Omelia (06-01-2018)
padre Gian Franco Scarpitta
Dio risveglia fede e sentimento

Osservando la postura presepiale di Gesù Bambino raggiunto prima dai pastori e adesso dai Magi provenienti dall'Oriente, mi viene in mente la poetica di Giovanni Pascoli: ciascuno di noi possiede un Fanciullino interiore, capace di farci meravigliare delle cose che ci circondano, di suscitare emozioni, sentimenti e fascino in noi a motivo di tutto quello che ci troviamo attorno. Solo il poeta tuttavia è capace di vivere appieno questa "fanciullezza" che ci caratterizza tutti. Una sensibilità propria dei bambini, insomma, che solo alcuni sanno mettere a frutto, a differenza di tutti gli altri che si lasciano sorprendere dalla superficialità della vita mondana. Sembrerebbe anche adesso, a Betlemme, questo fanciullino interiore si risvegli in tante persone, che sono in grado di notare la Grandezza in un piccolo bambino appena nato e pasciuto in una grotta. Non tanto per la capacità propriamente personale di suscitare sentimenti ed emozioni, quanto soprattutto per la rivelazione. Dio si è rivelato in questo Bambino a Betlemme, ha reso manifesto se stesso nella piccolezza di un Fanciullo e adesso suscita in parecchie persone la meraviglia commista alla gioia mentre si recano davanti all'ingresso della greppia. Si notavano giorni fa i pastori che, abbandonato il gregge correvano al Bambino una volta ricevuto l'annuncio dell'angelo e adesso si notano "alcuni Magi" provenire dall'Oriente. Questa volta si tratta di persone tutt'altro che rozze, becere e incolte come i pastori: sono al contrario raffinati sapienti, filosofi e astronomi intenti a osservare gli astri e ad interpretare ogni evento sulla base della manifestazione dei fenomeni astrali. Un po' come i nostri fautori di oroscopi. Proprio in questi sconosciuti personaggi si placa l'attitudine tronfia e sostenuta e il fascino del "fanciullino" interiore ha la prevalenza sulla speculazione e sulla raffinatezza intellettuale, perché viene motivato dalla presenza del divino Fanciullo. Mentre osservano un fenomeno astrale fra i più rari quale l'arrivo di una stella cometa, vengono catturati dalla Verità, comprendono che essa non risiede nella materia, nell'esperienza diretta, nella sola scienza empirica, insomma in tutto ciò che è propriamente umano e che si tocca con mano o si sente o si vede: la Verità trascende questo mondo, prevarica le nostre illusioni, smentisce le nostre certezze e non riguarda il solo limitare del cosmo o del mondo. La verità sta al sopra di noi, al di fuori e consiste in un Dio che è Amore e che si umilia al punto da farsi bambino. E allora accorrono dall'Oriente non già per indagare sulla volta celeste della Giudea o per verificare che connessione possa esserci fra questo Bambino e le relative percezioni cosmiche e astrali, ma semplicemente per (appunto) stupirsi, strabiliare e adorare. E per esternare un fondamentale atto di fede in loro insita.
Protagonista di tutto è però (come prima dicevamo) la libera manifestazione di Dio che, fattosi bambino, si mostra al mondo: l'epifania. La manifestazione del Bambino nato che è capace di sedurre, coinvolgere e risvegliare i sentimenti interiori e soprattutto la fede, cioè l'adesione a cuore aperto al suo mistero affascinante.
Proprio questa è la caratteristica dell'Epifania di Dio: richiamarci all'attenzione invitandoci ad abbandonare l'esasperata razionalità e il consueto bizantineggiare che ci rende insoddisfatti e che non ci porta a trovare la verità nelle sole cose materiali. Diceva Pascal: "La natura ha tante perfezioni per dimostrare che essa è l'immagine di Dio; ma ha anche tanti difetti per dimostrare che ne è solo un'immagine." Quindi la verità va ben oltre quelle che potrebbero essere le sole nostre aspettative e richiede sottomissione e fede anziché recalcitrazioni. Ma soprattutto essa nel Dio fatto uomo ci viene incontro come verità assoluta e quello che è ancora più esaltante ci invita alla comunione con sé e fra di noi, come avviene adesso attorno alla casa del Bambino. L'epifania infatti crea coesione fra uomini e condizioni differenti, facendo interagire culture ed etnie anche fra le più lontane e raccogliendo in unità uomini dispersi. E' riprovevole considerare che al giorno d'oggi la religione intesa in senso lato abbia notorietà per essere stata (ed essere tuttora) causa di divisione e di scontri anziché di interazione fra gli uomini; il cristianesimo che nel Crocifisso è di per sé emblema di raduno universale e di comunione fra varie etnie e culture, è diventato per tanti occasione di scontro e di inconciliabilità, nonostante gli sforzi continui dei pontefici di incoraggiare il dialogo e il confronto. Eppure l'epifania di Dio, che anche in tempi recenti è stata capace di attrarre alla fede uomini refrattari per esasperato scientismo e razionalismo sulla scia dei Magi, si propone come espressione di condivisione e di comunicazione nella "casa del pane" che è Betlemme.