Omelia (06-01-2018)
padre Antonio Rungi
La prima e l'ultima Epifania di Cristo, il Figlio di Dio e Redentore dell'uomo

Oggi la Chiesa ci fa ricordare, nella liturgia, l'arrivo dei Magi a Betlemme, giunti in questo villaggio sperduto della Palestina guidati dalla stella cometa, che li accompagna lungo tutto il loro itinerario, lungo il percorso per arrivare alla Grotta di Gesù, dove la stella si ferma ed indica il luogo preciso di questo evento unico e irripetibile della nascita dell'atteso Messia.

Sappiamo dal racconto dei Vangeli che questi saggi e sapienti d'Oriente, esperti nella decifrazione dei segnali celesti, sono condotti a Gesù per curiosità e non certamente per la fede.

Una curiosità scientifica la loro, legittimata dal desiderio di sapere cose nuove e verificarle di persona. Ebbene questo loro desiderio viene soddisfatto quando si trovano ai piedi e davanti al grande ed unico Re, Gesù Bambino e a Lui offrono, adorandolo, prostrandosi, oro incenso e mirra, i doni della regalità, che si offrivano a chi aveva un potere reale in terra. Questo arrivo dei Magi a Betlemme della Giudea è chiamato la prima epifania di Gesù Cristo, ovvero il primo atto ufficiale, al di fuori del contesto localistico, della diffusione della buona notizia della nascita del Redentore, che si manifesta a popoli e culture diverse da quelle in cui Gesù aveva scelto di nascere. E di fatto attraverso l'arrivo dei Magi e il ritorno al loro Paese d'origine la buona notizia della nascita di Cristo varca i confini della Palestina e incomincia a diffondersi, per tutta la terra, essendo Gesù l'unico vero salvatore e redentore dell'uomo.


Il testo del Vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo nella liturgia della parola di Dio della solennità dell'Epifania, nei versetti iniziali precisa come e perché i Magi giungono a Betlemme: "Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».

I Magi vanno verso Betlemme perché hanno visto spuntare la stella vera, quella che indica in Gesù la luce del mondo, che dirada le tenebre del male e dell'errore.

Una volta incontrato Colui che anche loro desiderato vedere e conoscere, pieni di gioia riprendono la strada del ritorno, come ci ricorda Matteo: "Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese".

La parentesi Erode, che voleva conoscere anche Lui il Signore, visto come suo rivale nel potere temporale, viene superata con l'escamotage dei Magi che, per altra strada, senza passare dal Re del posto, ritornarono a casa felici e contenti di avere incontrato il vero Re, il principe della pace e non il Re violento sanguinario che era Erode.

La prima manifestazione pubblica di Gesù al mondo è quindi una manifestazione di luce, gioia e speranza che apre i cuori, di chi è ben disposto ad accogliere il Signore, verso mete altissime di perfezione nell'amore e nella carità. Mete raggiungibili anche mediante il legittimo desiderio ed aspirazione di ogni essere umano di conoscere il mondo e le sue leggi, mediante l'uso accorto della ragione, che rimane una delle possibili vie per arrivare alla verità. Poi c'è un'altra più importante via, che è quella della fede, simboleggiata dalla stella cometa che porta ad incontrare la verità in senso assoluto, che è Dio, venuto tra noi con le sembianze di un Bambino, in una condizione di povertà e bisogno, condizione che ci aiuta a capire il vero significato della fede, che è spogliarci di noi stessi, delle nostre presunte verità e certezze di ordine scientifico e materiale ed abbandonarsi completamente nelle mani di Dio, di un Dio Bambino. Un Dio che ci insegna ad amare la vera vita e a coltivare i veri ed autentici valori dell'esistenza umana su questa terra.


Questa prima Epifania di Gesù è un accorato appello ad aprirci alla luce della fede e della speranza, che il Salvatore del mondo viene a portare. Secoli prima di Cristo, il profeta Isaia che ne rammenta, nel brano della prima lettura, quelli che sono gli aspetti positivi della venuta del Messia, scrive: "Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te".

Dalle tante cadute spirituali, morali, interiori, sociali e di qualsiasi altra natura dobbiamo sempre e comunque rialzarci e mai perdere la fiducia e la speranza nell'aiuto di Dio e nella sua vicinanza a noi, soprattutto quando tocchiamo le tenebre del peccato, dalle quali dobbiamo sempre uscire per vivere nella grazia: "Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l'abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti". La prospettiva nuova che Cristo apre all'uomo, con la sua venuta tra noi, è proprio quella di una vita della grazia che ci apporta Lui. L'Apostolo Paolo, infatti, nel brano della seconda lettura di oggi, scrivendo ai cristiani di Efeso, evidenzia proprio questo aspetto della venuta di Cristo, "che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo".

Tale promessa non è altra la salvezza eterna alla quale sono chiamate a partecipare tutte le nazioni della terra, nessuna esclusa, in quanto Cristo è venuto a salvare tutta l'umanità e non una parte eletta o privilegiata di essa. Perciò, oggi, con la gioia profonda del nostro cuore, come credenti e ferventi cristiani di questo terzo millennio, in cui prevale la comunicazione globalizzata delle notizie e delle informazioni, vogliamo accogliere con tanta fede la manifestazione di Cristo all'umanità intera come unico Redentore e Salvatore dell'uomo, elevando al Signore questa nostra umile e sentita preghiera: O Gesù, Epifania del Padre e dello Spirito Santo, che hai rivelato al mondo, mediante l'arrivo dei Magi alla tua povera grotta, il disegno trinitario della salvezza del genere umano, fa' che in questo giorno di manifestazione della tua gloria noi tutti possiamo assaporare la vera gioia che viene dalla fede di riconoscerti nostro Re.


O, Gesù, Figlio dell'Eterno Padre, volgi lo sguardo su tutta l'infanzia, soprattutto quella più abbandonata, che oggi è presente sulla Terra, perché nessun bambino di questo nostro mondo e tempo, possa sperimentare la sofferenza e i patimenti di qualsiasi genere, sempre più presenti nelle loro fragili esistenze.

O Gesù, stella luminosa che hai guidato i Re Magi alla tua grotta, per parlare, nel silenzio, al loro cuore e alle loro menti, concedi agli uomini di cultura e di scienza la vera sapienza che viene dal cielo e l'umiltà profonda di andare alla ricerca della vera sapienza, che trova origine e approdo solo in Te, che sei la Via, la Verità e la Vita.

O Gesù, inviato del Padre, concedi a tutti i missionari del mondo il coraggio e la forza di testimoniare il tuo amore in tutto il mondo e di recare il lieto messaggio del Tuo Vangelo a tutti i popoli della Terra. Amen.