Omelia (07-01-2018) |
dom Luigi Gioia |
Una via finalmente riaperta Giovanni il Battista annuncia nel Vangelo di oggi: Viene uno dopo di me che non vi battezzerà semplicemente nell'acqua (Mc 1,7), cioè la cui azione non si limiterà a stimolarvi alla conversione dal di fuori, ma vi battezzerà nello Spirito Santo (Mc 1,7), cioè vi permetterà di cambiare dal di dentro versando nei vostri cuori l'amore stesso di Dio (Cf. Rm 5,5). E il misterioso artefice di questo nuovo battesimo è Gesù: Ed ecco, in quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea (Mc 1,9). Tre sono le caratteristiche del battesimo nuovo di Gesù: pur immergendoci nello Spirito anche esso ricorre al segno dell'acqua, è accompagnato da una parola ed ha un effetto, quello cioè di unirci a Cristo, di farci diventare figli di Dio, di introdurci nella relazione che esiste tra il Padre e il Figlio. Le tre caratteristiche di questo battesimo nuovo sono dunque l'acqua, la parola e l'efficacia. Esaminiamoli più da vicino. Nel battesimo di Gesù, l'immersione nell'acqua diventa il segno non più soltanto di un nostro desiderio di conversione, ma di Dio che agisce, interviene per fare quello di cui siamo incapaci da soli. Alla fine del vangelo di Matteo Gesù dice ai suoi discepoli: Andate, di tutte le nazioni fate dei discepoli e battezzateli, cioè immergeteli nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo (Mt 28,19). L'immersione nell'acqua diventa quindi il segno dell'immersione nella Trinità, nella ‘comunità', per così dire, che è la vita di Dio. L'immersione nell'acqua opera questo effetto però solo se è accompagnata da una parola che fin dall'inizio del cristianesimo è sempre stata attribuita a Cristo stesso, quale che ne sia il ministro. Come diceva sant'Agostino: Quando Pietro battezza, è Cristo che battezza. Quando Giuda battezza, è Cristo che battezza (Agostino, Discorsi 6,7). Il senso di questa frase è che anche se colui che amministra il battesimo fosse (come è successo anche troppo spesso) indegno, se fosse addirittura un traditore come Giuda, il battesimo produrrebbe lo stesso il suo effetto perché nel conferirlo la Chiesa si riferisce ad una promessa di Gesù. La parola che lo accompagna è quindi efficace perché la pronuncia Gesù stesso attraverso il suo ministro - perché è una parola provvista dell'efficacia propria della parola di Dio, della quale ci parla il profeta Isaia: Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fatta fecondare e germogliare, perché dia il seme a chi semina, il pane a chi mangia, così sarà della mia parola, uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata (Is 55,10-11). L'acqua del battesimo è una pioggia che irriga il nostro cuore inaridito e lo rende fecondo, fa germogliare in esso il seme della Parola e gli fa produrre frutto. Abbiamo quindi il segno dell'acqua e la parola che rende il segno efficace, cioè gli permette di produrre un frutto. Soffermiamoci allora sul senso della parola che accompagna il battesimo: Ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cioè "Ti immergo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Ti faccio entrare nella comunità della vita divina". Anche per noi - come per Gesù - si squarciano i cieli, lo Spirito scende su di noi e anche a noi il Padre afferma: Tu sei mio figlio ed io ti scelgo (Lc 3,22). Il Padre può dirci questo perché vede sul nostro volto quello del suo stesso figlio, di Gesù, e sente che nel nostro cuore prorompe il grido dello Spirito Santo che lo invoca: Abbà, padre (Gal 4,6). E' in questo modo che il battesimo ci fa vincitori del mondo. Questa -dice ancora Giovanni - è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede (1Gv 5,4). Il battesimo ci fa vincitori del mondo, perché la nostra vita acquista una dimensione nuova. Grazie al battesimo, come dice Paolo, non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20). Viene ad abitare in noi la consolazione e la forza dello Spirito Santo che ci fa conoscere le profondità di Dio, ci introduce nella verità tutta intera (Gv 16,13), ci colma con i suoi frutti di amore, di gioia, di pace, di pazienza, di benevolenza, di bontà, di fedeltà, di mitezza e di dominio di sé (Gal 5,22). Questo Spirito ci insegna a pregare chiamando Dio Padre. Con la festa del battesimo di Gesù celebriamo il giorno nel quale, ricevendo il battesimo, ha riaperto per noi la via verso il Padre squarciando i cieli, ha fatto discendere lo Spirito Santo, si è presentato a noi come colui che può piacere al Padre e permettere anche a noi di ritrovare l'amicizia con Dio. E importante ricordarci in questo modo di cosa rappresenti il nostro stesso battesimo, quello che magari abbiamo ricevuto senza esserne consapevoli, ma che ora siamo invitati ad abbracciare consapevolmente. Viviamo il battesimo diventando sempre più coscienti della presenza dello Spirito nel nostro cuore, lasciandolo pregare in noi. Siamo invitati ad attingere così con gioia alle sorgenti della salvezza (Is 12,3), cioè alle acque del battesimo. Vi abbiamo attinto quando siamo stati battezzati, ma continuiamo a farlo attraverso la nostra fede e il nostro desiderio di Dio. Ecco - dice il salmo responsoriale di oggi - Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion (cioè "tu che sei diventato membro della Chiesa, che sei entrato nel numero dei figli di Dio grazie al battesimo), perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele! (Is 12) Il testo dell'omelia si trova in Luigi Gioia, "Educati alla fiducia. Omelie sui vangeli domenicali. Anno B" ed. Dehoniane. Clicca Clicca qui |