Oltre la stella
Si diceva che l'Epifania tutte le feste porta via... ma forse non è proprio più così perché nel giro delle anticipazioni commerciali i banchi dei supermercati sono già pieni dei dolci e dei costumi di carnevale, che provano a convivere con le calze della vecchia befana; ormai tutto si intreccia senza soluzione di continuità in cui tutto coesiste ma tutto perde di significato.
Abbiamo rotto i ritmi del tempo capaci di dare senso alla vita, Non c'è più il giorno di festa e quello lavorativo; con la confusione dei tempi e dei suoi simboli anche le solennità e le festività religiose corrono il rischio di precipitare nel mito e nella favola.
La favola accontenta l'uomo sul momento, lo inganna con miraggi inutili, lo assopisce illudendolo al risveglio rendendogli incomprensibile e dura la realtà.
Le festività, invece hanno il compito di introdurci nel mistero che ci tiene in bilico tra ciò che è conosciuto e quanto rimane ignoto, stimola la curiosità, sviluppa l'intuito oltre ciò che è visibile; il mistero a cui apparteniamo ci chiede di entrare in se stessi, entrare nella profondità della storia.
Se il ciclo natalizio è sempre in bilico tra favola e mistero, certamente la storia dei Magi è quella che ha messo in moto tante e tali fantasie che la favola è quasi diventata la norma.
Matteo è molto parco nella descrizione dei magi, praticamente non dice niente della loro identità e origine, neppure sul numero; sono i vangeli apocrifi, le leggende posteriori con tutt'altro scopo da quello del vangelo che aggiungono fantasie. Per non perderci nelle nebbie di una favola teniamoci stretti al testo di Matteo che ha l'unico scopo di alimentare il senso della nostra fede. Non è detto che all'origine non ci sia un qualche fondamento storico ma lo scopo per cui questo racconto è arrivato fino a noi è comunicarci la verità su Gesù più che fornirci particolari episodici.
Dobbiamo considerare l'unità redazionale del secondo capitolo e la concatenazione degli avvenimenti raccontati: i magi, il sospetto di Erode, la fuga in Egitto, l'uccisione dei bambini, la morte di Erode, il ritorno a Nazareth; prendere atto della forte tensione pasquale di cui il capitolo è annuncio e anticipazione.
I Magi arrivano da oriente a Gerusalemme con una ricerca precisa: il re dei Giudei; questi stranieri sono alla ricerca di chi, nella sua terra non è conosciuto; anche alla fine sarà uno straniero ad affiggere sulla croce la stessa espressione come motivo di condanna (Mt 27,37). Tutti gli evangelisti concordano nel raccontare la lunga storia del rifiuto di Gesù da parte dei suoi: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Gv 1,11), e che sono altri quelli che lo riconoscono: «Davvero costui era Figlio di Dio!» (Mt 27,54).
A guidare i magi è una stella: da questa immagine si sono scatenate le ipotesi più fantasiose, astronomi e scienziati a iniziare da Keplero hanno cercato di scoprirne l'origine e la natura, a noi piuttosto interessa il senso di questa immagine che rappresenta una rivelazione del cielo. I magi sensibili e accorti ne percepiscono il senso, si lasciano guidare da un intuito anche se non ben definito, l'importate è non rimanere fermi a casa ancorati alla propria poltrona, alle proprie abitudini o ai propri poteri (come a Gerusalemme), occorre muoversi e cercare, lasciare le proprie sicurezze per un ignoto ricco di sorprese. Non a caso la stella fa perdere la sua luce all'ingresso in Gerusalemme quando i magi hanno cercato tra gli uomini delle istituzioni, quelli della stabilità del potere e della religione, per apparire di nuovo fuori delle mura della città.
[È sintomatico che in una campagna elettorale già iniziata ci si appelli proprio ai simboli della religione come segno di sicurezza, o si richiami alla stabilità priva del rischio o della avventura del futuro].
Nella economia di questa pagina evangelica c'è l'esperienza della prima comunità cristiana che forte della Buona Notizia ricevuta se ne fa annunciatrice: sono gli stranieri, gli appartenenti agli altri popoli (come lo erano i primi cristiani) a riconoscere e accogliere Gesù come Signore; una stella, una rivelazione li spinge verso di Lui. Non sono gli uomini ancorati alle proprie tradizioni, illusi dalla propria fede incapaci di rinnovarsi e di guardare oltre. Non a Gerusalemme, luogo del potere degli uomini sugli uomini, né nel tempio, luogo del potere degli uomini su Dio, che è possibile incontrare e riconoscere il Signore; è nell'altrove, nell'ultima delle città, in cui uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore (Is 60,6).
Questa non è una favola!