunque va eliminato. Siamo davanti al solito equivoco, nostro malgrado, diffusissimo: la diversità interpretata come un errore; peggio, come un pericolo. In realtà è una posizione di comodo: l'errore si confuta; il pericolo si evita; così possiamo rimanercene con le nostre convinzioni, con le nostre tradizioni, belli tranquilli e al sicuro da ogni novità inattesa - tautologia! - da ogni cambiamento improvviso... Nostro malgrado, Vangelo è novità assoluta, è cambiamento radicale. In una parola, conversione: conversione significa letteralmente cambiamento di strada... proprio come i Magi, i quali, dice il Vangelo, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. |